Disordine digitale e accumulo compulsivo: quando archiviare foto e app diventa un disturbo
Il disordine non è solo quello che regna sulla scrivania dell'ufficio, nei mobiletti del bagno, sulle mensole della cucina e nell'armadio: oltre a quello fisico, esiste anche il disordine digitale. Pieni come siamo di dispositivi mobili (dai pc ai tablet allo smartphone) siamo diventati accumulatori anche di dati e facciamo sempre più fatica a fare una selezione e sbarazzarci di ciò che non ci serve. Siamo incapaci di distinguere il necessario dal superfluo, anche se si tratta di app, screenshot e foto nella memoria del telefono. Ecco perché quando arriva la fatidica notifica della memoria in esaurimento andiamo letteralmente in panico: come se non bastasse l'ansia che già ci arriva dalla vita reale!
Siamo nell'era dell'accumulo digitale
Nell'era digitale i dispositivi mobili sono diventati accessori indispensabili nella vita quotidiana, da cui si fa fatica a staccarsi: si è perennemente connessi. Scarichiamo sullo smartphone app di ogni tipo, scattiamo foto e selfie, salviamo la nostra musica preferita, dimentichiamo di cancellare le e-mail, conserviamo gli screenshot a oltranza: ma poi arriva necessariamente il momento di fare pulizia e spazio. Proprio come si fa con la scrivania, i mobiletti del bagno, le mensole della cucina e l'armadio. Per quanto sembri assurdo, anche rinunciare a una app o cancellare una foto è diventato un problema. Non lo sappiamo fare.
Eppure anche un dispositivo pieno di dati digitali può influire sulla salute mentale e sulla produttività, affermano gli esperti. "È qualcosa che genera stress e ansia: la raccolta di e-mail, immagini, schede aperte, un numero schiacciante di elementi digitali innescano un sovraccarico" ha affermato la dottoressa Susan Albers, psicologa clinica presso la Cleveland Clinic in Ohio. "La cosa interessante è che questo non è il tipo di problema che i nostri antenati hanno dovuto affrontare, ma se facciamo un salto in avanti nel tempo fino a oggi, la nostra vita quotidiana è davvero afflitta da un sacco di confusione digitale" ha aggiunto.
Il disordine digitale può anche essere visto come un flusso costante di notifiche, che può distogliere l'attenzione e rallentare la concentrazione, impattando negativamente sulla produttività. "Il disordine digitale è stressante tanto quanto il disordine reale nel nostro mondo fisico – ha spiegato – È così che ci si può sentire quando si hanno un milione di schede aperte. I nostri cervelli sono più predisposti alla chiarezza e alla semplicità rispetto al caos".
Le conseguenze dell'accumulo compulsivo digitale
Se ti ritrovi con migliaia di foto sullo smartphone che neppure ti ricordi di aver scattato, se non sai muoverti tra i files immagazzinati e non trovi mai il documento che ti serve, tutto questo potrebbe essere un segno che hai troppo disordine digitale intorno, ha affermato l'esperta. Molti ricercatori stanno cercando di comprendere l'origine e il modo di affrontare il problema: l'accumulo compulsivo digitale.
Quando la tendenza a voler conservare ricordi sotto forma di foto e files si tramuta in un accumulo anche di materiale superfluo, come vecchi lavori o documenti magari scaduti, allora il comportamento diventa un disturbo, ha affermato il dott. Emanuel Maidenberg, professore clinico di psichiatria e scienze biocomportamentali presso la David Geffen School of Medicine dell'UCLA. "Diventa un'abitudine motivata dall'ansia ed è allora che diventa impegnativa e difficile. Ha a che fare con la paura di aver bisogno di queste informazioni in un momento futuro e tuttavia non avervi accesso e non sapere dove trovarle", ha affermato. Queste persone sono mosse da un impulso persistente a salvare le informazioni digitali, senza riuscire a fare una selezione.
Si stima che circa il 3-5% della popolazione mondiale (circa 8-12 milioni di persone negli Stati Uniti) soffra di disturbo da accumulo compulsivo, ha affermato il dott. Sanjaya Saxena, psichiatra presso l'International OCD Foundation con sede a Boston. L'accumulo compulsivo è considerato correlato al disturbo ossessivo-compulsivo e uno studio del 2019 che ha coinvolto centinaia di adulti nel Regno Unito ha scoperto che è un comportamento comune soprattutto sul posto di lavoro. Un ulteriore studio del 2020 ha scoperto quattro tipi distinti di accumulo compulsivo digitale: quelli a loro modo organizzati, i disorganizzati, coloro che conservano le informazioni digitali per conto delle loro aziende e coloro che le conservano spinti da forti legami emotivi. L'accumulo di confusione digitale che sfocia in un disturbo varia da individuo a individuo, ma un fattore comune è il disagio significativo che ne deriva, al punto da compromettere le normali attività quotidiane, ha spiegato Saxena.
Come riconoscere e aiutare chi soffre del disturbo
Come si riconosce una vittima di accumulo digitale? Innanzitutto bisogna capire se il disordine occupa così tanto spazio sui dispositivi da impedire la conservazione di altre cose di cui si ha bisogno. Poi bisogna capire se gestire (o provare a gestire) il disordine toglie tempo ad altre attività necessarie o sociali, interferendo con la vita in qualsiasi modo.
"Il decluttering è come una bacchetta magica per la tua salute mentale" ha detto Albers. Il consiglio è dedicare qualche minuto ogni mattina a fare pulizia, eliminando e-mail e notifiche che non servono. I suoi altri suggerimenti per ridurre il disordine digitale impedendone le ripercussioni sulla salute mentale sono:
- disattivare le notifiche non essenziali e annullare l'iscrizione a pubblicità che intasano inutilmente la casella mail: "È come avere delle zanzare mentali. Sono sempre in giro" ha detto Albers. Limitando il numero di notifiche, si limita la loro capacità di distogliere l'attenzione nei momenti in cui ne hai bisogno;
- stabilire dei limiti, quindi ridurre al minimo il tempo che si passa a controllare le e-mail e le notifiche dei social media, così da ridurre il disordine nel feed e limitare la quantità di tempo a loro dedicato;
- prendersi ogni tanto una giornata di totale disintossicazione digitale, per non lasciarsi sopraffare.
"Tutti noi abbiamo a che fare con il disordine digitale più di quanto pensiamo" ha concluso Albes.