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Funziona di più l’esercizio fisico quotidiano o l’allenamento concentrato nel weekend?

Secondo gli esperti, la quantità totale di attività fisica che si svolge è più importante della frequenza con cui ci si allena.
A cura di Giusy Dente
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Sappiamo quanto sia importante l'attività fisica, per mantenersi in salute. C'è chi è costante e riesce a dedicare del tempo all'allenamento ogni giorno, che sia a prima mattina o dopo il lavoro. C'è chi invece, preso dalle incombenze quotidiane, preferisce ritagliarsi del tempo solo nel fine settimana, tempo da dedicare allo sport, che si tratti di una sessione in palestra o di una corsetta all'aperto. Quale delle due abitudini è da prediligere? Si è occupato di questo dilemma uno studio dek progetto UK Biobank.

Come si è svolto lo studio

L'NHS (National Health Service – Inghilterra) raccomanda 150 minuti di esercizio moderato o 75 minuti di esercizio intenso a settimana per mantenersi in salute. Gli 89.573 volontari che hanno partecipato al progetto di UK Biobank avevano al polso un dispositivo che misurava le loro abitudini di esercizio fisico. Coloro che sono riusciti a fare almeno 150 minuti di esercizio da moderato a intenso distribuito su più giorni, sono stati classificati come praticanti regolari; chi concentrava la maggior parte dell'esercizio in uno o due giorni è stato identificato come "guerriero del weekend"; infine coloro che hanno fatto meno di 150 minuti a settimana sono stati classificati come inattivi.

I risultati dell'esperimento

Lo studio ha scoperto che i cosiddetti "guerrieri del fine settimana", quindi coloro che invece di spalmare l'esercizio fisico lungo la settimana lo concentrano in uno o due giorni, hanno un rischio inferiore di sviluppare malattie rispetto alle persone inattive. Queste sessioni intense di workout nel fine settimana si sono rivelate efficaci nel ridurre il rischio di malattie future, tanto quanto le sessioni regolari distribuite uniformemente durante la settimana.

La conclusione a cui sono giunti i ricercatori, è che quindi la quantità totale di esercizio svolto dalle persone sia più importante della frequenza con cui ci si allena. Gli effetti più evidenti si sono verificati per i disturbi cardiometabolici. Rispetto alle persone inattive, il rischio di ipertensione era più basso del 20% nei guerrieri del fine settimana e negli sportivi regolari, mentre il rischio di diabete era sceso di oltre il 40%.

"Penso che questo sia motivante – ha detto il dottor Shaan Khurshid, cardiologo presso il Massachusetts General Hospital di Boston, che ha guidato lo studio – Dimostra che, in termini di benefici per la salute, è davvero il volume di attività fisica piuttosto che il modello che conta. La chiave è, indipendentemente da come si ottiene quel volume, farlo nel modo che funziona per ciascun singolo".

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