Giornata Mondiale dei Sogni: la psicologa spiega come capire se inseguiamo quello giusto
Si chiama World Dreamy Day: il 25 settembre è una giornata dedicata ai sogni, a quelli già diventati realtà, ma soprattuto a quelli tutti da realizzare e a cui dare forma. La giornata è stata istituita nel 2012 dall’americana Ozioma Egwuonwu, esperta di strategie motivazionali ed ex professoressa alla Columbia University, con l'obiettivo di incentivare le persone a credere nelle proprie potenzialità, motivarle a dare valore ai propri sogni, senza lasciarli morire nel cassetto. Oggi l'iniziativa globale è sostenuta da Global Dreams Rising, un'organizzazione benefica con sede a New York, che si batte affinché tutti abbiano la possibilità di esprimere il proprio potenziale. Spronare i sognatori significa dare valore alle loro idee, significa spingerli ad andare avanti e a sognare sempre più in grande, così da rendere il mondo un posto migliore, ciascuno col contributo di cui è capace. Con la dottoressa Lucia Montesi, psicologa e psicoterapeuta, abbiamo indagato il mondo dei sogni e della realizzazione personale, per capire le strategie giuste per concretizzare i propri progetti.
Che cos'è un sogno e come realizzarlo
Un sogno nel cassetto non deve restare tale, quindi qualcosa di sepolto e irrealizzato, da guardare in lontananza. È qualcosa a cui dare effettivamente dare forma, da coltivare e
realizzare, ma solo se ci sono i presupposti. La psicologa ha puntualizzato: "Il sogno che da sempre accarezziamo potrebbe rappresentare semplicemente un'illusoria fuga dalla realtà con cui non vogliamo o non siamo in grado di confrontarci e in questo caso anche realizzandolo ci ritroveremmo insoddisfatti quanto prima. Oppure non si tratta di un nostro sogno autentico, ma di una pressione che ci arriva dai familiari o da altre persone care. Anche in questo caso realizzarlo ci lascerebbe nella frustrazione e nel malcontento. I sogni da coltivare sono quelli che riconosciamo come autenticamente nostri e per cui siamo sufficientemente attrezzati". Anche in questo senso, c'è però da fare una precisazione in merito a come procedere: "Possiamo pensare al sogno come l’idea generale che ci ispira e agli obiettivi come ai passi più chiaramente definiti e strutturati da compiere per poterlo realizzare. Il sogno va infatti tradotto in obiettivi concreti, in un piano di azione che necessita di continui riaggiustamenti. Gli obiettivi possono essere a breve, a medio e a lungo termine e nella realizzazione di un sogno possono essere tutti compresi, in momenti diversi. Per realizzare un sogno è necessario saper identificare tutti i passi necessari e quindi tutti i sotto-obiettivi e anche tra questi dobbiamo valutare quali sono fattibili e quali no, quali risorse ci richiedono, stabilire i tempi in cui raggiungerli". In questo percorso bisogna trovare la forza innanzitutto dentro noi stessi: "Se abbiamo bisogno di trovare ispirazione all’esterno, questo è già un segnale che quel sogno non è nostro, non ci appartiene e non ci rispecchia. Certamente è importante avere intorno persone che ci incoraggiano, che ci trasmettono fiducia, che ci aiutano a mettere meglio a fuoco ciò che ci blocca. In questo senso anche rivolgersi a uno specialista può aiutare a sgombrare la strada verso la realizzazione di ciò che si desidera. Tuttavia, il motore primario dell’ispirazione e del sostegno deve venire da noi stessi, dobbiamo imparare a dare voce a ciò che desideriamo, a dargli legittimazione, a guardare onestamente i nostri punti di forza e darci per primi quella pacca sulla spalla che ci darebbe un amico, in un momento di impasse e di scoraggiamento".
Come trasformare un sogno in realtà
Sicuramente quando ci si confronta con i propri sogni bisogna affrontare e superare degli ostacoli, che a volte provengono proprio da noi stessi. La psicologa ha chiarito: "I motivi per cui un sogno resta irrealizzato possono essere molteplici, e non tutti sono consapevoli. Alcuni motivi sono esterni a noi e ci costringono a rinunciare, altri sono legati alle nostre paure, alle nostre convinzioni sull’essere o meno in grado di perseguire una certa meta, alla nostra tendenza a scoraggiarci se non vediamo subito risultati, oppure a nostri errori di valutazione per cui agogniamo a raggiungere qualcosa che è effettivamente fuori dalla nostra portata; altri motivi ancora sono legati alla cultura in cui viviamo". La paura è un aspetto da approfondire, perché si manifesta in molteplici modi: "La paura può certamente indurci a rinunciare in partenza ad un sogno, ad abbandonarlo a metà del percorso o persino quando siamo quasi arrivati alla sua realizzazione. La paura può essere di diverso tipo. Possiamo avere paura di fallire, di doverci confrontare con l’insuccesso e con la critica e il giudizio degli altri e soprattutto con noi stessi e le nostre aspettative, dato che spesso siamo noi i giudici più severi di noi stessi".
Nel peggiore dei casi, infatti, si può attuare un meccanismo di autosabotaggio: "Possiamo avere paura dell’insuccesso, ma persino del successo del nostro sogno, perché in ogni caso si tratterebbe di un cambiamento, e di solito noi temiamo i cambiamenti e tendiamo a restare in ciò che ci è più noto e familiare. Potremmo temere, spesso ad un livello inconscio, che realizzare il nostro sogno sia pericoloso, che possa avere conseguenze imprevedibili, ad esempio, sulle nostre relazioni, o che ci porti troppo lontano dai nostri cari, o che comunque rompa gli equilibri precedenti. Possiamo temere di realizzare il nostro sogno anche perché in fondo pensiamo di non meritarcelo, di non esserne degni, e per tutti questi motivi possiamo in effetti autosabotarci e fare in modo di ostacolarne la realizzazione. Un altro motivo per cui possiamo autosabotarci è una rabbia inconscia verso altri da cui non ci siamo sentiti sufficientemente amati e apprezzati, come a voler dimostrare: vedi, è colpa tua se soffro, se non riesco ad essere felice nella vita".
C'è da mettere in conto anche il fallimento, qualcosa a cui non siamo mai abbastanza preparati: "L’errore e il fallimento sono parte inevitabile dell’esistenza e il modo con cui li affrontiamo risente del modo in cui siamo stati educati e nel significato che i nostri genitori hanno attribuito alla possibilità di fallire. Possiamo crescere vedendo nel fallimento una delusione o una causa di sofferenza per gli altri, o un’intollerabile frustrazione e ferita narcisistica. Dobbiamo invece imparare ad avere una visione meno rigida, ad avere una visione adulta della possibilità del fallimento come parte integrante di qualsiasi progetto, senza temerlo al punto tale da bloccarci in partenza. Dobbiamo anche imparare a confrontarci con il fallimento perché ci fornisce informazioni essenziali su come procedere aggiustando il tiro, e ad avere uno sguardo più compassionevole verso noi stessi e i possibili errori, senza valutarli come fatali ma come inevitabile parte del percorso".
Come capire se un sogno è quello giusto
Non tutti i sogni sono giusti, vanno guardati con la giusta distanza e obiettività, perché a volte si rischia di inseguire qualcosa che non esiste. In particolare la psicologa ha chiarito: "Se le possibilità sono scarsissime o praticamente nulle non è sano e non è sano neanche spingere un altro, ad esempio un figlio, verso un sogno che è obiettivamente non fattibile, perché troppo oltre le sue capacità e i suoi mezzi. Significherebbe spingere noi stessi o un altro a sbattere ostinatamente contro un muro invalicabile, provocando solo dolore e distruzione, invece che usare quelle energie in un modo più fruttuoso. Non sempre volere è potere, occorre avere la saggezza di guardare le cose per come sono, avere quello che in psicologia si definisce un adeguato esame di realtà, che significa essere né pessimisti, né ottimisti, ma guardare con lucidità i limiti esistenti e prenderne atto, e se è il caso rinunciare. È saggio lottare per qualcosa quando questo è raggiungibile, ed è altrettanto saggio, o ancora più saggio, sapersi fermare quando non lo è, o eventualmente indirizzarsi verso un’alternativa simile ma più abbordabile, accettando un compromesso".
Può anche accadere che un sogno non sia giusto, perché ci è stato imposto e non è davvero nostro: "La società attuale spinge verso la realizzazione personale, quindi ci spinge a realizzare sogni e obiettivi, ma allo stesso tempo propone sogni stereotipati. Se fino a un po’ di tempo fa, ad esempio, per una donna era considerato normale sognare di diventare moglie e madre e la società si attendeva questo da lei, ora la pressione sociale spinge più verso altre mete, come la realizzazione professionale, il successo economico, la popolarità e notorietà, o avere un corpo il più possibile attraente, tonico e sensuale. Per capire quanto siamo influenzati in ciò che desideriamo, dobbiamo intanto essere consapevoli di quanto la pressione sociale sia forte, secondariamente dobbiamo provare a connetterci con la nostra pancia, allenarci a non bere quello che ci viene offerto e proposto ma a sentire cosa davvero ci corrisponde, ci rappresenta, costituisce per noi un valore. Possiamo anche immaginare come agiremmo o cosa desidereremmo se fossimo sicuri di non andare incontro alla disapprovazione altrui, o anche cosa ci mancherebbe se ci trovassimo a vivere su un’isola deserta, liberi dai condizionamenti che ci arrivano dagli altri".