Se la scrittura diventa una terapia: perché dovremmo avere sempre con noi un taccuino e una penna
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Una delle abitudini più gettonate tra le bambine e le adolescenti (fino a che non è arrivato TikTok, oggi non sarei più così sicura) era tenere un diario segreto in cui annotare, a fine giornata, quello che era successo a scuola, con gli amici, i litigi coi genitori. Oggi che invece che tenere al segreto pensieri e riflessioni, accendiamo la fotocamera del telefono e parliamo ai nostri follower, quest'abitudine così preziosa rischia di andare perduta. E quanto invece ci farebbe bene continuare a scrivere, anche solo per noi stessi, non per un pubblico di lettori/followers. La scrittrice e writer coach (e autrice di numerosi libri sull'argomento) Alessandra Perotti ne è sicura. "Ormai sappiamo che la scrittura può davvero essere terapeutica. E per intendere il significato di terapeutico dobbiamo tornare all'etimologia e al termine ϑεραπευτικός che deriva dal greco e significa "ciò ci fa stare bene". Scrivendo ci prendiamo cura di noi stessi, del sentire, della nostra storia".
La scrittura come terapia
Negli ultimi anni sono aumentati esponenzialmente i laboratori e le scuole di scrittura. Ma non tutte le persone che si avvicinano a queste scuole vogliono diventare scrittori o scrittrici di professione. Molte persone lo fanno semplicemente perché la scrittura ha dei benefici sullo stato d'animo: "La scrittura offre la possibilità di fare autoanalisi in maniera semplice e immediata – continua Perotti – Ci mette in una situazione di calma mentale, la postura stessa aiuta la concentrazione. Poi quando scriviamo andiamo in profondità, scaviamo nelle nostre emozioni, e questo ci aiuta ad avere una maggiore comprensione di sé stessi, della propria vita". Scrivere di noi stessi poi ci aiuta anche a trovare punti di vista differenti. "Quando scriviamo ci osserviamo dall'esterno, con più obiettività e meno giudizi e mettiamo insieme dei frammenti del nostro vissuto per una nuova visione d'insieme. La scrittura ci offre un'occasione di crescita personale importante". Ovviamente la scrittura non può sostituire la psicoterapia però ci può aiutare a fare ordine, a rimettere a posto i pensieri. "Certo, diciamolo chiaramente: la scrittura non può e non deve sostituire la terapia, ma può divenire strumento di supporto. La psicologia e la psicoterapia fanno uso della scrittura, ne riconoscono il valore come modalità di mappatura di sé, pratica capace di riempire dei vuoti, di portare un po’ più di chiarezza nei pensieri", La scrittura poi ha un altro importante potere e impatto su di noi: mette ordine. "A volte, quando ci sentiamo confusi, quando siamo nel dubbio riguardo quale strada intraprendere, quale scelta sia la migliore, mettersi a scrivere, evidenziare che cosa stiamo vivendo, tracciare semplicemente i pro e i contro di una situazione, ci è di grande aiuto. Le persone che scrivono d’abitudine mostrano maggiori capacità di concentrazione e anche un linguaggio espressivo più chiaro".
L'atto di scrivere (al computer o a mano)
Abbiamo detto che la scrittura ci aiuta perché ci porta in profondità, ci permette di focalizzarci "Quando scriviamo ci sdoppiamo: io scrivente e io osservante. Questo sdoppiamento è salvifico, perché ci permette di fare un passo indietro da ciò che stiamo vivendo, di prendere le distanze, osservandosi dall’esterno. Arriva una maggiore chiarezza di valutazione della situazione, un minore coinvolgimento emotivo. Quando scriviamo accediamo alla memoria conscia e inconscia, entriamo in connessione profonda con la nostra essenza, stiamo in ascolto della voce interiore; ci sgraviamo di pesi mentali, portiamo chiarezza nel pensiero, spesso ci calmiamo. Basta iniziare con una semplice domanda, prendere un foglio bianco e scrivere: come mi sento? E lasciare fluire la risposta. La scrittura, poi, alleggerisce l’anima dai troppi pesi che ogni giorno le addossiamo". Siamo sempre più disabituati a scrivere a mano, usiamo i computer e soprattutto i telefoni, ma c'è una differenza tra il prendere in mano e una penna e battere le dita su una tastiera "Scrivere a mano è una gestualità antica che segnò – non dimentichiamolo – il passaggio dalla Preistoria alla Storia. In quel gesto c’è un simbolismo che ci appartiene e chiama a raccolta i nostri sensi. La scrittura manuale diviene catartica, terapeutica e dunque vitale. Ci riporta al centro, ci rende “veri”. In realtà, oggi, da più parti si cerca di ricordare quanto sia importante non perdere questa competenza. Pensiamo alle informazioni che può donarci la calligrafia, capace persino di registrare lo stato emotivo. Si raccomanda, per esempio, che i bambini apprendano la scrittura in corsivo perché consente loro uno sviluppo cerebrale equilibrato, incentivando anche la memoria e la coordinazione motoria (mano-cervello). Scrivere a mano, poi, ci fa entrare in stretto rapporto con noi stessi. Qualcuno lo definisce un gesto meditativo e io sono d’accordo".
(Ri)cominciare a scrivere
Un quaderno e una penna. E ok, vanno bene anche le note del telefono, purché la scrittura diventi il nostro piccolo rito. Dovremmo provare a farla diventare un'abitudine, che non ci pesa, che non è una costrizione, così come facciamo il caffè la mattina prima di andare a lavoro, potremmo scegliere di dedicare cinque, dieci, quindici minuti al giorno alla scrittura. "L’esercizio più semplice è farsi accompagnare ogni giorno da un piccolo taccuino e una penna per registrare impressioni, parole che ci colpiscono, per affidare alle pagine uno stato d’animo, una domanda, una sensazione. Senza obblighi o costrizioni, imparare a registrare come stiamo (come mi sento oggi? Ecco rispondo a questa domanda, anche con una breve frase e poi posso continuare domandandomi perché mi sento così e di che cosa avrei bisogno). Questa è la base. Poi, da qui si può proseguire con il diario: scegliamo il momento migliore per noi, mattina o sera (o anche pomeriggio), raccontiamoci e scriviamo anche le nostre visioni future per rimanere sempre proiettati in avanti. Per prendere l’abitudine di scrivere? Bisogna… scrivere".