Perché la nostra attenzione dura meno di quella di un pesce rosso: come allenare la concentrazione
Alla fine di quest'articolo provate a contare quante volte avete interrotto la lettura per guardare Whatsapp, mettere il like a una foto su Instagram o attivare il silenzioso al telefono. La nostra soglia di attenzione si avvicina a quella di pesce rosso. Arrotondando per difetto. Uno studio targato Microsoft (non recentissimo, risale al 2015, ma direi che tutto lascia pensare a un peggioramento) dice che la nostra concentrazione è limitata a un periodo di massimo otto secondi. Otto. Neanche 10 secondi. Ci vantiamo di essere multitasking, ma la nostra concentrazione e capacità di attenzione è sempre più limitata. Mentre guardiamo un film scorriamo Instagram, mentre leggiamo una mail ci giriamo a parlare con il collega, saltiamo di palo in frasca, di social in social, di cuoricino in pollicione. Tanto che anche gli sceneggiatori di serie tv e film sono costretti a scrivere trame più second screen (ne ha parlato nel suo podcast la columnist del Guardian Marina Hyde) ovvero soggetti, dialoghi che siano semplici da seguire se mentre guardiamo lo schermo della tv dobbiamo buttare un occhio anche a quello del telefono."Una volta si diceva che siamo esposti ad un fiume di informazioni, oggi si potrebbe tranquillamente affermare che siamo immersi in un'oceano di informazioni! – ha detto a Fanpage.it il neuropsicologo Giuseppe Iannoccari – Prendiamo però un dato positivo: stiamo sviluppando un‘abilità mentale diversa, ovvero la capacità di selezionare le informazioni (attenzione selettiva). Anche se questo va a discapito della capacità di mantenere la concentrazione a lungo su un determinato compito(attenzione sostenuta).
Multitasking e multishifting: le differenze
Se c'è un aggettivo in voga negli ultimi anni, soprattutto per le giovani mamme, quello è multitasking. Quella capacità di fare due, tre, quattro cose contemporaneamente. E bene. Ma siamo sicuri che sia davvero così? Siamo davvero in grado di agire contemporaneamente su più fronti? "Spesso usiamo il termine multitasking per indicare un momento in cui stiamo facendo tante cose. – spiega Iannoccari – Il più delle volte si tratta in realtà di multishifting, ossia fare più cose in rapida successione, mentre solo poche volte riusciamo davvero a fare il multitasking, ossia più cose nello stesso momento. Il cervello ha dei grossi limiti nel fare più cose contemporaneamente, soprattutto se richiedono attenzione. Non riusciamo a conversare con una persona al telefono mentre seguiamo un programma alla radio o in tv, così come non possiamo scrivere un'email mentre parliamo con un collega. Per farlo, dobbiamo alternare l'attenzione tra un compito e l'altro. Riusciamo a svolgere più compiti contemporaneamente solo se uno di questi richiede attenzione mentre l'altro è automatico. Ad esempio, posso parlare mentre cammino, posso ascoltare la radio mentre cucino la minestra. Quindi, c'è una differenza sostanziale tra multitasking e multishifting".
Lo snorkeling dell'informazione
Succede a tutti noi. Usiamo il telefono a tavola, mentre facciamo un aperitivo con gli amici seduti al bar, mentre siamo in riunione, mentre guardiamo la tv. A un certo punto il nostro sguardo si sposta dall'interlocutore, o dallo schermo della tv o del pc, per guardare quello del telefono. Resistere è impossibile. Non riusciamo a essere concentrati e basta. Il telefono è come il canto delle sirene, ci richiama, ci dice sbloccami, scorri la mia home. Poche persone sono in grado di controllare questo richiamo e non è un caso se le foto dei ristoranti che mettono al bando gli smartphone dalla tavola diventano virali. Forse è un desiderio che tutti noi coltiviamo inconsciamente quello di liberarci dal telefono. "Ogni informazione che leggiamo, ogni post che pubblichiamo, stimola i circuiti della novità e della ricompensa. Quindi, ogni volta che vediamo un nuovo post sui social o leggiamo qualcosa su un sito, il sistema cerebrale viene stimolato e procura un piccolo piacere che abbiamo voglia di ripetere in continuazione (motivo per il quale passiamo molto tempo a scorrere i Social)". Ma ci bastano pochi secondi per essere appagati. I reel da un minuto, i video da manciate di secondi, le anteprime di un podcast, basta poco per soddisfarci, e non sempre, anzi quasi mai, abbiamo voglia di approfondire. "Decidiamo di approfondire un argomento solo se il contenuto è accattivante o ci interessa in modo particolare. Se volessimo fare una metafora marina, potremmo dire che mentre una volta praticavamo il ‘sub', ossia scendevamo a fondo per esplorare il fondale nei minimi dettagli, oggi facciamo ‘snorkeling', ossia nuotiamo velocemente sulla superficie dell'acqua, guardando molto ma non approfondendo nulla. Infatti, se dopo mezz'ora di scorrimento dei post chiedessimo cosa si ricorda di ciò che si è visto, avremmo più o meno il 3% dei contenuti. Diversamente, se leggiamo una pagina di un libro o un articolo su Internet, la quota di rievocazione sale al 30%".
Trame e dialoghi più second screen
Nel suo podcast "The rest is entertainement" la giornalista Marina Hyde ha raccontato che la nuova tendenza delle case di produzione di serie tv e film è ‘trame più second screen', trame che consentano di essere seguite anche se mentre guardiamo la tv ci distraiamo con il telefono. "Chiunque abbia in casa un giovane under 25 avrà fatto caso al fatto che mentre vede un programma televisivo, anche se lo interessa particolarmente, tende a consultare continuamente lo smartphone mandando messaggi e visionando i social. In questo modo, ancora una volta non è l'attenzione sostenuta quella più utilizzata, bensì l'attenzione selettiva e quella alternata. – spiega Iannoccari – Tenendo conto di questo fenomeno dilagante, e stante il periodo di crescente difficoltà del ‘prodotto' televisivo (serie televisive a parte), i formati cine-televisivi devono tener conto di questo cambiamento e assecondarlo se vogliono mantenere il contatto con il pubblico più giovane (e sempre più anche quello più âgé)". Quindi, concetti brevi, ma ripetuti per consentire al pubblico di alternare l'attenzione tra un device e l'altro senza perdere il filo della narrazione televisiva. In caso contrario si tenderà a spegnere il televisore piuttosto che lo smartphone.
Come migliorare la concentrazione con 3 esercizi di ginnastica mentale
La regola da tenere presente se vogliamo migliorare la nostra soglia di attenzione è che il cervello ha bisogno di semplicità e ordine.
"Certo proporre di fare una cosa per volta è un compito arduo, sarebbe come voler portare indietro le lancette del tempo. Il nostro è un tempo veloce nel quale siamo completamente immersi. Immaginiamo di trovarci in mezzo ad una folla che cammina velocemente, non potremmo fare altro che seguire il passo della folla. Al pari, essere immersi in un mondo che sforna milioni di informazioni al giorno richiede di rimanere al passo per non restare troppo indietro. Ciò detto, tuttavia, per allenare la concentrazione servono due azioni: motivazione ed esercizio.Per quanto riguarda la motivazione, è importante decidere cosa ci interessa davvero approfondire durante la giornata e dedicarci a quello specifico argomento senza disperdere troppo tempo verso altre informazioni meno rilevanti". Iannoccari, che è anche un esperto di ginnastica mentale, ci propone allora tre esercizi che possono aiutarci a mantenere focalizzata l'attenzione più a lungo:
1) Rileggere questo articolo contando quante sono le parole che iniziano con la lettera "F" (si può ripetere con qualsiasi altra lettera);
2) Ascoltare una canzone e seguire soltanto uno strumento, come ad esempio il basso o il pianoforte;
3) Prendere un argomento di particolare interesse e cercare e approfondire almeno cinque notizie collegate. Per iniziare, si potrebbe scegliere con il tema della concentrazione.