Dante Ferretti, scenografo premio Oscar orgoglio italiano nel mondo: “Sono nato per fare questo lavoro”
Federico Fellini, Pierpaolo Pasolini, Martin Scorsese, Tim Burton e Kenneth Branagh, sono solo alcuni dei registi di fama mondiale con cui ha lavorato Dante Ferretti. Originario di Macerata, con 11 nomination e tre premi Oscar, numerosi David di Donatello e Nastri d'Argento, Dante Ferretti è considerato uno dei più grandi scenografi viventi. Partito dalla provincia italiana alla conquista di Hollywood, Ferretti è tornato nelle sue Marche come direttore artistico della nuova edizione di Prima Scena, festival europeo dedicato alla scenografia.
Gli esordi nel Cinema
"Volevo fare questo lavoro. Mi è andata bene. Sono un uomo fortunato", con queste parole Dante Ferretti, tre volte Premio Oscar alla scenografia (per The Aviator, Sweeney Todd e Hugo Cabret, con la moglie Francesca Lo Schiavo), si racconta. Dalla provincia italiana a Hollywood, Dante Ferretti ha percorso un viaggio unico nel cinema nazionale e internazionale: dagli esordi all'età di 17 anni, come aiuto scenografo di Luigi Schiaccianoce, passando per le scenografie della Medea pasoliniana e i set dei film di Fellini e Scorsese, fino alla direzione artistica del Festival della scenografia nella sua Macerata.
Le origini marchigiane
Dante Ferretti nasce il 26 febbraio 1943 a Macerata. Le origine italiane, e marchigiane nello specifico, si sono rivelate fondamentali per la sua formazione e il suo lavoro. La provincia italiana ha ispirato spesso le scenografie di Dante Ferretti: l'orologio meccanico della Torre di Macerata, ad esempio, è servito per creare la macchina oraria di Hugo Cabret, per cui ha vinto il terzo Oscar alla scenografia. E anche la falegnameria di famiglia a Macerata si è rivelata importante per le sue produzioni: "Ogni volta che ho fatto le scene sapevo bene come farle perché in qualche maniera ho imparato vedendo mio padre lavorare – rivela a Fanpage.it – Ho imparato da lui il modo di fare le scene". È proprio nella sua regione che Dante Ferretti ha scelto di guidare la direzione artistica del primo festival italiano dedicato alla scenografia.
La carriera di Dante Ferretti
Le grandi capacità da scenografo di Dante Ferretti sono emerse sin dagli esordi. Dopo gli studi a Roma presso l‘Accademia delle Belle Arti, è stato infatti coinvolto nella lavorazione di alcuni dei film più iconici di Pier Paolo Pasolini come Il Vangelo secondo Matteo, Uccellacci e uccellini, Edipo re e nel film Medea, sempre con Pasolini nel 1969, firma la sua prima scenografia. Sono inoltre tanti i registi con cui Dante Ferretti ha condiviso importanti progetti professionali e che lo hanno reso uno dei più famosi scenografi viventi al mondo come Elio Petri, Ettore Scola, Marco Bellocchio e Franco Zeffirelli per l'Amleto. Ha firmato inoltre la scenografia di oltre 50 film, molti dei quali hanno segnato la storia del cinema come Il nome della rosa e L'età dell'innocenza. Fanpage.it ha incontrato il Maestro per ripercorrere la sua carriera e avere una sua opinione sul Cinema di oggi.
Come ci si sente a essere lo scenografo più famoso al mondo?
Lo deve chiedere a quello più famoso al mondo, non a me. Io non sono lo scenografo più famoso al mondo. Diciamo che sono uno scenografo che ha fatto delle cose importanti e sono stato premiato per le cose che ho fatto. Però ci sono degli scenografi che sono stati anche più bravi, non dico i nomi perché sennò vado contro di me (ride).
Quando ha scelto di fare lo scenografo?
Sono nato per fare questo lavoro. L'ho deciso che avevo dodici anni. Ci sono riuscito, sono riuscito a farlo con i più grandi registi. Mi è andata bene insomma. È andata bene sia per i film che ho fatto, sia per i premi che ho preso, sia per il fatto che ancora sono vivo, non so fino a quanto.
Suo padre era falegname. Nel lavoro che lei ha fatto c’è anche un pezzo della sua famiglia, della sua storia?
Sì, certo c’è. Perché ogni volta che ho fatto le scene sapevo bene come farle, perché in qualche maniera ho imparato qualche cosa. L'ho seguito pochissimo mio padre, però ogni tanto vedevo mio padre lavorare. Aveva una falegnameria abbastanza grande. Faceva tanti mobili, tante cose. Per cui diciamo che ho imparato da lui, il modo di fare, anche di fare le scene, di fare i mobili per le scene. Insomma, voglio dire che mi è servito molto anche lui.
Come si realizza una scenografia?
Innanzitutto leggo la sceneggiatura, lo script. Poi comincio a guardare al periodo storico ovviamente e a quel punto comincio a pensare a quello che devo fare, a disegnarlo e a interpretarlo. Poi lo devo proporre al regista: se il regista è contento, io sono contento e siamo contenti tutti e due; meno il produttore che deve tirare fuori i soldi (ride).
Qual è stata la scenografia più difficile che ha realizzato?
Bella domanda…È stata la prima. Anche perché me l'hanno fatta fare ad Ancona che, come scherzo, dicevo: “Ho fatto tanto per andar via da Macerata e poi mi portano ad Ancona”. Aavevo 17 anni, ero proprio un bambino
Come ha conosciuto Martin Scorsese?
Il primo incontro con Martin Scorsese è stato proprio con Fellini. Martin Scorsese venne a trovare Fellini a Cinecittà insieme a Isabella Rossellini, che si erano intanto sposati, perché voleva conoscerlo. E siccome noi stavamo facendo “La città delle donne” (1980) e stavamo girando in un bordello, da noi realizzato, io dissi: “Certo che non è il posto migliore per portare una sposa”.
A cosa sta lavorando?
Finisco alla fine di questa settimana il film “Verona” (su Romeo e Giulietta) e poi dopo ho altri film da fare che mi hanno offerto.
Come sta il cinema oggi?
Purtroppo la gente va meno al cinema perché hanno tutti la televisione a casa molto grande e quindi vedono i film in televisione, fra Netflix e altre piattaforme di streaming. Insomma, uno sceglie. Ci sono tanti film da guardare e le televisioni sono sempre più grandi che le persone stanno a casa, dove possono mangiare, bere, parlare, telefonare, andare al bagno, spesso. Le persone così non escono di casa e risparmiano. Non vanno quindi più al cinema. Questo è un peccato, perché il cinema era bello anche per il fatto di stare tutti insieme, seduti, ridere o fare anche qualche commento e poi mangiarsi i pop-corn. Sono tante le cose che purtroppo si sono perse e si stanno perdendo andando meno al cinema.
Che consiglio può dare a un giovane collega?
Mi sento di consigliare di andare avanti e portare avanti quello che si ha in testa. Cercare di fare il meglio, di avere la possibilità di lavorare, questa è la cosa che uno spera sempre. Una volta che ha finito l’accademia o l’università, si cerca un lavoro e si spera che arrivi. Io volevo fare questo lavoro, l'ho fatto, l'ho fatto con i migliori registi che ci sono stati e che ci sono ancora. Mi è andata bene, sono un uomo fortunato. Forse c’era un po’ di romanticismo quando si faceva il cinema in una certa maniera, oggi, dal momento che ci sono più cose, gli effetti speciali e altre cose così, si toglie un po’ di lavoro di quello che uno faceva una volta.