Perché uno schiaffo è sempre un errore e non è mai utile per educare un bambino
Schiaffi ai bambini disubbidienti sì o no? Una sberla da parte di un genitore davanti a un fatto grave compiuto da un ragazzino è accettabile? Secondo questa sentenza del Tribunale di Roma a volte sì. I fatti in breve: una madre scopre che la figlia dodicenne manda delle foto osé a un ragazzo di diciannove anni tramite un social network e reagisce dandole uno schiaffo che le provoca un occhio nero e una ferita al labbro (e qualche giorno di assenza da scuola). La signora, condannata poi dallo stesso tribunale per maltrattamenti sulla figlia e sulla madre, per questo specifico episodio viene però assolta perché, si legge nelle motivazioni "una volta sorpresa la figlia, la signora ha indubbiamente ritenuto di esercitare quel potere/dovere di educazione e correzione dei figli che deve essere riconosciuto in capo a ciascun genitore".
Schiaffi sì o no: cosa succede nel cervello dei bambini
Una sberla non è accettabile, mai. Però succede. I genitori non sono delle entità perfette, i figli neanche e può succedere di perdere la pazienza. Ma le conseguenze possono essere gravi, soprattutto se si tratta di comportamenti ripetuti. "Partiamo da un dato – spiega a Fanpage.it Stefano Rossi, psicopedagogista e autore di "Lezioni d’amore per un figlio” (2023 Feltrinelli) – L'amigdala è quella parte del cervello che funziona da centralina emotiva. Il nostro sensore d'allarme, la parte più antica del cervello, che scatta quando rileva una minaccia. Fermo restando che colpire un bambino è prima di tutto inaccettabile dal punto di vista morale, oggi le ricerche ci dicono che nel momento in cui un bambino cresce in un clima di ansia, di terrore, di paura costante, l'amigdala diventa iperreattiva". Un eccesso di reattività conduce a due possibili conseguenze. "I circuiti emotivi potremmo dire che sono come dei muscoli, si allenano. In alcuni bambini si attiva il circuito della paura e crescendo faticheranno a trovare la loro voce nel mondo, in altri invece si attiva il circuito della collera, e avremo bambini più suscettibili alla rabbia o all'ira o a comportamenti disregolati".
Perché si perde la pazienza con i figli
Uno schiaffo difficilmente riesce ad assolvere una funzione educativa nel bambino. "Anzi è il metodo più efficace per educare un bambino alla violenza". Succede però che un genitore non riesca a reagire diversamente, complice la stanchezza, l'impazienza, la paura di un'azione del proprio figlio. "Può accadere ed è normale che accada di perdere la pazienza. Anche in questo caso è utile capire come funziona il cervello. La parte alta, la corteccia prefrontale, è la componente più evoluta del cervello, ed è quella che ci consente di entrare in empatia con l'altro, di comprendere i vissuti del prossimo. Poi c'è la parte bassa, quella più reattiva, dove si trova il meccanismo di attacco e fuga, (fight or flight in inglese) e quando siamo stanchi, la corteccia è meno reattiva e facciamo fatica a controllare la parte emotiva. Ed è in questi momenti che possiamo avere dei comportamenti meno controllati, e per questo si parla di disregolazione emotiva". Davanti a un errore di un figlio quindi l'ideale è sempre agire con la parte alta del cervello. "Dobbiamo sederci accanto a loro e fare la cosa più difficile: perdere tempo. Resistiamo alla facilità della sberla e ascoltiamoli. Ascoltiamo le loro emozioni, cosa hanno nel cuore, comprendiamo il loro punto di vista e poi facciamo come Socrate, pensiamo insieme, riflettiamo insieme in modo da coltivare una mente critica e un cuore intelligente".
Attenzione a comprare l'affetto dei propri figli
Dopo uno schiaffo o una sgridata particolarmente severa in molti genitori scatta il senso di colpa. E per compensare si ripara con un regalo o qualche strappo alle solite regole. Un meccanismo che però rischia di mandare in confusione il bambino. "Il meccanismo di compensazione non è funzionale. Nessun genitore è perfetto, nessun figlio è perfetto e gli schiaffi non dovrebbero mai esserci. Ma è vero che può succedere, come può succedere di dire delle cose che non si dovrebbero dire. Quando succede è inutile comprare regali, i figli non devono essere comprati. Servono però delle interazioni riparatrici. Ancora una volta, sediamoci accanto ai nostri figli, chiediamo scusa, impariamo a dire ‘Ho sbagliato'. Soprattutto durante l'adolescenza questo tipo di interazioni sono di fondamentale importanza per imparare a trasformare lo scontro in incontro e per parlare delle proprie emozioni. Un genitore che chiede scusa, che sa mettersi nei panni del figlio trasmetterà questi insegnamenti e crescerà un adulto consapevole".
I genitori: un porto sicuro per i bambini
In inglese si dice "Children see, children do", ovvero quello che i bambini vedono quello fanno. Un comportamento violento e ripetuto quasi certamente genera violenza. "Le linee guida ci dicono che i genitori devono essere un porto sicuro per i figli. Essere un porto sicuro vuol dire essere autorevoli, saper dire di no, mettere degli argini – spiega Rossi – Ma allo stesso tempo vuol dire essere amorevoli. Se ci vedono costantemente urlare (non parliamo di un episodio sporadico) impareranno ad urlare, se ci vedono in preda all'ansia avranno a loro volta paura. I bambini diventano quello che vedono. Un bambino che vede il genitore come un porto sicuro, accogliente, sarà un bambino prima e un adolescente poi, coraggioso, fiducioso, determinato. Un porto sicuro è quello che ti dà la speranza di prendere il largo per il mondo".