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Riposino pomeridiano: chi non dovrebbe farlo e quanto dovrebbe durare per non compromettere il sonno notturno

Difficile resistere alla sonnolenza pomeridiana, specialmente se si tratta di un’abitudine radicata. Esistono, però, alcuni accorgimenti per un riposo realmente rigenerante. Fanpage.it ne ha parlato con Luigi De Gennaro, professore ordinario alla Facoltà di Medicina e Psicologia di Sapienza e segretario dell’Associazione Italiana di Medicina del Sonno.
Intervista a Prof. Luigi De Gennaro
Professore ordinario di psicobiologia, psicologia fisiologica e disturbi del sonno presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università "La Sapienza" di Roma e segretario Associazione Italiana di Medicina del Sonno
A cura di Eleonora di Nonno
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Al mio paese quando il sole picchia sulle case tutta la gente chiude gli occhi e chiude le persiane” la canzone Siesta di Bobby Solo descrive un fenomeno che nel sud Italia viene chiamato “controra”. Subito dopo pranzo, specialmente durante la stagione estiva, la sonnolenza prende il sopravvento ed è difficile resistere al riposo pomeridiano. Che si tratti di un’esigenza dovuta alle temperature alte, a una predisposizione genetica o a un’abitudine consolidata, esistono alcune raccomandazioni per un pisolino realmente rigenerante. Quanto dovrebbe durare? Fa davvero bene a tutti? Ne abbiamo parlato con Luigi De Gennaro, professore ordinario alla Facoltà di Medicina e Psicologia di Sapienza e segretario dell’Associazione Italiana di Medicina del Sonno.

Pro e contro del riposo pomeridiano 

Anche il sonnellino è un fatto culturale. Se negli Stati Uniti viene visto come un ostacolo alla produttività, nelle zone del mondo caratterizzate da un clima più caldo è un’abitudine profondamente radicata nella cultura. “Nei Paesi in prossimità dell’equatore il rito della siesta, capace di sospendere le attività della giornata, è molto frequente – spiega il professore Luigi De Gennaro – Circa un decennio fa, soprattutto per merito del collega Matthew Walker, si è diffuso il termine power nap per indicare le virtù benefiche del sonnellino. Spesso viene menzionata solo l’azione positiva di questo riposo, come il ripristino delle capacità di prestazione lavorativa o della memoria, ma questo non vale per tutti i soggetti”. Il pisolino pomeridiano può, infatti, influenzare il sonno della notte. “Il sonnellino è proibito a chi soffre di un disturbo del sonno come l’insonnia, che colpisce in forma cronica una persona su 10 e in forma acuta 5 persone su 10. Il divieto rientra nei protocolli di trattamento di questa patologia” chiarisce il professore

Perché il pisolino è sconsigliato a chi soffre d’insonnia?

Se una persona è un insonne, quindi ha già un problema ogni sera nel favorire l’addormentamento, la soddisfazione parziale di questo bisogno nel pomeriggio pone il rischio di contribuire a stabilizzare e a mantenere il problema serale – sottolinea il professor De Gennaro – Non possiamo parlare univocamente dei benefici del sonnellino pomeridiano perché in tutti quelli che hanno un disturbo del sonno ha un effetto controproducente”. E per chi non soffre di problematiche legate al sonno? “Non esiste una risposta univoca. Ci sono alcune persone che hanno una consolidata abitudine al pisolino e ne vivono i benefici auto percepiti, altri che non li riscontrano affatto. La raccomandazione standard è che il sonnellino non duri più di 20 minuti” sottolinea il professore.

Riposo pomeridiano: perché non superare i 20 minuti 

La sonnolenza può essere assecondata per un periodo limitato di 20 minuti senza quindi scivolare nella fase del sonno profondo, il rischio è di risvegliarci senza essere lucidi – avverte il professore Luigi De Gennaro – Quando dormiamo, sia che sia sonno pomeridiano o sonno notturno, al risveglio sperimentiamo un fenomeno che si chiama inerzia del sonno. Nei primi minuti dopo il risveglio non siamo più performanti degli ultimi minuti prima di andare a dormire, paradossalmente lo siamo meno. L’inerzia del sonno è tanto maggiore tanto più profondo è stato il sonno. Faccio un esempio, ben venga fermarsi in autostrada per evitare i colpi di sonno ma attenzione a non esagerare con la durata del riposo altrimenti i primi minuti in cui ci si mette alla guida possono essere rischiosi”. Resta il dubbio se assecondare o no la sonnolenza della "controra". “Mettiamola così, se una persona fa aperitivo poi la sera a cena avrà meno fame. Ecco, la stessa cosa vale per il sonno, se ho soddisfatto questo bisogno nel pomeriggio, ne avrò meno la sera” conclude il professore.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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