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Chi era Gaetano Pesce, artista del Pulcinella a Napoli: la sua storia e le opere più discusse

Nato a La Spezia l’8 novembre 1939 e morto il 3 aprile 2024 a New York, in queste ore si sta parlando molto di Gaetano Pesce in relazione alla sua opera “Tu sì ‘na cosa grande” installata a Napoli.
A cura di Giusy Dente
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Si chiama Tu sì ‘na cosa grande l'opera di Gaetano Pesce appena installata a Napoli in piazza Municipio, dove resterà fino al 20 dicembre. Ha preso il posto della sfortunata Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto posizionata nel giugno 2023, incendiata poche settimane dopo e poi ricostruita nuovamente. L'opera è un omaggio alla città partenopea da parte del designer recentemente scomparso: questa rivisitazione di Pulcinella alta 12 metri è stata tra le ultime cose a cui ha lavorato prima di morire, per circa due anni. Chi si aspettava un Pulcinella tradizionale è forse rimasto deluso, ma di certo ha avuto comunque di che parlare. In effetti, l'installazione è sulla bocca di tutti da ore per la sua forma fallica: chi ne è rimasto divertito, chi indignato, chi offeso, chi turbato. Per qualcuno è simbolo di patriarcato e andrebbe rimosso.

Chi era Gaetano Pesce, l’artista del Pulcinella

Gaetano Pesce è nato a La Spezia l'8 novembre 1939 ed è morto il 3 aprile 2024 a New York, dove si era trasferito nel 1983 e dove aveva fondato la società Fish Design. Dopo gli studi in architettura allo IUAV di Venezia, ha frequentato l'Istituto di disegno industriale di Venezia. Le sue opere sono state esposte nei più prestigiosi musei del mondo, dal Metropolitan Museum of Art di New York al Victoria and Albert Museum di Londra. A proposito del suo stile, aveva dichiarato a L'Officiel:

Il mio stile personale lo definisco con qualche cosa che è il suo contrario: l'incoerenza. I valori veicolati dal tempo, nel loro esistere ne fanno decadere altri, e nel loro andare ne introducono di nuovi che a loro volta rendono obsoleti quelli che li precedono. Questo avvicendarsi dei segni del tempo non ci permette la coerenza. Se vogliamo comprendere nuovi contenuti e abbandonare quelli passati, dobbiamo assumere l'incoerenza e prima di ogni altra cosa, essere liberi dai propripregiudizi […] Nella nostra epoca, dove i valori e le cose hanno come caratteristica la velocità, questo mantenimento lungo un secolo si frantuma quasi in settimane, mesi o anni. Quindi la stabilità del nostro pensiero nel passato oggi è frantumata dalle contraddizioni provate dal tempo. In altre parole, l'incoerenza ci permette di essere ricchi di espressione, profondi conoscitori della nostra epoca e liberi da noi stessi.

Il significato di Tu sì ‘na cosa grande

La monumentale opera (costata 200 mila euro) installata a Napoli è in realtà composta da due sculture affiancate l'una all'altra: il Pulcinella stilizzato e a forma cilindrica, realizzato materialmente dall'artista spezzino, dialoga con la lampada Due cuori (due piccoli cuori rossi stilizzati trafitti da una freccia) realizzata postuma. Ma il cognome dell'autore, la forma fallica dell'installazione, il nome stesso dell'opera, insieme hanno contribuito a scatenare reazioni ironiche a catena. Pulcinella è la maschera tradizionale napoletana a cui il popolo è legatissimo, è un simbolo forte di identità culturale. Ecco perché, nel realizzare un omaggio alla città partenopea, Gaetano Pesce (i cui genitori erano originari della Penisola \) non ha avuto dubbi e ha pensato a lui.

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Lo ha però proposto in una sua personale rivisitazione: una forma stilizzata a cui ha aggiunto i due cuori trafitti dalla freccia, simboli proprio di quel suo legame affettivo e, più in generale, dell'innamoramento e dell'amore universale. Al termine dell’esposizione in piazza Municipio, il cuore per volere dell’artista resterà a Napoli, un regalo al patrimonio artistico cittadino. Il fatto che Pulcinella non abbia la testa fa di lui una creatura fluida dalle molteplici identità: proprio come le tante anime e la miriade di storie che Napoli racchiude. Il nome stesso dell'opera rimanda alla napoletanità, oltre che alle sue dimensioni monumentali: è un riferimento all'omonima canzone d'amore di Domenico Modugno, famosa in tutto il mondo.

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I temi nascosti nell'opera di Gaetano Pesce

Fa riflettere che Tu sì ‘na cosa grande sia stata l'ultima opera realizzata dal designer: ne costituisce una sorta di testamento, visto che ha racchiuso al suo interno dei temi che ha affrontato in tutta la sua vita, nella sua sconfinata produzione artistica. C'è il legame affettivo con la città di Napoli, la sua seconda casa, il richiamo a parte delle sue origini. Ci sono il tema del dualismo bello/brutto e la poetica dell'imperfetto: l'artista era solito affidarsi a materiali di scarto, prediligendo il difetto, quasi la bruttezza, a cui ha sempre dato molto rilievo, piuttosto che dedicarsi a un'estetica di bellezza perfetta. Ecco perché il suo Pulcinella è senza testa, stilizzato, in qualche modo deforme.

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La forma fallica è frutto dell'ironia che ha sempre caratterizzato Gaetano Pesce come uomo e come artista. Ovviamente la forma fallica è anche l'elemento su cui si è concentrata subito l'attenzione, ma è anche quello più carico di significato. Il fatto che Pulcinella, un'immagine così cara e iconica per i napoletani, venga presentato in questo modo fa riflettere sul ruolo della tradizione, su come sia possibile metterla al servizio della contemporaneità: una sfida per il futuro, per le nuove generazioni, che non devono mai stancarsi di trovare nuove strade, senza tradire la propria storia e chi li ha preceduti. Questo è lo spirito per cui Napoli è famosa, quello che forse l'artista stesso amava di più di una città così complessa: la sua resilienza, la forza di rialzarsi sempre, le sue tante anime, il suo sguardo proiettato al domani ma con un occhio sempre fisso sul passato.

Il sindaco Manfredi ha apprezzato proprio questo: il fatto che l'opera, nonostante fosse certamente controversa e divisiva, stimolasse il dibattito e portasse Napoli al centro della scena culturale e artistica. La curatrice Silvana Annicchiarico ha chiarito sull'account Instagram ufficiale:

Lavorare con l'icona napoletana di Pulcinella, esaltarne la femminilità, farla evolvere, renderla disponibile ad assumere nuovi volti e nuove identità, come ha fatto Gaetano Pesce, non è a mio parere un disonore, piuttosto l'elevazione del suo spirito fluido e trasformativo. Pulcinella entra in dialogo con un cuore gigantesco trafitto da una freccia: non è segno di morte o sofferenza, è il cuore colpito da Cupido, che simboleggia amore, passione ed energia per una città caotica, creativa e profondamente umana. È anche la sensazione che tutti noi dovremmo sempre coltivare: l'amore per l'arte, la storia, e anche ciò che è diverso da noi stessi.

Poltrona lounge Up 5 con pouf Up 6
Poltrona lounge Up 5 con pouf Up 6

Le precedenti opere controverse di Gaetano Pesce

Gaetano Pesce è una figura che con le sue opere ha sempre diviso, creato dibattito, suscitato polemiche. L'artista si è sempre molto concentrato sull'uomo e ha spesso parlato di sessualità, trovando nel maschile e nel femminile l'ispirazione: la sua produzione è fatta di tante opere dalla forma antropomorfa. Il corpo umano doveva fare da spunto di riflessione. Basti pensare alla Poltrona lounge Up 5 con pouf Up 6 (esposta anche al MoMa): era una riflessione sulla condizione femminile, sul ruolo della donna nella società, da un lato simbolo di accoglienza per sua natura ma dall'altro eterna prigioniera della società. La poltrona era stata realizzata proprio per essere il più fedele possibile alla silhouette femminile, per esprimere sinuosità e fertilità. Anche La Maestà Sofferente (esposta alla Milano Design Week 2019 ed ispirata alla poltrona Up) era il simbolo della donna imprigionata dai pregiudizi maschili, vittima di violenza e soprusi. Era un'opera di denuncia.

L'Uomo Stanco parla della stanchezza etica di cui soffre il cosiddetto Sesso Forte: è un uomo accovacciato, è un uomo di potere che riesce più a sopportare il peso delle aspettative, un uomo sfinito, stremato, che non sa affrontare il presente, che non ha più energia vitale. Vuole far riflettere sulla perdita di controllo, che sfocia in umiliazione, rassegnazione. L'artista ha collaborato con Bottega Veneta per una campagna con protagonista Kate Moss. In quel caso aveva realizzato 400 sedie in tela di cotone tutte uguali, poi dipinte con resine sgargianti mescolate tra loro, risultando così tutte simili tra loro eppure differenti, quindi semplicemente uniche: una potente metafora della diversità degli esseri umani, tutti con pari dignità.

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