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La dieta del microbiota: come funziona e perché nutrire i batteri fa bene alla salute

È una parola ormai entrata nell’uso comune, ma quanto ne sappiamo davvero del nostro microbiota? Abbiamo chiesto all’esperto e divulgatore scientifico Manuele Biazzo di spiegarci di più di questa popolazione fatta di microbi e virus che vive all’interno del nostro organismo.
Intervista a Dott. Manuele Biazzo
Nutrizionista esperto di microbiota e Scientific director of the Institute of Microbiome and Applied Sciences
A cura di Francesca Parlato
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Nel nostro lessico alimentare ormai è entrata di diritto già da qualche anno la parola microbiota. Un termine prima usato solo da medici, nutrizionisti, biologi e che oggi invece, che siamo tutti più attenti alla, dieta, alla salute e al cibo che mettiamo in tavola, usiamo con una certa nonchalance. Ma sappiamo davvero cosa vuol dire microbiota e perché è così fondamentale per la nostra salute? "Il microbiota è una comunità di microrganismi che vive e risiede in vari distretti del nostro corpo e che si evolve insieme a noi – ha spiegato a Fanpage.it il dottor Manuele Biazzo, biotecnologo ed esperto di microbiota – Esiste il microbiota intestinale, quello più popolato, poi quello cutaneo, nasale, polmonare, vaginale. Il nostro corpo è sommerso da microrganismi, paradossalmente abbiamo più cellule microbiche che umane". 

A cosa serve il microbiota

Ma perché tutti queste cellule estranee (batteri compresi) che popolano il nostro corpo sono così importanti per il nostro benessere? "Abbiamo detto che il microbiota è una comunità di microrganismi, batteri, virus, funghi, parassiti, e a dispetto di quello che queste parole potrebbero suggerirci non dobbiamo immaginarli come agenti patogeni. Per capire perché il microbiota è così importante pensiamo a come il nostro corpo combatte le infezioni, come reagisce all'invasione di un estraneo: tenta di eliminarlo con tutte le sue forze. Lo stesso non avviene con i microrganismi che popolano il microbiota: anzi c'è una grande tolleranza, una vera e propria simbiosi, proprio perché il microbiota si evolve con noi". I trilioni di microrganismi che lo formano inoltre assolvono delle funzioni che non potremmo svolgere da soli: "Ci aiutano nella sintesi di alcune vitamine, sostengono il nostro metabolismo, educano il sistema immunitario". Anche le nostre preferenze alimentari sono influenzate dal microbiota: "C'è chi preferisce i dolci, chi il salato, chi non resiste ai cibi più grassi: sembra che alcune popolazioni batteriche indichino all'ospite (cioè noi) il cibo da introdurre. Quando si ha un'elevata presenza di specie batteriche che si alimentano di zuccheri, si ha una predilezione a preferire cibi zuccherini, se invece vanno più sui grassi si fanno scelte diverse". Quando si dice fare una scelta di pancia.

Perché è importante il bilanciamento del microbiota

La parola d'ordine quando si parla di microbiota è bilanciamento. I microrganismi che abitano il nostro intestino potrebbero essere divisi in due categorie, per semplificare li chiameremo i buoni e i cattivi. Ma in questo caso i buoni non devono sopraffare i cattivi, deve esserci una pacifica (e soprattutto bilanciata) convivenza. Anche i cattivi infatti svolgono un ruolo necessario. "Le specie ‘cattive' quelle pro infiammatorie, ci devono essere perché vanno a educare la risposta immunitaria". Non è detto infatti che un microrganismo pro infiammatorio dia adito a una problematica. "Dipende dalla quantità: in microbiologia si parla di quorum sensing, ovvero questi elementi possono produrre tossine, diventando quindi dannosi per il nostro corpo, solo quando raggiungono una determinata concentrazione, per il resto del tempo sono inerti. Se raggiungono il quorum diventano effettivamente un pericolo per l'organismo. Pensiamo alla candida: un fungo che a livello vaginale è considerato patologico, ma la sua presenza all'interno dell'intestino invece non è patologica. Così come l'escherichia coli: alcuni ceppi possono essere patogeni, altri invece hanno anche delle funzioni positive, secernono anche la serotonina, l'ormone del buonumore".

Cosa succede se si sbilancia la popolazione del microbiota

Cosa succede però se gli elementi si sbilanciano, se una popolazione prende il sopravvento sull'altra? Quali sono le conseguenze? "Un microbiota non in salute può dare adito a problematiche relative al metabolismo, perché i batteri, non dobbiamo dimenticarlo digeriscono per noi. Feuerbach diceva l'uomo è ciò che mangia, in realtà l'uomo è ciò che digerisce, perché è dal cibo che ingeriamo che dobbiamo estrarre i nutrienti (carboidrati, proteine, vitamine), c'è chi estrae troppo, chi troppo poco. E queste ‘estrazioni' sono controllate dal microbiota". Un microbiota sbilanciato può dar luogo anche a problemi di ansie e stress. "Questo avviene perché esiste un'asse importante intestino cervello: nell'intestino c'è un'innervazione neurale enorme e poi c'è il nervo vago che ha una relazione diretta con il cervello. Quando c'è una permeabilità intestinale, quando l'intestino butta in circolo molto più massivamente le tossine, il cervello, la barriera ematoencefalica si va a chiudere ancora di più, e questo comporta un minore rilascio di neurotrasmettitori. Provocando ansia, depressione e stress". Ma un microbiota non in salute può causare anche problemi legati al sistema immunitario e poi più strettamente legate all'intestino "Un microbiota in disequilibrio può dare luogo a diverse problematiche gastrointestinali: come il morbo di Crohn, la rettocolite ulcerosa, la sindrome dell'intestino irritabile. Ma anche problematiche come la candida che abbiamo citato prima: questa infezione è proprio conseguenza di una traslocazione dall'intestino alla vagina di un fungo che vive normalmente (senza dare adito a problemi quando il microbiota è ben bilanciato) nell'intestino". 

La dieta del microbiota

Abbiamo parlato di bilanciamento, di digestione, di batteri e cellule, ma come si fa a fare in modo che questa comunità di microrganismi sia in equilibrio e ci garantisca il benessere? La chiave è sempre una: l'alimentazione. "Una volta che ci accorgiamo di uno sbilanciamento nella comunità del microbiota, quando c'è poca akkermansia, pochi bifido batteri, moltissima prevotella, tantissimo streptococco, cosa si fa? Si prende l'antibiotico? Purtroppo non esistono medicinali così specifici sulla specie singola. Allora bisogna agire con due meccanismi: il primo è la dieta. Alcuni elementi fanno proliferare certe specie di microrganismi altri li mantengono dormienti. E per questo una volta stabiliti quali sono le comunità microbiche da far salire o da far scendere si scelgono determinati alimenti in grado di influenzare la loro vita. Se devo far scendere lo streptococco eviterò quegli alimenti che sappiamo che nutrono questo batterio. C'è ancora molta ricerca da fare su questo, però esistono già abbastanza nozioni per poter aiutare i pazienti a costruire una dieta bilanciata". Per capire quali sono gli alimenti utili dobbiamo partire da un principio: "Tutti i microbi si nutrono di fibre, che ricordiamo non sono digeribili dall'uomo senza il microbiota. Per capire quali siano i cibi più adatti per il paziente è necessario ovviamente svolgere un test e analizzare quali comunità di microbi vivono nell'intestino e in che quantità. Sicuramente in via generale possiamo dire che un'alimentazione ricca di fibre fa bene, ma in alcuni casi potrebbe essere necessario eliminarle perché favoriscono troppo la fermentazione". Tra le tante diete che sentiamo in questo periodo c'è la FODMAP che elimina gli alimenti altamente fermentabili e che è spesso utilizzata da chi soffre di sindrome del colon irritabile. "In un paziente sano le verdure e le fibre sono un elemento positivo, in un paziente con disbiosi potrebbe essere necessario andare per sottrazione o fare dei cicli di dieta. Ma anche i cibi integrali, quelli non processati, quelli non raffinati, la frutta secca fanno bene al microbiota". L'altro meccanismo in grado di condizionare il microbiota è l'assunzione di probiotici. "Un'integrazione probiotica, studiata ad hoc sul microbiota del paziente, diventa fondamentale perché i probiotici hanno la funzione di andare a competere sulla colonizzazione di una nicchia ecologica specifica, ad esempio lactobacilli, bifido batteri, akkermansia, svolgono un'attività di competizione, anziché far crescere la salmonella o altri microbi che possono a lungo andare, se proliferano troppo, diventare dannosi, competono e fanno crescere microrganismi benefici". 

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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