Apre il primo bar robotico d’Italia: come funziona e dove si trova
Giovedì 11 aprile aprirà il primo bar robotico d'Italia, dove i cocktail saranno preparati e serviti da un robot. I clienti ordineranno i loro drink o i loro caffé attraverso un tablet per poi ritirarlo al bancone. L'obiettivo di Shaker, questo il nome del locale, è quello di migliorare l'esperienza del consumatore, anche se non mancano gli interrogativi: cosa resta di un bar senza il contatto umano?
Shaker, il primo bar dove a lavorare sono i robot
Shaker, nato dall'idea di Makr Shakr, società fondata da Carlo Ratti ed Emanuele Rossetti e specializzata nell'innovazione tecnologica, si trova a Torino, in via Carlo Alberto 11, in pieno centro storico e a pochi passi dalla celebre piazza Castello. Il bar sarà aperto dalle 8 alle 23: dunque sarà possibile fare colazione, pranzo e aperitivo sempre serviti dal robot Toni Compatto, l'ultimo modello prodotto da Makr Shakr. Ad affiancare la produzione sarà un bar manager umano, che supervisionerà tutto l'operato. Al progetto collaboreranno Lavazza, fornitore del caffè, e Martini & Rossi che si occuperanno di fornire gli ingredienti per un buon cocktail.
Toni Compatto, il robot dal nome umano, è munito di un solo braccio robotico e può preparare fino a 60 cocktail servendosi di circa 70 bottiglie. Il bar manager curerà l'esperienza personalizzata dei clienti con dei drink ad hoc che poi preparerà il robot.
I robot entrano in cucina: un aiuto o un problema?
Questa nuova attività prevalentemente robotica promette di velocizzare e personalizzare l'esperienza di consumo del cliente nel settore del food. Che l'intelligenza artificiale e le nuove tecnologie possano aiutare e supportare un'attività è indubbio, ma quanto manca l'impatto umano? E soprattutto siamo davvero sicuro che il cliente sia disposto a rinunciare al contatto con il barista o con il cameriere? Il target ideale di Shaker è sicuramente un pubblico giovane, probabilmente appartenente alla Generazione Z, sempre desideroso di provare esperienze nuove.
Se l'obiettivo è cercare di creare un equilibrio tra macchina e uomo, il fatto che l'essere umano supervisioni l'attività del robot potrebbe limitare molto l'apporto che un barman può portare all'esperienza, ovvero il contatto, la chiacchierata, la semplice interazione. Non ci resta che vedere se l'equilibrio sarà raggiunto e se funzionerà, magari portando all'apertura di altri bar robotici.