Dai muri delle città al design d’interni: come nasce il successo dei poster manifesto di Ciao Discoteca Italiana
"Ci siamo detti: proviamo a fare qualcosa di cui non importa niente a nessuno" rivela a Fanpage.it Andrea Nissin, uno dei fondatori del collettivo torinese Ciao Discoteca Italiana. Ora, a distanza di quasi setti anni dal lancio del progetto, possiamo dirlo con certezza: i loro dj set in giro per l'Italia e i poster acquistabili sull'e-commerce interessano a tutti. Ballare in un club sulle note di Battisti, Dalla, Venditti o arredare la propria casa con le frasi iconiche del grande cantautorato italiano: è questo il cuore del loro concept di successo. Una popolarità inaspettata che, forse, è dovuta al fascino intramontabile per i tempi non vissuti. Ne abbiamo parlato con gli autori del progetto.
Dai muri di Torino ai dj set in giro per l'Italia
Il progetto nasce nell'ottobre del 2017 quando il collettivo di Ciao Discoteca Italiana decide di organizzare eventi musicali a Torino. I fondatori per sponsorizzare le loro serate decidono di affiggere in giro per Torino manifesti dal design retrò. "Coprivamo le scritte razziste con frasi d'amore, erano interventi d'arte urbana che non facevano direttamente riferimento alla festa – racconta Andrea Nissim, responsabile musicale e direttore creativo di Ciao – Il nostro obiettivo è sempre stato quello di far riscoprire la musica italiana ai più giovani. Pezzi di canzoni fuori contesto dovevano creare un effetto di straniamento in chi leggeva". Alcuni manifesti, a volte, spariscono e riappaiono nelle case o nei salotti di chi apprezzava questo particolare tipo di urban art. La battuta d'arresto per le serate, a causa della pandemia, diventa occasione per aprire uno shop online e venderli. "Io e Federico Baldi abbiamo lavorato molto durante i lockdown. Quando sono ricominciati gli eventi dal vivo avevamo acquisito forza e seguito anche sui social" aggiunge Nissim.
L'effetto nostalgia che piace a tutti
Musica ed estetica vintage. Questo è, in estrema sintesi, il fulcro del format di Ciao Discoteca Italiana. "All'inizio ci siamo detti: proviamo a fare qualcosa di cui non importa a nessuno – continua Andrea Nissim – Alle prime serate venivano soprattutto amici o addetti ai lavori. Con il tempo il nostro pubblico, sia di gente che frequentava gli eventi sia di chi acquistava i manifesti, si è allargato sempre di più". L'intento non è mai stato pedagogico. "Possiamo dire che il nostro sia stato un laboratorio di sperimentazione stilistica – sottolinea Giulio La Ferrara, responsabile della parte grafica – La nostra estetica fotografa un momento storico preciso che va dagli anni Sessanta alla metà degli anni Novanta. Un momento d'oro per l'industria culturale italiana. Puntavamo a far rivivere il fascino della produzione musicale di quei tempi, una parte importante della memoria collettiva".
I poster manifesto e la "retromania "
Il poster più venduto è quello della canzone "Ciao amore, ciao" di Luigi Tenco. "Devo dire che è anche il mio preferito – ammette Giulio La Ferrara – Quando dobbiamo pensare a un nuovo manifesto da proporre sul sito non partiamo mai dalla grafica. È sempre la singola frase o la singola canzone a suggerire la parte visual". La pensa allo stesso modo Andrea Nissim: "Sia per quanto riguarda i poster che per la scaletta dei brani delle serate non scegliamo per forza artisti famosi. Ci basiamo sempre sulla nostra sensibilità personale, la canzone che selezioniamo deve comunicarci qualcosa".
Le stampe vanno forti anche all'estero, soprattutto in Francia e in Germania. Il bacino di acquirenti raccoglie ogni fascia di età, da chi vuole ricordare le canzoni della propria gioventù ai ragazzi di oggi nostalgici di tempi non vissuti. La "retromania" sembra una dei motivi del successo di Ciao Discoteca Italiana, sarà forse che il collettivo ha intercettato una tendenza? "Non siamo stati noi i creatori di questo filone. C'è da dire, però, che lavorando nell'ambiente musicale avevamo percepito che le cose stavano andando in questa direzione – conclude Giulio La Ferarra – Il nostro azzardo è stato proporre questo tipo di musica nel contesto dei club, ci chiedevamo se la gente avrebbe mai ballato su un pezzo di Battisti".