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Social Freezing: come funziona il congelamento degli ovociti in Italia

Il social freezing, ossia la crioconservazione degli ovociti, è una pratica che permette di preservare la fertilità, consentendo di avere una gravidanza quando lo si desidera. In Italia è poco conosciuto: ecco come funziona e quanto costa ricorrere a questo processo.
Intervista a Dott. Enrico Papaleo
Ginecologo, Responsabile del Centro di Medicina della Riproduzione dell'ospedale San Raffaele di Milano
A cura di Arianna Colzi
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Dopo le dichiarazioni della modella Bianca Balti e dell'attrice di Mare Fuori Ludovica Coscione, in Italia si sta aprendo finalmente il dibattito sul social freezing (letteralmente: congelamento sociale), nota come crionservazione degli ovociti, ossia la scelta della donna di congelare gli ovociti per poi scongelarli quando desidererà avere una gravidanza. Le motivazioni dietro una scelta così importante per la vita di una persona non sono soltanto etiche, come si potrebbe pensare, ma hanno a che fare con eventuali problematiche sanitarie, dunque con la prevenzione. Ma come ci si approccia al social freezing in Italia e perché è una pratica ancora così poco diffusa? Enrico Papaleo, ginecologo, Responsabile del Centro di Medicina della Riproduzione dell'ospedale San Raffaele di Milano, lo ha spiegato a Fanpage.it

Che cos'è il social freezing

La crioconservazione degli ovociti  è una pratica di procreazione assistita che prevede che i gameti femminili vengano "congelati" a scopo precauzionale. Oltre a rappresentare una sorta di assicurazione per un'eventuale futura gravidanza, il social freezing è indicato anche in caso di patologie o problematiche che vadano a impattare sulla fertilità. “L’ideale per congelare ovociti è farlo in un’età giovane, dove per giovane si intende tra i 20 e i 25 anni. Il concetto di età biologica, infatti, è diverso da quello di età anagrafica: per questo prima si procede con il social freezing meglio è, perché ci consideriamo giovani anche a 36, 37 anni, ma da un punto di vista biologico siamo in una fase in cui la donna ha già perso una parte di fertilità", sottolinea il dottor Papaleo a Fanpage.it.

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Qual è il percorso da seguire in Italia per congelare gli ovociti?

Il percorso può essere avviato solo in un Centro di fecondazione assistita, perché il congelamento degli ovociti è paragonabile a un congelamento di tessuti, come le cornee o i tessuti del corpo umano, dunque può essere svolto solo in centri accreditati dal Centro nazionale trapianti. Il primo step è fare una visita per valutare la riserva ovarica della paziente, perché l’obiettivo del social freezing è di congelare un pool di ovociti e non uno solo: chi ha una buona riserva ovarica può così congelare un numero idoneo di ovociti. Dopodiché si passa alla stimolazione ormonale, ossia un ciclo di punture sottocutanee per 15 giorni, che si fanno dalla mestruazione fino alla fase ovulatoria. Al termine delle punture si fa il prelievo degli ovociti: la banca di gameti del centro di PMA (Procreazione medica assistita, ndr) li conserva poi per un tempo indefinito, senza un limite preciso per l’utilizzo.

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Quanto tempo serve in tutto per congelare gli ovociti?

Partendo dalla visita ginecologica, se il paziente viene ritenuto idoneo nell’arco del mese in cui la donna desidera fare la procedure, l’impegno è sostanzialmente 15 giorni. Durante queste due settimane, la paziente viene 3/4 volte al centro di medicina della riproduzione per vedere come risponde alle terapie.

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Perché si ha bisogno di congelare più ovociti?

Più si è giovani meno ovociti servono per avere una gravidanza, ma più si va in là con gli anni più ovociti servono. Ad esempio dopo i 35 anni bisognerebbe riuscire a congelare almeno da 8 a 14 ovociti, mentre sotto questa soglia di età potrebbero essere sufficienti dai 5 agli 8 ovociti.

Cosa accade quando la paziente decide, dopo diversi anni, di voler avere una gravidanza? Può farlo anche da donna single?

In Italia non si può ricorrervi da single perché nel nostro Paese la legge non prevede l’accesso a tecniche di procreazione assistita a donne senza partner, ma solo alle coppie. (La crioconservazione, invece, può essere fatta anche da pazienti senza partner, ndr). Quando la coppia decide di utilizzare gli ovociti, si presenta la centro di PMA dove sono conservati. A quel punto gli ovociti vengono utilizzati, ossia “scongelati”, e fecondati con il seminale del compagno e gli embrioni che si formano vengono trasferiti in utero (spesso uno alla volta per evitare gravidanza multiple) alla ricevente, come avviene per la fecondazione eterologa. È un’autodonazione, in sostanza.

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Parliamo dell’aspetto sociale di questa pratica. In Italia sembra che si stia iniziando a parlare solo adesso di social freezing, a differenza degli Stati Uniti dove è già più diffusa e sdoganata. Spesso si è detto che il costo è un freno importante alla fruizione di questo servizio. Quanto costa congelare gli ovociti?

Una paziente in Italia spende tra i 3mila-4mila euro, inclusi i farmaci e il prelievo chirurgico, dunque per tutto il percorso. La somma non è coperta dal Sistema Sanitario Nazionale. A questa somma si aggiungo i 100-150 euro all’anno per il rinnovo della conservazione. Negli Stati Uniti il costo è ancora più elevato perché si aggira tra i 12 e i 15mila dollari.

Il social freezing è anche una pratica di cura verso se stessi, dunque perché se ne parla così poco?

Il social freezing è un’assicurazione, in sostanza. Se ne parla così poco anche perché il discorso sulla sessualità, soprattutto nelle scuole, è ancora legato a lezioni dedicate esclusivamente alle malattie sessualmente trasmissibili. È giusto spiegare ai ragazzi tutti i rischi, quali sono le malattie infettive e tanto altro ancora, però non c’è una cultura riproduttiva. Molte donne conoscono poco il loro ciclo ovarico, nulla sanno dell’invecchiamento biologico. In generale c’è poca sensibilizzazione e sensibilità: se ne parla poco e dunque ancora poche donne vi accedono.

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Quali possono essere, invece, le cause medico-sanitarie che spingono una persona sotto i 25 anni a ricorrere al social freezing?

Oltre alle esigenze personali, il social freezing può essere valutato da donne che soffrono di endometriosi, perché negli anni perdono più rapidamente la loro fertilità. Lo stesso vale per le persone che sono a rischio di menopause precoci per via di un intervento chirurgico o per familiarità. Fare una valutazione da ragazze della riserva ovarica, per capire quanti anni di fertilità si hanno, è una pratica che si inizia a vedere sempre più spesso anche in Italia. Se a 19 anni una ragazza scopre dopo una visita ginecologica di avere dieci anni di buona fertilità, ma non ha in programma di avere un figlio in breve tempo, a quel punto le conviene congelare gli ovociti. Si tratta sempre di social freezing ma in questo caso non è soltanto una decisione autonoma, ha anche un’indicazione medica dietro.

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Quando una donna fa una visita ginecologica di routine riceve queste informazioni? In Italia esiste una cultura generale in ambito medico che suggerisca il ricorso al social freezing?

Il ginecologo, purtroppo, tendenzialmente non guarda tanto l’aspetto della riserva ovarica, dell’ovaio, ma controlla più spesso gli aspetti patologici, ossia presenza o assenza di malattia. Non c’è una grande attenzione a questo tema: questo è un altro punto che limita il fatto che se ne discuta. Per fortuna, però, la situazione sta migliorando: i nostri neospecialisti ne parlano di più, sono più informati riguardo questa pratica che sostanzialmente si è sviluppata negli ultimi dieci anni. È sufficiente che un medico specializzato in Medicina della Riproduzione faccia questo tipo di riflessioni con la paziente.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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