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Natale 2024

Natale, regali e acquisti: la psicologa spiega come resistere allo shopping compulsivo

Se conoscete il numero della vostra carta di credito a memoria (tutte le 16 cifre) vuol dire che state facendo troppo shopping. Di sindrome dell’acquisto compulsivo ne abbiamo parlato con la dottoressa Santamaria Palombo.
Intervista a Dott.ssa Francesca Santamaria Palombo
Psicologa e psicoterapeuta
A cura di Francesca Parlato
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A pochi giorni dalla fine del Black Friday (che ormai dura quasi una settimana e non più soltanto 24 ore) è il tempo di fare un bilancio: se avete comprato più di 3 cose che non sono realmente utili nella vostra vita, ma che vi sembravano indispensabili perché il prezzo era calato (!) del 20%, allora potete tranquillamente accomodarvi lì, in quel girone infernale popolato da chi soffre di shopping compulsivo. Siete quelli che comprano di notte, che non resistono alla ruota della fortuna di Temu e che restano incantati dalla voce di Paolo Mastrota durante le sue televendite come Ulisse con il canto delle sirene. E ora che il Natale si avvicina, il problema si amplifica: questo è il periodo preferito degli shopping addicted. Possono comprare e giustificarsi dicendo che si tratta di regali. Le carte di credito strisciano, i conti si abbassano e la tredicesima (quando c'è) non basterà a risollevare le finanze.

Il piacere dello shopping

Lo shopping è una forma di appagamento. E non c'è niente di male in questo. Ognuno di noi ha dei bisogni primari: mangiare, dormire, i bisogni primari sono quelli legati alla sopravvivenza, indispensabili. Poi ci sono i bisogni secondari, che afferiscono alla sfera sociale e a quella dell'emotività: andare al cinema, ballare, sentire la musica. E tra questi, soprattutto per noi occidentali, c'è sicuramente l'acquistare e il possedere. "Lo shopping ci fa sentire meglio, ci procura un piacere quasi immediato – spiega a Fanpage.it la psicoterapeuta Francesca Santamaria Palombo – Ci dà gioia comprare qualcosa che ci piace. Un cappello, una maglia, un orologio, ci possono fare sentire più glamour e alla moda. Oppure pensiamo a un oggetto tecnologico o un elettrodomestico: anche se non ne abbiamo bisogno (non si tratta di bisogni primari) ci dà soddisfazione, ci procura anche una piccola evasione dalla quotidianità. Ci concede un momento di leggerezza". Se c'è equilibrio lo shopping è giustamente un momento di benessere. "Il problema nasce quando diventa una dipendenza. – continua la psicoterapeuta – Il disequilibrio si crea quando siamo felici solo nel momento in cui acquistiamo qualcosa, perché in questo caso lo shopping non è più una delle tante varianti per evadere, ma diventa l'unica modalità che ci dà felicità". 

Quando lo shopping diventa dipendenza

In uno dei libri più popolari sugli acquisti compulsivi "I love shopping" di Sophie Kinsella, la protagonista Becky, pur essendo una giornalista esperta di economia e finanza, ha continui problemi con i suoi conti a causa della sua mania di comprare. "Quando si ha una dipendenza si insegue il piacere immediato che l'oggetto del desiderio ci procura. In questo caso l'acquisto è un momento di grande felicità, che si brucia subito, in un istante. È una sensazione irresistibile ma fugace, come tutte le dipendenze. E si consuma talmente velocemente che avremmo subito voglia di farlo di nuovo, di comprare qualcos'altro". Il punto, nel caso dello shopping compulsivo, è che il piacere è l'acquisto stesso, l'oggetto perde di valore, perde di significato, è l'azione in sé a provocare il brivido. E per questo non basta mai. A rischiare di soffrire di oniomania, è questo il termine scientifico, coniato dallo psichiatra tedesco Emil Kraepelin (è bene specificare che la comunità scientifica non riconosce la sindrome da acquisto compulsivo come un disturbo psichiatrico) sono per lo più le donne tra i 20 e i 30 anni che hanno avuto o hanno altri disturbi come ansia, fobie o depressione. E poi c'è il problema dell'autostima. "L'acquisto di un oggetto, soprattutto molto costoso, è legato anche al tema dell'autostima, perché acquistando un oggetto particolarmente prezioso, uno smartphone di ultima generazione, una borsa costosa, ci costruiamo anche uno status sociale. E lo stesso accade se facciamo dei regali costosi: se alla mia fidanzata regalo un orologio particolarmente caro non le sto facendo un regalo e basta sto stabilendo anche il mio status, il potere. E la nostra autostima ne esce rafforzata". 

A Natale meno shopping più decluttering

Il periodo peggiore per chi ha le mani bucate è l'inverno. Da novembre a gennaio, tra Black Friday, Natale e saldi resistere alla vocina che ci chiama dalle vetrine e che dice "comprami" è impossibile.  "Ma lo shopping è una strategia non risolutiva per affrontare i nostri dolori, i nostri momenti di stress. Diventa un modo effimero (il piacere dura pochissimo ricordiamolo) per colmare un vuoto. Il problema però è anche della nostra società, pensiamo che attraverso l'oggetto materiale possiamo essere più felici ed è la società che ci porta a dire che dobbiamo acquistare e acquistare e ancora acquistare". Allora il suggerimento della psicoterapeuta è ripensare il Natale. "Credo che bisognerebbe cominciare a ripensare il nostro comportamento in questo periodo. Trasformare i regali in beneficenza, scegliere regali che aiutano associazioni o enti che si occupano degli altri e tornare al minimalismo. Siamo pieni di oggetti, pieni di cose che non ci servono a nulla. Potremmo provare ad andare un po' in controtendenza questo Natale: impariamo a eliminare il superfluo, compriamo solo se abbiamo davvero bisogno di qualcosa. Una sorta di decluttering natalizio". 

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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