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Quando la paura per il cambiamento climatico ci genera malessere: che cosa è l’ecoansia

Tra le tante forme di ansia che viviamo ce n’è una legata al cambiamento climatico, alla paura per l’ambiente. Con lo psichiatra Matteo Innocenti abbiamo indagato che cosa è l’ecoansia.
Intervista a Dott. Matteo Innocenti
Psichiatra, collaboratore presso l'Università degli Studi di Firenze
A cura di Francesca Parlato
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Se il pensiero del cambiamento climatico ti fa stare male, se fai caso a tutte le persone che anziché portarsi una borsa riciclabile da casa utilizzano le buste di plastica per fare la spesa, se fai sogni terrifici pensando ai disastri ambientali come gli incendi estivi o le inondazioni, probabilmente soffri di ecoansia. Il termine non è nuovo, è stato coniato nel 1977 dal filosofo australiano Glenn Albrecht che la definisce come la sensazione generalizzata che le basi ecologiche dell’esistenza siano in procinto di crollare. "Non è un disturbo classificato, ma i sintomi sono quelli dell'ansia: mancanza di concentrazione, pensiero che si arrovella sempre sullo stesso argomento, incubi, paura per il futuro" spiega a Fanpage.it lo psichiatra Matteo Innocenti, autore di numerose ricerche sull’impatto psicologico dei cambiamenti climatici sulla popolazione generale e del volume Ecoansia edito da Erickson.

I numeri dell'ecoansia

Uno studio recentemente pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet e definito dal The Guardian come "il più ampio studio mai pubblicato su giovani e ansia da cambiamento climatico", il 59% dei ragazzi intervistati tra i 16 e i 25 anni si è definito molto o estremamente preoccupato per il cambiamento climatico, l'84% invece moderatamente preoccupato, e ancora, poco meno della metà dei giovani intervistati (45%) ha raccontato che l'ansia per il cambiamento climatico influenza la quotidianità, il modo di mangiare, studiare e dormire. "Sono sicuramente i giovani i più colpiti da questo problema – spiega Innocenti – il rischio è che sviluppino un senso di rabbia verso chi inquina. E l'altra faccia della medaglia riguarda il fatto che siccome tutti anche i giovani più attenti e sensibili, in qualche modo, inquiniamo, c'è il rischio anche che questi ragazzi colpevolizzino loro stessi". L'ecoansia ha anche un'ulteriore caratteristica. "A differenza dell'ansia patologica che ha quasi sempre un'origine irrazionale, l'ecoansia non si può mettere in discussione, il cambiamento climatico in atto è vero, i problemi che derivano dall'inquinamento sono reali. Non si può lavorare sull'ecoansia come si lavora sull'ansia patologica". 

Come contrastare l'ecoansia

Per provare a combattere l'ecoansia possiamo mettere in atto due tipi di strategie differenti secondo Innocenti. "La prima riguarda l'adozione di comportamenti pro ambientali: proviamo ad agire con il rispetto verso l'ambiente, ad esempio cambiamo regime alimentare, riduciamo il consumo di carne, facciamo la differenziata e usiamo meno l'auto. In questo modo riusciremo a ridurre il senso di colpa e quella sensazione che stiamo danneggiando il pianeta. Ci sentiremo più efficaci, dal punto di vista cognitivo soprattutto". L'altra strategia riguarda invece un ritorno alla natura e la tecnica Shinrin-Yoku, ovvero dei bagni nella foresta. "Durante il Covid, soprattutto chi viveva nella grandi città, ha dovuto abbandonare qualsiasi contatto con la natura. Invece, per contrastare l'ecoansia, ma anche per migliorare il nostro benessere, dovremmo ritagliarci del tempo per vivere boschi, foreste, montagne. Le cortecce degli alberi ad esempio rilasciano alcune sostanze ansiolitiche che ci fanno bene soprattutto se soffriamo di questo tipo di angoscia. Poi siamo più esposti al sole, alla vitamina D, respiriamo aria buona, sentiamo che la natura esiste, che è ancora presente intorno a noi e questo servirà a tramutare l'emozione negativa causata dall'ecoansia in un'emozione positiva. Servirà a stimolare un reale attaccamento alla natura. Ovviamente questo comportamento non sarà utile per contrastare il cambiamento climatico, ma sarà importante per evitare il rischio di ecoparalisi. La conseguenza più grave dell'ecoansia". 

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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