Sempre più adolescenti soffrono di depressione e ansia, come sostenerli? La parola all’esperto
Un adolescente su quattro ha sintomi clinici di depressione e uno su cinque manifesta segni di un disturbo d'ansia. Questi numeri piuttosto allarmanti arrivano da un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Jama Pediatrics, che ha incluso 29 studi condotti su oltre 80mila giovani. Una cifra raddoppiata rispetto al periodo pre Covid, che non lascia dubbi: i giovani e i giovanissimi stanno soffrendo a causa delle restrizioni, delle paure, della difficoltà a costruire una socialità e questa sofferenza rischia di essere un bagaglio pesantissimo che si trascineranno anche in età adulta. "L'effetto combinato di diverse situazioni come l'isolamento, la perdita di sonno, l'uso di dispositivi e di internet continuo, l'eccesso di videogiochi, il disagio familiare e la chiusura di opportunità di socialità come la scuola in primis e poi i centri sportivi e qualsiasi altro spazio ha portato ai numeri che leggiamo nello studio- ha spiegato a Fanpage.it il professor Claudio Mencacci, psichiatra e co-presidente della Società italiana di Neuropsicofarmacologia (Sinpf) – Adolescenti e giovani adulti oggi hanno perso la traiettoria, non possono costruirsi un futuro, non hanno gli elementi per vedere cosa succederà nei prossimi anni. Sono delle condizioni di cui vedremo gli effetti più avanti, non conosciamo ancora la portata di questa condizione di stress permanente e di trauma. Non stanno costruendo esperienze e la mancanza di esperienze, insieme all'imprevedibilità dell'ambiente in cui sono immersi oggi a causa del Covid impedisce loro di avere delle prospettive".
Se agli adolescenti mancano i riti di passaggio
Il Covid ha causato la rinuncia ad alcuni momenti di passaggio, quei riti che segnano l'adolescenza, come le feste di 18 anni, l'esame di maturità. "Si tratta di momenti che segnano la maturazione e che dovremmo ricordare per sempre. Spesso ci dimentichiamo che è in questa fase della vita che il sistema nervoso centrale si sviluppa e sempre in questa fase che si manifesta oltre il 70% dei disturbi mentali". L'adolescenza è una fase fisiologica ma anche estremamente delicata. "La sottovalutiamo, crediamo che i comportamenti degli adolescenti siano sempre normali perché è "solo una fase", ma non dobbiamo dimenticare che è in questa periodo che nel cervello avvengono le connessioni con le quali si costruisce la struttura per il futuro. E se l'ambiente intorno si modifica in maniera così significativa anche la struttura cerebrale ne sarà influenzata. E questo avviene in maniera ancora più importante nelle persone che già avevano dei disagi o che hanno una certa familiarità".
Quali sono i segnali del disagio
È compito dei genitori in questo momento prestare attenzione ai segnali dei figli, a far caso a dei comportamenti anomali o insoliti. "Dobbiamo notare se ci sono delle manifestazioni di natura depressiva, difficoltà di concentrazione e attenzione, modifiche nei ritmi del sonno. Poi dobbiamo preoccuparci se notiamo una minore vitalità, un aumento dei sentimenti di svalutazione e di inadeguatezza. Infine non dimentichiamo che ci sono dei fattori di rischio, alcol e stupefacenti, che sono sempre dietro l'angolo e che possono peggiorare la situazione". Ignorare questi segnali può mettere un'ipoteca sul futuro dei ragazzi. "Il futuro si farà più in salita. Avranno difficoltà a compiere il normale percorso educativo e anche a vivere un normale sviluppo affettivo e relazionale. Rischieranno di avere poca fiducia in se stessi, non riusciranno a fare affidamento sulle proprie competenze e potranno entrare in una spirale amotivazionale".
Come aiutare un figlio in difficoltà
Se notiamo uno o più di questi segnali la prima cosa da fare è intanto creare attorno all'adolescente un clima favorevole per l'accoglimento e il superamento del disagio, evitiamo di minimizzare. "Oggi poi abbiamo delle indicazioni scientifiche molto importanti per la psicoterapia a indirizzo cognitivo e interpersonale: iniziare un percorso del genere è utile per i ragazzi per imparare a identificare e riformulare i pensieri negativi e riprendere il contatto con la propria emotività. In alcuni casi potrebbe essere necessario ricorrere anche a un trattamento medico farmacologico". Certo, visto lo stigma che ancora la malattia e il disagio mentale si portano dietro, potrebbe non essere facile per un genitore proporre al proprio figlio la psicoterapia. "In realtà i ragazzi che ne hanno bisogno, se capiscono che non si tratta di un'imposizione degli adulti, ma di una mano che gli viene offerta per aiutarli a uscire fuori dal disagio che stanno vivendo, sono ben disposti e contenti di seguirla. È importante riconoscere la sofferenza, i genitori non si devono spaventare, è la famiglia in primis che deve accettarla. Inoltre gli adolescenti sono molto plastici, non è detto che la terapia debba essere particolarmente lunga, proprio perché acquisiscono informazioni con una certa rapidità, l'importante è dare loro la possibilità, accompagnandoli, di rimodularsi, di creare un dibattito e dare loro gli strumenti per affrontarlo. Devono iniziare a pensare che ce la possono fare".