Cosa succede se pubblichiamo troppe foto dei bimbi sui social: i rischi per un sano sviluppo emotivo
Da qualche giorno la regina delle influencer italiane Chiara Ferragni ha smesso di pubblicare su Instagram i volti dei suoi bambini. Foto e video di compleanni, feste, passeggiate e abbracci non mancano, ma non si vedono mai in viso. Se la causa di questo cambio di passo siano i prodromi di una battaglia legale con Fedez o una volontà di volare basso dopo tutte le vicende di cronaca in cui è coinvolta o una presa di coscienza sugli effetti collaterali dello sharenting, non è dato saperlo. "La decisione di limitare l'esposizione dei bambini online rappresenta un importante passo verso la protezione della loro privacy e del loro sviluppo psicosociale. Tuttavia, il processo di "ritorno indietro" è complesso" ha spiegato a Fanpage.it il dottor Giuseppe Lavenia, psicologo e psicoterapeuta, esperto in dipendenze tecnologiche.
Dottore vogliamo spiegare quali sono i rischi dello sharenting da un punto di vista psicologico per i bambini?
Dal punto di vista psicologico e del neurosviluppo, lo sharenting espone i bambini a rischi significativi che possono influenzare la loro crescita emotiva e cognitiva. La costante esposizione e valutazione sui social media possono portare a un sovraccarico di feedback positivi e negativi, influenzando direttamente le aree del cervello responsabili della regolazione emotiva e della percezione di sé. Questa condizione può generare uno stato di iper-vigilanza emotiva, dove il bambino diventa eccessivamente sensibile al giudizio esterno. In termini di neurosviluppo, ciò può incidere sulle connessioni neurali nella corteccia prefrontale, un'area chiave per il giudizio critico, la pianificazione e la regolazione delle emozioni. Di conseguenza, l'esposizione precoce e intensa ai social media può influenzare la capacità di sviluppare strategie efficaci di coping (modi di reagire a situazioni di stress ndr), aumentando la vulnerabilità a disturbi dell'umore come ansia e depressione.
Quando un bambino inizia a capire di essere così esposto sui social media, di essere alla mercé di milioni di persone (neanche sempre troppo gentili), in quale modo potrebbe reagire?
Quando un bambino diventa consapevole della propria esposizione sui social media, la reazione può variare ampiamente, ma spesso include componenti di ansia, confusione e pressione sociale. Sul piano del neurosviluppo, questa presa di consapevolezza avviene in un momento in cui il cervello è particolarmente plastico e ricettivo agli stimoli esterni. La corteccia prefrontale, che gioca un ruolo cruciale nell'autoregolazione e nella gestione delle emozioni, è ancora in fase di maturazione. Di conseguenza, la reazione emotiva a tale esposizione può essere intensificata, poiché i bambini potrebbero non avere ancora sviluppato le competenze cognitive e emotive per gestire adeguatamente lo stress e la pressione derivanti dall'essere costantemente sotto osservazione. Questo può portare a una sovrastimolazione del sistema limbico, responsabile delle risposte emotive, che può influenzare negativamente lo sviluppo dell'autostima e delle capacità di resilienza. Inoltre, la consapevolezza precoce dell'importanza attribuita al giudizio sociale può portare a una maggiore dipendenza dalla valutazione esterna, con impatti a lungo termine sulla costruzione dell'identità personale e sulla salute mentale. Proteggere lo spazio di crescita dei bambini, considerando sia le loro esigenze emotive sia lo sviluppo del loro cervello, è fondamentale per sostenere il loro benessere generale e favorire una maturazione psicologica equilibrata.
Uno sharenting poco consapevole è in grado di indurre nel bambino anche una sorta di ansia da prestazione?
Effettivamente, uno sharenting poco consapevole può tradursi in una pressione sui bambini a "performare" eccessivamente, instillando precocemente l'idea che il loro valore dipenda dalla capacità di intrattenere, piacere o soddisfare le aspettative altrui. Questo approccio può alimentare un senso di ansia da prestazione, dove il bambino si sente costantemente valutato. Sul piano del neurosviluppo, tale stress ripetuto può influenzare negativamente l'architettura cerebrale in sviluppo, specialmente in aree legate alla regolazione delle emozioni e alla gestione dello stress, con potenziali ripercussioni sul benessere psicologico a lungo termine.
Un bambino esposto continuamente sui social comincerà a sviluppare una sorta di dipendenza dai like? Vorrà sapere se le sue foto piacciono?
L'esposizione continua sui social e la ricerca di approvazione tramite i like possono effettivamente portare a una forma di dipendenza da validazione esterna. Questo fenomeno è particolarmente preoccupante in quanto interviene in un momento critico dello sviluppo cerebrale, quando i giovani stanno formando le basi per la loro autostima e identità. Le aree del cervello responsabili della ricompensa e del piacere, come il nucleo accumbens, possono essere particolarmente sensibili a questi rinforzi positivi immediati, potenziando la tendenza a cercare conferma esterna a scapito di una valutazione interna del proprio valore. Le conseguenze possono includere una ridotta autostima, difficoltà nelle relazioni reali, e una maggiore vulnerabilità a stati d'animo negativi quando la validazione esterna è assente o insufficiente.
Tornare indietro è possibile? Chiara Ferragni ha smesso di mostrare i volti ma non di pubblicare le attività che fanno i bambini. Cambia qualcosa? Si può tornare indietro?
Come abbiamo detto la decisione di limitare l'esposizione dei bambini online è sicuramente da accogliere positivamente. Ma si tratta di un processo complesso. Mentre questa scelta può attenuare nuove esposizioni, le impronte digitali lasciate da contenuti precedenti persistono. L'effetto a lungo termine di queste scelte dipenderà dalla continuità delle pratiche di condivisione consapevole e dal sostegno al bambino nel costruire un'identità resiliente e autonoma, libera dalla necessità di approvazione esterna. Questo approccio richiede un impegno attivo nella riflessione sulle dinamiche dei social media e sull'impatto che possono avere sul benessere dei più giovani, sottolineando l'importanza della privacy, del diritto all'autonomia personale e del valore intrinseco al di là delle valutazioni online.