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Cosa sono gli spazi liminali: perché ci affascinano e al tempo stesso ci spaventano

È stato svelato il mistero relativo allo spazio liminale più famoso di Internet. Questi contesti generano una profonda inquietudine nell’animo umano.
A cura di Giusy Dente
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Una corsia d'ospedale deserta, una sala d'attesa, il corridoio vuoto di una scuola, un magazzino abbandonato, un centro commerciale ancora chiuso al pubblico: sono tutti spazi che esprimono bene il concetto di liminalità. Gli spazi liminali sono quelli che affascinano proprio per la loro ambivalenza: da un lato inquietano, provocano nostalgia e malinconia, ma pur mettendo a disagio e generando una sensazione spiacevole, al tempo stesso fanno sentire in qualche modo al sicuro. Questo perché, di base, sono comunque luoghi conosciuti, luoghi familiari, che non si ha difficoltà a riconoscere. Eppure a stranire è il fatto che siano deserti, privi di un elemento che solitamente li caratterizza e li anima: le persone. Sono gli individui a dare vita agli spazi e sono ciò che manca agli spazi liminali.

Cosa nascondono gli spazi liminali

Gli spazi liminali catapultano in una sorta di limbo parallelo dove il tempo è fermo, congelato. I ricercatori del Journal of Environmental Psychology ritengono che a rendere inquietanti gli spazi liminali sia la loro architettura, il loro particolare arredamento minimal ed essenziale. Secondo Alexander Diel e Michael Lewis dell'università di Cardiff, invece, richiamano il fenomeno dell'uncanny valley: è quella sensazione sgradevole che si prova alla vista di robot dalle fattezze umane particolarmente realistiche. Di recente, questo fenomeno è stato anche tramutato in un trend di TikTok. Quando un luogo fisico comincia ad assumere connotati che lo allontanano dalla realtà, ecco che diventa uno spazio liminale, per i due studiosi. Di opinione simile anche Peter Heft e Mark Fisher, che riconducono il sentimento di inquietudine al trovarsi in un contesto diverso da quello che ci si aspetta. Quando si pensa a una scuola, la si immagina con tanti studenti fermi agli armadietti: una sala deserta non può che provocare un certo fastidio, diventa disturbante.

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Gli spazi liminali conquistano la rete

Il concetto di liminalità esiste almeno dall’inizio del XX secolo, riferito prima alla condizione psicologica in cui ci si trova quando si è in procinto di iniziare una nuova fase della propria vita, oppure in riferimento a periodi di ambiguità durante i riti di passaggio e di formazione. Ma è anche quello in cui ci siamo ritrovati durante la pandemia, quando luoghi abitualmente affollati erano diventati deserti e privi di vita, disumanizzati: piazze, università, supermercati. In realtà, in rete esiste una ricca biblioteca di immagini inerenti gli spazi liminali, antecedente l'era Covid. Spazi liminali possono essere trovati su Twitter, Reddit e TikTok, dove l'hashtag #liminalspaces ha più di 2 miliardi di visualizzazioni: gli utenti pubblicano immagini e video inquietanti di contesti liminali, di transizione.

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È stato svelato il mistero del liminal space più famoso di Internet

In particolare, si è acceso un forte faro sugli spazi liminali durante i primi anni Duemila, quando venne pubblicata su 4chan la foto di un autore ignoto di uno spazio non ben identificato: era un corridoio deserto, decorato con tappeti gialli e rivestito da carta da parati. Quella foto diede origine a una serie di teorie sulle backrooms, con foto a catena da miliardi di visualizzazioni. La narrazione degli utenti ruotava attorno alla possibilità di poter raggiungere degli universi paralleli. Solo pochi giorni fa, il 31 maggio, un utente di Twitter ha annunciato di essere riuscito a trovare "fisicamente" lo spazio protagonista di quella iconica foto-simbolo: un locale della catena statunitense di oggettistica e giocattoli HobbyTown nella cittadina di Oshkosh, in Wisconsin. Oggi non esiste più: è stato convertito in una pista da corsa per auto radiocomandate. La foto era stata scattata nel 2002 e messa in rete proprio dal negozio stesso, per mostrare l'avanzamento dei lavori di ristrutturazione dei locali. Poi è diventata la foto-simbolo dei liminal spaces.

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