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Come superare la paura di volare e in che modo viene influenzata dalle notizie di incidenti

Le notizie di incidenti aerei e catastrofi in volo possono accentuare il disagio di chi ha paura di volare. Questa paura può sfociare in una fobia invalidante.
Intervista a Dott. Davide Carlotta
psicologo, psicoterapeuta dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e docente della Scuola di specializzazione in Psicologia Clinica dell’Università Vita-Salute San Raffaele
A cura di Giusy Dente
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Risale a due settimane fa la notizia della collisione mortale in volo nei pressi di Washington DC tra un aereo dell'American Airlines e un elicottero Black Hawk dell'esercito. Nello scontro hanno perso la vita tutte le 64 persone a bordo dell'aereo e i tre soldati nell'elicottero. Una vera tragedia. C'è poi il più recente caso dell'incidente all’aeroporto di Toronto, dove un aereo si è schiantato in fase di atterraggio: 8 i feriti. Episodi come questo sono fortunatamente rari, ma hanno delle conseguenze non solo sulle persone direttamente coinvolte. Indirettamente, vengono toccate anche le persone già spaventate dal volo, che sperimentano un intensificarsi della loro paura. Nei peggiori casi si tratta di una vera e propria fobia invalidante nota come aerofobia o aviofobia. Abbiamo chiesto al dottor Davide Carlotta come gestire questo disagio e come affrontarlo.

Come gestire la paura di volare

Quando una paura sfocia in fobia ha notevoli ripercussioni sulla vita dell'individuo, di fatto limitato nella gestione delle proprie attività. Chi ha paura di volare riesce comunque a prendere un aereo a differenza di chi sperimenta una fobia vera e propria, che comporta delle rinunce, pur di evitare l'esposizione a ciò che fa stare male. Non è solo questione di ansia e sintomi emotivi, ma ci sono anche sintomi fisici. "La paura di volare è, effettivamente, una paura piuttosto comune – ha spiegato l'esperto – In alcuni casi, però può andare a manifestarsi con sintomi emotivi disturbanti, interferendo in modo significativo con le attività della persona e la sua qualità di vita. Tante persone che hanno paura di volare, ma poi di fatto volano lo stesso, quindi riescono in qualche modo a gestire questa emozione e a non lasciarsi fermare. Per una certa quota di persone che hanno paura di volare, invece, si potrebbe arrivare a parlare di fobia specifica, che è definita, tra le altre cose, proprio dal fatto che questa paura proporzionata di una certa situazione, in questo caso volare, va a compromettere in modo significativo la qualità di vita dell’individuo. Se parliamo di una compromissione significativa del funzionamento legata alla paura, i tassi di prevalenza nella popolazione generale si attestano siamo su numeri bassi. D’altro canto ci sono persone che effettivamente si trovano limitate da questa paura, tanto da fare consistenti rinunce. La più facile da immaginare è, ovviamente, non prendere l'aereo. Possiamo, però, pensare anche a tutte quelle persone che non riescono a prendere un aereo senza avere qualche medicinale in borsa per gestire la paura. Questa è chiaramente un una forma di evitamento più sottile, perché non implica di l’evitare completamente la situazione, ma è comunque indice del fatto che questa paura abbia un impatto sostanziale sulla vita della persona, perché appunto non può fare a meno di questo aiutino".

Si può superare la paura di volare?

Chi soffre di aerofobia può essere spaventato da diversi fattori. A volte non è l'atto del volare in sé e capire la radice del problema è importante per sviluppare la corretta terapia. Infatti la paura di volare si può trattare e affrontare, si può superare. L'esperto ha spiegato: "Per quanto riguarda il trattamento, esistono le terapie combinate, dove si combinano intervento farmacologico e intervento psicoterapico, ma la letteratura ci dice che si può uscire da queste condizioni anche con la sola terapia psicologica. È importante, però, capire che cosa sostiene questo timore, perché la paura del volare poi può essere legata a diverse condizioni. Potrei aver paura di volare perché temo gli spazi chiusi oppure perché ho paura di quelle quelle situazioni in cui mi trovo esposto al dover fare delle qualcosa davanti agli occhi di tante altre persone. C’è poi la paura dell'altezza o quella che accada qualcosa di catastrofico. Esistono tutta una serie di tecniche psicologiche che cercano di andare a disaccoppiare, diciamo così, la situazione temuta (il volo) dalle reazioni emotive disturbanti. Un tipico intervento che si può utilizzare in questo genere di situazione è l'esposizione progressiva allo stimolo temuto, associando, però, a questa esposizione delle tecniche che aiutino a gestire l'attivazione emotiva, come, per esempio, le tecniche di rilassamento o le pratiche di mindfulness. Prima ancora, l'informazione, cioè sapere come vanno le cose su un volo, è un modo per familiarizzare con il mezzo. Sapere in anticipo quello che potrebbe succedere può aiutare a decatastrofizzare, diciamo così, tutti quegli eventi imprevisti e un po' spiacevoli che si possono verificare durante il volo.".

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Come gli incidenti aerei influenzano la paura di volare

Catastrofi come le ultime di cui la cronaca ci ha dato notizia hanno ripercussioni sui soggetti che hanno paura del volo, perché possono accentuarne il disagio, spingendoli a chiudersi ulteriormente nel loro timore. Chi ha paura di volare non riesce a razionalizzare quanto le catastrofi in volo siano rare: "Le notizie di incidenti, il modo in cui vengono trattate, possono avere un impatto in quanto intervengono sulla valutazione del rischio associato al volo, portando quindi a una sovra-rappresentazione delle probabilità che si verifichino episodi del genere, che poi, di fatto, sono eventi piuttosto rari. E qui il paradosso: proprio perché sono eventi rari tendono a essere molto dibattuti o comunque trattati dai vari media, portando, appunto, a una distorsione delle probabilità di rischio. Il tasso di incidenti aerei è assolutamente risibile rispetto alla quantità di voli commerciali che tutti i giorni solcano i nostri cieli, ma proprio perché sono eventi rari, ricevono un'esposizione, anche mediatica, che può falsare la percezione che il singolo ha dell'effettivo tasso di rischio. Un ulteriore elemento che contribuisce a questa distorsione nella valutazione del rischio è che siamo molto più sensibili ai segnali che non sappiamo decodificare. A meno che non si faccia un lavoro che implichi continui spostamenti a grandi distanze, per la maggior parte delle persone il volare è un evento abbastanza raro rispetto, per esempio, a viaggiare in auto. Abbiamo un maggiore grado di confidenza con gli spostamenti in auto. E sappiamo benissimo che sono molti di più gli incidenti automobilistici, anche con esiti letali, rispetto agli incidenti aerei. Se, mentre sto guidando e guido abitualmente, sento che l'auto fa dei rumori, come può accadere comunemente, la mia familiarità con il mezzo mi permette di interpretare quei segnali, di darmi una spiegazione. Ma se io quei rumori li sento su un aereo e non ho familiarità con esso e magari ho anche una certa rappresentazione distorta del tasso di incidenti, tenderò più facilmente a interpretarli come segnali di un qualche problema in atto, di un pericolo. È qualcosa che spesso accade, per esempio, con i vuoti d'aria. Sono cose che possono capitare, ma, se non ho familiarità con quel genere di sensazione, potrei appunto leggere tale evento come il preludio a una catastrofe".

Ovviamente, l‘insorgere o l'accentuarsi di questa problematica non è legata solo alla copertura mediatica legata a incidenti aerei o catastrofi in volo. A tal proposito il dottor Carlotta ha chiarito: "C'è da dire anche che esistono tutta una serie di caratteristiche individuali, legate alla personalità di ciascuno, che possono portare a questo tipo di problemi, al di là dell'esposizione mediatica degli incidenti. Come spesso accade, è la combinazione di caratteristiche individuali e caratteristiche legate all'esperienza a determinare la suscettibilità a determinate condizioni. Se si hanno avuto effettivamente delle esperienze spiacevoli legate a qualche volo, questo potrebbe portare a un maggiore grado di allerta rispetto a tale contesto. Ma non è necessario essere incorsi in qualche incidente. Anche aver vissuto con disagio un volo, per altri motivi altri, può portare a una sensibilizzazione, a stabilire  un'associazione tra il disagio personale e il volo. Potremmo dire che, in qualche misura, la paura del volo è come un'abitudine che si costruisce e si alimenta nel tempo, ovvero diventa uno schema ripetitivo che va costantemente ad autoalimentarsi e può portare fino al punto di decidere di non prendere più voli, a causa della paura. Bisogna allora lavorare a ritroso, per sciogliere quell'associazione, quel legame che si è creato".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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