Robiola e mozzarella non sono formaggi magri: perché vanno evitati nelle diete
Il formaggio è uno dei prodotti alimentari che fanno parte della cosiddetta dieta mediterranea: è ricco di proteine, calcio, vitamina D. Una serie di falsi miti, però accompagnano i formaggi, soprattuto quelli freschi, da anni: questi ultimi, come robiola o mozzarella, vengo erroneamente considerati magri. Come per tutti gli alimenti, il consumo eccessivo di formaggio, però, è da evitare per via delle forte componente di grassi saturi, ovvero i grassi definiti cattivi. Per questo è bene prestare attenzione alle tipologie di formaggi che mangiamo e che consideriamo "salutari", al punto di eccedere nelle quantità.
Quali sono i formaggi magri
Un formaggio può essere definito magro se i grassi che contiene sono inferiori al 20%. Questa definizione riduce il gruppo dei formaggi magri a pochissime tipologie, come per esempio la ricotta. Un'altra distinzione è quella tra formaggio stagionato o fresco: questi ultimi contengono più acqua e quindi si possono consumare anche più spesso, almeno rispetto a quelli stagionati. La ricotta, la mozzarella e lo stracchino sono tra i formaggi più consigliati proprio per la loro grande percentuale d'acqua. Tuttavia, la mozzarella, come lo stracchino, la scamorza o la crescenza, non è un formaggio magro perché contiene più del 20% di grassi. Stessa cosa vale per la robiola che contiene il 30% di grassi anche se viene considerata un formaggio magro. Altro capitolo si apre per la feta che è considerata molto healthy, ma, in realtà, ha una percentuale di sale molto alta.
La ricotta è indubbiamente quella con la percentuale di grassi inferiore: se è fatta con latte di bufala contiene il 15-20% di grassi, mentre se è fatta con latte di pecora, capra o mucca contiene circa il 10%. Il formaggio non dovrebbe essere consumato più di due volte alla settimana, da consumare in alternativa a proteine come la carne, pesce, legumi oppure salumi.