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Cos’è la gelosia retroattiva: “Se sei una cosa mia non puoi avere avuto una vita prima”

La gelosia retroattiva va oltre la tipica gelosia: si percepiscono come una minaccia gli ex del partner. In casi estremi può sfociare in comportamenti violenti.
Intervista a Dott.ssa Serena Borroni
psicologa dell’Unità di Psicologia Clinica e Psicoterapia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e associato di Psicologia Clinica all’Università Vita-Salute San Raffaele
A cura di Giusy Dente
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I fantasmi del passato a volte possono interferire in una coppia più delle persone in carne e ossa. A differenza della normale gelosia, infatti, la gelosia retroattiva è rivolta a persone che hanno fatto parte della vita del partner in passato e che si percepiscono come una minaccia, nonostante non facciano più parte del presente. Questi timori incidono negativamente sulla stabilità della relazione, ma anche sull'equilibrio personale di entrambi i partner: uno è vittima costante di una morbosa gelosia immotivata, l'altro è costantemente in preda all'ansia e alla paura. Con la dottoressa Serena Borroni abbiamo cercato di capire di più di questo comportamento tossico.

Che cos'è la gelosia retroattiva

La psicologa ha spiegato: "La gelosia è un'esperienza abbastanza comune nelle relazioni sentimentali che solitamente emerge quando una persona sente un senso di minaccia all'interno della relazione; la minaccia viene percepita rispetto a figure attuali della vita del partner o relativamente a qualcosa che potrebbe accadere in futuro. La gelosia retroattiva invece si estende oltre la tipica gelosia e comporta alcuni pensieri relativi agli ex del proprio partner. Il rivale è nel passato: si tratta di figure del passato che non interferiscono in alcun modo con la vita attuale del partner e che non hanno alcun impatto reale sulla relazione. È un ex che ha avuto a che fare con il partner prima dell'inizio della relazione attuale".

Perché emerge la gelosia retroattiva

Di base quando si fa avanti la gelosia retroattiva è perché si teme che il passato possa oscurare il presente, svilendolo e rendendolo di qualità inferiore. La psicologa ha sottolineato: "La presenza di ex significativi per il partner in qualche modo mette in crisi il senso di unicità e di esclusività della relazione: è come se la relazione attuale perdesse questo senso di unicità e di esclusività. Da questo punto di vista, la relazione attuale non viene considerata più così speciale: la consapevolezza di relazioni significative precedenti a quella attuale, va contro le aspettative di avere una relazione unica, speciale ed esclusiva".

La gelosia retroattiva può essere scatenata da qualcosa che accade nella realtà: un messaggio, un commento sui social media. Il problema, però, è ciò che accade dopo, è il confronto costante: "Si attiva questo rimuginìo e questo confronto tra sé e i partner del passato che ha un impatto sulla relazione stessa e sul benessere psicologico di chi la prova. Si fa fatica a uscire da questo circolo vizioso. Potrebbe servire un percorso con un professionista che in qualche modo aiuti le persone che ne soffrono ad affrontare queste tematiche, questa visione di sé un po' svilita che porta a ritenere che le relazioni del passato siano migliori e più importanti di quella che ha attualmente. Le informazioni che si cercano sul passato hanno in qualche modo la finalità di preservare la sensazione che la relazione attuale sia unica, sia speciale, sia più importante e diversa rispetto a quelle del passato".

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Le conseguenze della gelosia retroattiva

In questa situazione sicuramente ci sono conseguenze sulla relazione, ma a stare male sono entrambi i partner: chi subisce la gelosia viene soffocato, ma anche chi la prova sperimenta un forte malessere. L'esperta ha chiarito: "Ci sono delle ricadute sulla persona che prova la gelosia retroattiva, perché chi ne soffre manifesta anche un disagio legato ai pensieri intrusivi: continua a pensare a questi ex del proprio partner. A loro volta i pensieri intrusivi possono poi provocare ansia, tristezza e quindi andare in qualche modo a minare la serenità e il benessere della persona che che la prova. Il geloso retroattivo è assediato da questi pensieri, dai sentimenti relativi agli ex del proprio partner. Tende anche a paragonarsi ai rivali del passato, quindi tende a continuare a interrogarsi, giudicarsi, ritenendosi meno attraente rispetto alle figure del passato".

Una persona che ha questo problema può certamente essere aiutata: servono vicinanza e rassicurazioni, ma purtroppo le azioni del partner da sole contano poco: "Non sembrano mai essere sufficienti; si può uscire da questo circolo vizioso solo se il geloso retroattivo riuscirà a vedere le cose da una prospettiva diversa. Deve riconoscere che questo è un suo problema, perché è qualcosa che non è legato a eventi che accadono nella realtà. Questo significa lavorare sul proprio senso di disistima, dal momento che in qualche modo quello che porta alla gelosia retroattiva è legato a un senso di inferiorità da parte della della persona". Secondo uno studio del 2023, sembra che negli Stati Uniti ogni anno 120.000 persone chiedano un intervento psicologico per questo problema.

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Quando la gelosia retroattiva si fa estrema

La gelosia si può dimostrare in molti modi: nelle situazioni peggiori, si sfocia in vere e proprio forme di violenza. Sono estremizzazioni, certo, che però fanno capire la portata del fenomeno, che può arrivare a livelli di grande tossicità. Nelle sue esternazioni più pericolose, infatti: "Può capitare che il geloso retroattivo non sia caratterizzato da bassa autostima, ma da altri aspetti psicopatologici di personalità disfunzionale. Se una persona tende a considerare l'altro come una proprietà, l'altro non può avere avuto una vita prima. Questa è una variante più pericolosa, perché c'è il senso di possesso: il partner viene vissuto come una proprietà e se sei una cosa mia non puoi aver avuto una vita al di fuori di me. Oggi è la Giornata della Violenza contro le donne e questo può sfociare anche in comportamenti violenti".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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