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Perché essere egoisti a volte fa bene: quanto è importante imparare a riconoscere i propri bisogni

Mettersi al centro, dare priorità ai propri bisogni, non è per forza un comportamento negativo. Con lo psicologo Matteo Merigo abbiamo parlato di egoismo sano e cattivo.
Intervista a Dott. Matteo Merigo
Psicologo e psicoterapeuta
A cura di Francesca Parlato
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Siamo abituati a utilizzare il termine egoista sempre in un'accezione negativa, per indicare qualcuno che non ha voglia o modo di dedicarsi agli altri ma è sempre concentrato soltanto su sé stesso. Ma se invece provassimo a cambiare prospettiva? Se provassimo per un attimo a rivalutare chi è in grado di dire ogni tanto qualche no, di mettere i propri bisogni al centro anziché sacrificarli? In questi casi sarebbe davvero sbagliato essere egoisti? "L'egoismo in realtà risponde a una domanda corretta: è una rappresentazione dell'autostima – spiega a Fanpage.it lo psicologo e psicoterapeuta Matteo Merigo – Senza egoismo l'autostima non c'è. È ovvio che può diventare problematico quando diventa la caratteristica principale di una personalità ma allo stesso tempo anche l'eccesso di altruismo può diventare dannoso e negativo". 

I rischi di un eccesso di disponibilità

Sul lavoro, nei rapporti di coppia, nelle amicizie, con i propri figli, sono soprattutto le donne ad avere maggior difficoltà a dire no. Sono abituate a non risparmiarsi, difficilmente contemplano un no come risposta davanti a una richiesta. "È il giusto equilibrio invece che ci permette non soltanto di avere maggiore consapevolezza di noi stessi e di chi siamo e di farci sopravvivere. – chiarisce Merigo – Nel lungo periodo invece chi non riesce a dire mai di no (e mi riferisco sopratutto alle donne) rischia di andare incontro a due sindromi: quella della crocerossina e quella di Wendy. Nel primo caso l'eccesso di disponibilità potrebbe portare a dire ‘Faccio tutto per gli altri e nessuno fa niente per me'. Nell'altro caso invece la persona si sente appagata dal fatto di far tutto per gli altri, dal sacrificio e sceglie di rinunciare ai propri bisogni per immolarsi per gli altri".

Imparare a dire di no

Succede a volte che pur avendo magari un malessere, un banale mal di testa ad esempio, non riusciamo a dire di no a una richiesta di uscita da parte di un'amica che non vediamo da tempo, di gioco da parte di un figlio. "Si tratta di un errore. In questo caso dire di no è necessario. È egoismo sano perché soltanto nel momento in cui stiamo bene siamo in grado di prenderci cura di qualcun altro". E poi imparare a dire di no è educativo. "Che sia il figlio, il partner o un amico, dire di no serve a porre un limite sul fatto che non si può essere sempre pronti in qualsiasi momento per qualsiasi evenienza. E poi è importante anche per sé stessi, per aiutarci a comprendere di cosa abbiamo bisogno e di cosa non abbiamo bisogno. Il sano egoismo ha sempre senso, non si tratta, come dicevamo all'inizio di egocentrismo, ma è quella sensazione, quel bisogno che serve ad aiutarci a vivere meglio e ad essere più efficaci per sé e per gli altri".

Sensi di colpa, addio

Un altro dei motivi per cui spesso diventa difficile dire di no, sono i sensi di colpa. Si sceglie di andare anche contro i propri bisogni pur di non sentirsi in colpa in un secondo momento. "I sensi di colpa hanno quasi sempre due profonde motivazioni, la prima attiene le proprie scelte, il comportamento, ma la seconda, quella più frequente, riguarda il fatto che si ha paura di un giudizio negativo". Succede quindi che molte volte non si riesca a dire di no per paura di essere giudicati. "Per vincerlo, perché ricordiamo che i sensi di colpa possono essere dannosi e negativi, chiediamoci sempre se una determinata cosa abbiamo scelto di non farla perché non potevamo o non volevamo e diamo importanza alle nostre motivazioni". 

Il giusto equilibrio

I rapporti, d'amore, d'amicizia, sono fatti di mediazioni. "Spesso si incrinano perché non è facile mantenere tutto in equilibrio. Chi non riesce a esercitare un po' di sano egoismo rischia di mettere il proprio partner sul piedistallo e di trascurarsi. Per questo è importante lavorare sull'equilibrio e rendersi conto se il proprio partner o il proprio amico, è disposto ad essere presente per noi, come noi lo siamo per lui. Se ci rendiamo conto che questa disponibilità non è reciproca è necessaria una presa di coscienza perché ci troviamo di fronte a una condizione di cattivo egoismo, tutt'altro che sano, che potrebbe compromettere la salute della relazione". 

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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