Misofobia: quando la paura dello sporco diventa un’ossessione e non puoi fare a meno di pulire
Se aprite l'astuccio degli auricolari, cosa notate? Se sbattete leggermente la tastiera del pc quante briciole escono? E se vi concentraste per un attimo a ispezionare il fondo della vostra borsa? Se si tratta di azioni che non svolgete con una certa frequenza vi accorgerete che probabilmente ci sono cumuli di polvere, residui di sporco, schifezze. Se invece non trovate niente di niente ma anzi è tutto perfettamente pulito, probabilmente saprete anche bene che cos'è la misofobia. Dal greco miso vuol dire sozzura e fobia, lo sapete, insieme: paura dello sporco. Se appartenete alla categoria dei misofobici state tranquilli, siete in buona compagnia, tra i più famosi a soffrire di questa forma di disturbo ossessivo compulsivo ci sono anche Cameron Diaz e Donald Trump. "Si tratta della paura di contaminarsi entrando in contatto con degli oggetti sporchi e per questo chi ne soffre diventa ossessionato dalle pulizie e dal pulirsi" ha spiegato a Fanpage.it la dottoressa Francesca Santamaria Palombo, psicologa e psicoterapeuta.
La paura dello sporco
Spesso la misofobia si accompagna alla paura dei germi, la germofobia. Chi ne soffre tende a lavarsi le mani molto spesso, usa i guanti, gira portando sempre dei disinfettanti in borsa e poi soprattutto pulisce. Pulisce sempre, pulisce tutto, pulisce ovunque. Non ne può fare a meno. "È un comportamento indispensabile per il misofobico. Per questo si parla di disturbo ossessivo compulsivo. La preoccupazione principale è sempre la contaminazione e per questo il misofobico deve mettere in atto tutta una serie di accorgimenti e precauzioni per tutelarsi". Quest'ossessione si traduce non solo in un'estrema pulizia ma spesso anche in un estremo ordine. "Le persone che soffrono di misofobia sono anche tendenti a una grande precisione. Magari i loro accorgimenti, togliersi le scarpe in casa o lavarsi le mani non appena si entra, sono anche giusti dal punto di vista igienico, ma sono attuati con una rigidità che sfocia nell'ossessione e che li porta a sentirsi destabilizzati non appena saltano uno dei loro riti o escono fuori dalla loro confort zone".
Quando si può parlare di disturbo
Chi soffre di misofobia vive con ansia e paura qualsiasi evento possa metterli a rischio di contaminazione, il loro disturbo può diventare invalidante per la loro vita sociale. "Una mia paziente si svegliava al mattino all'alba, molte ore prima del necessario, perché prima di arrivare in ufficio doveva assolutamente pulire la casa nel modo che solo lei conosceva. – racconta la psicologa – Oppure pensiamo a chi si deve pulire la mani non appena entra in contatto con qualcosa che non considera pulito, chi utilizza salviette ovunque, chi addirittura indossa i guanti. In tutti questi casi siamo nell'ambito del patologico".
Da cosa deriva la misofobia
C'è sicuramente un tratto comune in tutte le persone che soffrono di misofobia: la necessità di tenere tutto sotto controllo. "Il misofobico ha quasi sempre una personalità ipercontrollante e che attraverso il controllo dell'igiene controlla la propria vita e vive male gli imprevisti, i fuori programma". Ma la misofobia può essere generata anche da traumi, episodi che hanno innescato una paura della contaminazione, della malattia. "Ogni paziente ha una storia a sé, certo che per chi già aveva delle tendenze, chi già soffriva di ansie o aveva una personalità tendente alla misofobia, la pandemia da Covid non ha fatto altro che accentuare questi tratti".
Come si cura la misofobia
Da questo tipo di paranoia però si può guarire. "Il trattamento più indicato è la terapia cognitivo-comportamentale che serve a ridurre piano piano questi comportamenti fino ad arrivare alle cause che hanno provocato questo disturbo. Tramite un'analisi funzionale si capisce quando viene messo in atto un certo comportamento e quali strategie potrebbero essere usate per annullare i sintomi. Nei casi più gravi si può anche arrivare a valutare un intervento psichiatrico con l'utilizzo dei farmaci, ma in generale la psicoterapia funziona bene perché si insegna al paziente a mettere in atto una nuova e rassicurante routine per fare in modo che si inizi a trovare una sorta di compromesso. Si parla di germi positivi, utili per sviluppare le nostre difese immunitarie, e si fa anche una sorta di percorso educativo per dirottare queste capacità di controllo verso elementi più funzionali, si promuovono abitudini positive e nuovi interessi che allontanino il paziente dalla sua ossessione".