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Natale 2023

Essere single a Natale: l’esperta spiega come affrontare le domande scomode dei parenti

Per single shaming si intende la vergogna generata dallo status di single. Abbiamo chiesto a un’esperta di relazioni come combattere questo senso di inadeguatezza, alimentato da domande invadenti che sminuiscono chi non ha un partner.
Intervista a Dott.ssa Giulia Agostoni
Psicoterapeuta a indirizzo psicoanalisi della relazione
A cura di Eleonora di Nonno
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Nel menù del cenone di Natale spesso sono comprese anche le domande scomode. Si parte con l'antipasto del: "Quando ti laurei?" Per arrivare al dessert a base di: "Quando ti fidanzi? Sei ancora single?" E se non sono i parenti a ficcare il naso nella tua situazione sentimentale ci pensano le commedie e i film romantici in cui tutto ruota intorno alla ricerca dell'anima gemella in vista delle feste natalizie. C'è un nome per la sensazione di disagio che si prova a non avere un partner: single shaming, letteralmente la vergogna di essere single. Abbiamo parlato del fenomeno con Giulia Agostoni, psicoterapeuta esperta in psicoanalisi della relazione.

Cosa è il single shaming

"Il single shaming, cioè la vergogna per il proprio status di single, è un fenomeno con radici sociali ma che intercetta un vissuto personale – spiega la psicoterapeuta Giulia Agostoni – Se penso che per andar bene e per avere valore devo essere in coppia, quando qualcuno mi giudica perché non ho un partner conferma la situazione di disagio che io sto già vivendo". Ad accrescere la frustrazione sono le domande e l'atteggiamento di chi proietta sui single determinate aspettative sociali. "C'è l'idea che il percorso di vita di una persona sia fatto di tappe e che la condizione di single sia semplicemente una fase temporanea. Alla base c'è la convinzione che se sono da solo non basto, che mi manchi un pezzo, che io abbia bisogno dell'altro per essere completo" aggiunge la dottoressa Agostoni.

Chi è più colpito dal single shaming

"Le donne sono molto più esposte a questo fenomeno, sia a causa di fattori culturali che biologici. Basti pensare al fatto che non esiste un corrispettivo maschile per il termine zitella – chiarisce la psicoterapeuta – È come se per realizzarsi le donne debbano necessariamente trovare un partner e costruirsi una famiglia. C'è poi la questione dell'orologio biologico e del pressing sul fare figli. Questa cosa non vale per gli uomini". Sono moltissime le donne che interiorizzano questa visione delle cose. "I pregiudizi e le discriminazioni vengono vissuti in modo negativo, generando una sensazione di malessere, perché è stata introiettata la visione della donna solo come donna e madre. Lo status di single viene inteso come un qualcosa che si subisce, non come una libera scelta" sottolinea Giulia Agostoni.

Come affrontare il single shaming

"Non tutti vivono i commenti e le domande sulla propria situazione sentimentale allo stesso modo. C'è chi prova un profondo disagio e una sensazione di fallimento, sperimentando l'ansia dello scorrere del tempo – spiega Giulia Agostoni – Chi invece è consapevole del fatto che il proprio valore non dipenda dal corrispondere o meno alle aspettative degli altri". Non esiste una ricetta valida per tutti per neutralizzare il single shaming, c'è chi usa l'ironia e chi sceglie di ignorare questi giudizi. "Un modo generale per affrontare il fenomeno non c'è. Essere toccati da certe affermazioni, più o meno taglienti, è anche fisiologico. L'unica cosa da fare è arrivare preparati a dinamiche che durante le feste natalizie trovano terreno fertile – conclude la psicoterapeuta – Per disincastrarsi dalle aspettative bisogna lavorare su se stessi. Un trucco per depotenziare certi commenti è quello di essere consapevoli di aver messo al primo posto i propri bisogni. È necessario entrare in armonia con la direzione che abbiamo scelto di dare alla nostra vita".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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