Summertime sadness, che cos’è il “mal d’estate” di chi vive con ansia la bella stagione
Bella l'estate, ma non ci vivrei. La bella stagione che fa pensare al sole, alle ferie, al mare, al tempo libero da trascorrere con gli amici, alle avventure all'aria aperta non viene da tutti accolta con entusiasmo. L'estate nasconde delle insidie, può minare il benessere psicologico di chi vive male alcuni aspetti ad essa collegati. È pur sempre un momento di bilanci, un periodo in cui bisogna programmare cosa fare, in cui cambiano le abitudini; gli amici partono, i colleghi si assentano per le ferie, le città si svuotano, persino il bar del cuore abbassa la serranda. E quindi ci si sente inevitabilmente un po' spaesati, un po' soli e stravolti. In aggiunta c'è il caldo, che può rendere più stanchi e irritabili, privi di energia. Tutti questi fattori si riversano sull'umore, soprattutto nelle persone particolarmente sensibili. Ed ecco che si parla di summertime sandness.
Cosa è la summertime sandness
Quando Lana Del Rey cantava la sua Summertime Sadness faceva riferimento a un evento tragico: la scomparsa della sua migliore amica Judy, morta in un incidente d’auto quando frequentavano l’università. In realtà, la summertime sadness esiste davvero e non ha a che fare col lutto. È il Disturbo Affettivo Stagionale (SAD). Il Dott. Claudio Mancuso e la Dott.ssa Cristina Colantuono dell'Istituto per lo Studio delle Psicoterapie lo definiscono, facendo riferimento al manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-V) come un disturbo depressivo ad andamento stagionale. Oltre alla ricorrenza stagionale del malessere, per identificarlo è necessario anche che si siano verificati almeno due episodi depressivi nei precedenti due anni.
Come si manifesta il "mal d'estate"
Si manifesta con tristezza, stanchezza, malumore, cambiamenti comportamentali, alterazioni del ritmo sonno-veglia, cambiamenti nei livelli di energia, evitamento sociale, ridotto interesse sessuale, diverse abitudini alimentari, perdita o aumento di appetito: questi fattori si presentano solo periodicamente, in concomitanza col cambio di stagione.
Secondo l’ipotesi di Melrose, avrebbe a che fare con la variazione delle ore di luce che, generando una maggiore o minore produzione di melatonina, andrebbe a influire anche sul ritmo circadiano e sui livelli di serotonina, la responsabile della stabilità umorale. Il disturbo affettivo stagionale ha un’incidenza quattro volte maggiore nelle donne rispetto agli uomini e si manifesta soprattutto in soggetti di età compresa tra i 18 e i 30 anni.
La difficoltà, nella gestione del disturbo, sta nel fatto che si accompagna a sentimenti di vergogna e isolamento: il soggetto si rende conto di essere estremamente triste e di cattivo umore, mentre intorno a sé vede le persone divertirsi, fare tante attività, vivere con entusiasmo le ferie e le vacanze. Ci si sente, quindi, soli e incompresi. Ecco perché è necessario un aiuto, senza sottovalutare i segnali di pericolo; può essere positivo anche affidarsi alla meditazione e sicuramente bisogna mantenere uno stile di vita sano e salutare, con buone abitudini quotidiane che aiutino a prendersi cura di sé. Solo nei casi più estremi si integra la psicoterapia con la terapia farmacologica, come antidepressivi e inibitori selettivi della serotonina (SSRIs).