Obesità in aumento: quali sono i cibi ultraprocessati e perché sono un pericolo per la salute
Obesi nonostante tutto. Nonostante il cibo salutare, nonostante l'attenzione per il biologico, nonostante i trend di Instagram verso le merende fatte in casa. Nonostante tutto questo, negli ultimi venti anni la percentuale di persone con obesità è aumentata del 36%. L'allarme, perché di allarme si tratta, è venuto fuori da una ricerca condotta dagli studiosi della Fondazione Aletheia in occasione della Giornata Mondiale dell'Alimentazione. Come si legge nel rapporto "Malattie, cibo e salute" pubblicato a luglio, l'eccesso di peso in Italia interessa quasi una persona su due (il 46,4%), in particolare il 34,6% della popolazione è in sovrappeso e l'11,8% è in una condizione di obesità (circa sei milioni di persone). "Negli ultimi venti anni – si legge nel rapporto – questo fenomeno ha registrato una crescita rilevante se consideriamo che nel 2003 il tasso di sovrappeso si attestava al 33,8% (poco meno di 16 milioni), mentre quello di obesità al 9% (circa 4,3 milioni). Nell’ultimo ventennio, dunque, le persone in sovrappeso sono cresciute del 7,1% mentre le persone obese sono cresciute del 36,4%".
A cosa è dovuto l'aumento dell'obesità
La nostra ossessione per il cibo in questi ultimi anni è sicuramente cresciuta, tra programmi tv e social (in particolare Instagram e TikTok) il cibo è diventato sempre più intrattenimento. Nonostante gli inviti a non sprecare, a tornare alle ricette fatte in casa e a una dieta più sana, nonostante nel 2010 la dieta Mediterranea sia diventata patrimonio dell'Unesco, il trend del peso degli italiani però è negativo. Il motivo secondo gli esperti è uno: si chiama cibo ultraprocessato.
Che cosa è il cibo ultraprocessato e perché è un pericolo per la salute
I cibi ultraprocessati sono tutto il contrario di quello che consigliano oggi medici, nutrizionisti ed esperti di salute e benessere. Si tratta di alimenti che subiscono più di una trasformazione prima di arrivare in tavola, cotture, fritture, aggiunta di ingredienti come sale, zuccheri, conservanti, insaporitori. Cibi che sono un piacere per il palato – nessuno lo nega – ma un rischio per la salute. E per questo andrebbero limitati il più possibile. Secondo i dati emersi dalla ricerca di Aletheia il 14% delle calorie che consumiamo arriva da lì, da questi alimenti come merendine, patatine, cereali, snack, barrette iperproteiche, che sono un concentrato di trasformazioni e manipolazioni. Il consumo di questo tipo di alimenti, spiegano sempre gli esperti, sta aumentando tra i giovani, in particolare nella fascia d'età compresa tra i 5 e i 30 anni. Uno studio pubblicato qualche mese fa sul British Medical Journal ha stimato che sono circa 32 effetti dannosi diversi quelli che possono provocare i cibi ultraprocessati. Secondo i dati della Fondazione Aletheia riducendo almeno del 20% la quantità di calorie provenienti da cibi ricchi di zuccheri e grassi si potrebbero prevenire fino a 688mila casi di malattie croniche entro il 2050. Un beneficio che avrebbe un riverbero anche sull'economia del paese, con un risparmio di circa 12 miliardi per la cura di malattie evitabili. Per questo Esmeralda Capristo, docente di Scienza dell’Alimentazione e delle Tecniche Dietetiche Applicate, Università Cattolica del S. Cuore e membro del Comitato scientifico della Fondazione Aletheia ha dichiarato in occasione della Giornata Mondiale dell'Alimentazione: "È fondamentale proteggere le future generazioni da abitudini alimentari dannose e continuare a investire in politiche che promuovano la Dieta Mediterranea, non solo come modello nutrizionale, ma anche come cultura della consapevolezza alimentare. Genitori, educatori, mondo della ricerca e decisori politici devono lavorare insieme per contrastare questa tendenza preoccupante”.