Come riconoscere un attacco di panico, l’esperto: “È un momento di vero terrore, devastante”
L'ansia quando tocca il suo livello più alto sfocia negli episodi comunemente noti come attacchi di panico: chi ne viene colpito piomba in uno stato di paura intensa e irrazionale. È quello stesso terrore improvviso e inspiegabile che sperimentavano coloro che incontravano il dio greco Pan, da cui prende origine la parola: la divinità metà uomo e metà capra era capace di scatenare questa reazione con la sua sola presenza o con il suono del suo flauto. Lo psichiatara Francesco Cuniberti ha spiegato a Fanpage.it cosa succede in quei momenti, come riconoscerli e cosa si può fare per gestirli.
Che cos'è l'attacco di panico
L'attacco di panico è un campanello d'allarme: ci suggerisce che qualcosa non sta funzionando e ce lo suggerisce in modo estremo. Nel nostro corpo c'è un sistema di regolazione che gestisce tutte le funzioni vitali. Quando qualcosa non va si attiva il sistema di difesa per aumentare l’attenzione rispetto alle sensazioni di malessere che percepiamo. "A volte questo sistema può interpretare sensazioni normali o lievemente aumentate come un pericolo eccessivo attivando improvvisamente l'allarme che si tramuta in paura, ansia e in certi casi panico" ha spiegato l'esperto.
L’attacco di panico non riguarda strettamente il solo disturbo di panico, ma può esserci anche in altri disturbi d'ansia come le fobie. È sempre un episodio critico acuto, con un inizio ed una fine ben distinguibili: "La persona se lo ricorda benissimo, soprattutto il primo – ha sottolineato lo psichiatra – L'attacco di panico è inaspettato, inatteso e improvviso. Caratteristicamente è relativamente breve per chi è fuori mentre per chi lo prova è devastante. Raggiunge un picco in 10 minuiti e tende a passare nel giro di mezz’ora o un’ora. Va a onda, alcuni momenti è intenso, poi sembra ridursi, per poi ritornare ad essere intenso (una sorta di montagna russa). Frequentemente avviene quando la persona si rilassa. Molto spesso i pazienti hanno il loro primo attacco di panico di notte, oppure il primo giorno di vacanza, al ristorante, sul divano di casa. Lo scatena una sensazione di malessere fisico, una percezione che può colpire la persona improvvisamente, spaventandola. Rapidamente compaiono parecchi sintomi tipici degli attacchi di panico. Alla fine dell’attacco il paziente è prostrato, stanchissimo e spaventato".
I tipi di attacchi di panico e i loro sintomi
Esistono tre tipi di attacchi di panico:
- inaspettati (non provocati);
- causati dalla situazione;
- attacchi di panico situazionali predisposti.
"I primi si manifestano a ciel sereno, vale a dire senza un ben individuato fattore scatenante situazionale; sono i più frequenti e tipici del disturbo di panico". I secondi si manifestano durante l'esposizione o nell'attesa dello stimolo o fattore scatenante situazionale; sono quelli caratteristici dell’ansia sociale e delle fobie specifiche. Gli ultimi sono simili agli attacchi situazionali, ma non si verificano sempre quando la persona è esposta a una situazione scatenante. Ad esempio, una persona può avere un attacco di panico mentre guida solo in determinate circostanze" ha evidenziato l'esperto.
A proposito, invece, dei sintomi che accompagnano l'ansia, lo psichiatra ha spiegato: "L'ansia intensa si accompagna a molteplici sintomi fisici e psichici correlati con l'attivazione del sistema d’allarme (il sistema che si attiva per proteggerci)". Nello specifico ci sono:
- quelli psichici-cognitivi che sono peculiari;
- quelli fisici.
"I sintomi psichici sono paura di morire, paura di impazzire, paura di perdere il controllo commettendo manifestazioni, derealizzazione (alterazione della percezione dell’ambiente circostante per cui il paziente lo percepisce in modo anomalo, con un senso di irrealtà o come in stato di sogno), depersonalizzazione (alterazione della percezione del sé con esperienza soggettiva di sentirsi distaccato, come un osservatore esterno dei propri processi mentali o del proprio corpo). Tra i sintomi fisici: il cuore batte velocemente o si fa sentire con forza, il respiro si fa corto e veloce, sensazione di mancanza d’aria o di soffocamento, sbandamenti, capogiri o sensazione di svenire (normalmente senza veri svenimenti con perdita di coscienza), sensazioni di freddo e vampate di caldo, tremori, formicolii e parestesie, sudorazione, nausea o disturbi all’addome, sensazione di peso o dolore al petto" ha chiarito lo psichiatra.
Come riconoscere un disturbo di panico
Non tutti coloro che soffrono di attacchi di panico soffrono di un disturbo di panico. Secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, per dire che un paziente ha un disturbo di panico, la persona deve sviluppare per un certo periodo oltre alle crisi anche:
- preoccupazione persistente per l'insorgere di altri attacchi o per le loro conseguenze (perdere il controllo, avere un attacco cardiaco, "impazzire");
- significativa alterazione disadattiva del comportamento correlata agli attacchi (comportamenti pianificati al fine di evitare di avere attacchi di panico, come l'evitamento dell'esercizio fisico oppure di situazioni non familiari).
Nello specifico il comportamento disadattivo: "Si caratterizza per ansia anticipatoria rispetto a qualsiasi situazione che nella mente della persona potrebbe scatenare un attacco di panico ed evitamenti, rinunciare a fare qualcosa che magari si è sempre fatto, per paura di avere nuovi attacchi. Questo porta a fare rinunce, ad evitare cose anche piacevoli come vacanze, uscite, palestra. Se si è obbligati a fare qualcosa, il rischio è lo sviluppo di forte ansia, sintomi fisici mentre ci si espone alla situazione temuta ed infine, il rischio di un nuovo attacco di panico".
Gli attacchi di panico non sono tutti uguali
Schematizzare può semplificare le cose, ma la sintomatologia degli attacchi di panico è molto varia: non sono tutti uguali. "La frequenza con cui compaiono – ha sottolineato il dott. Cuniberti – può variare molto da persona a persona sulla base di caratteristiche personali, dai precedenti livelli d’ansia e dalla salute del paziente".
Possiamo distinguere:
- attacco di panico completo: l’esplosione inattesa di molte, intense sensazioni fisiche accompagnate da forte malessere o paura;
- attacco di panico parziale: l’esplosione inattesa di pochi sintomi con un forte senso di malessere o paura;
- aborto di attacco di panico: avere la sensazione di un principio di attacco senza però alcun sintomo fisico. L’attacco di panico non si scatena e la persona percepisce uno stato di malessere che sembra continuare;
- ombra del panico: è una sorta di situazione pre-panico in cui la persona prova un senso di malessere fisico con sensazioni di disagio soprattutto a livello cardiaco (extrasistoli, tachicardie ecc.), respiratorio (fiato corto, difficoltà a prendere aria, sospiri ecc.) e di equilibrio (sbandamenti, capogiri, testa leggera ecc.).
Come gestire un attacco di panico
La parte più difficile, in questi casi, è l'accettazione: "Significa accettare di non avere un problema solo fisico ma che coinvolge anche il sistema nervoso" ha spiegato l'esperto. "L’attacco di panico è quasi sempre un’esperienza devastante per chi ne viene colpito perché, nella maggior parte dei casi, le sensazioni a livello fisico sono molto acute e scatenano la paura di avere qualcosa di grave a livello fisico in atto. Frequentemente i pazienti al primo attacco di panico chiamano il 118 o si fanno portare in pronto soccorso. Dopo la comparsa dell’attacco di panico, la persona si reca a fare accertamenti medici, che quasi sempre non identificano una causa. Fondamentale è sempre rivolgersi ad un medico per escludere cause fisiche che possano scatenare il panico (es. alterazioni funzioni della tiroide)" ha concluso.
Cura e trattamento del disturbo di panico
Lo psichiatra ha approfondito l'aspetto del trattamento da mettere in atto in caso di disturbo di panico: "È chiaro che il disturbo di panico, come tutti i disturbi mentali, non si cura leggendo un libro o guardando un video. L’unica soluzione è rivolgersi a un medico specializzato in disturbi mentali, quindi a uno psichiatra, il quale, con la collaborazione di uno psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, costruirà una strategia di cura. Andare dallo psichiatra per il panico non è una vergogna. Ma soprattutto non significa subito ricevere una terapia farmacologica. Se è possibile, in base all’intensità e frequenza del panico, si può provare prima con un percorso psicoterapeutico cognitivo-comportamentale. Vi sono diverse tecniche dal rilassamento muscolare, addestramento alla respirazione, ristrutturazione cognitiva con obiettivo di correggere errori di interpretazione delle sensazioni corporee come pericolose e identificare e correggere gli schemi cognitivi di vulnerabilità), esposizione ai segnali somatici enterocettive (richiamare volontariamente sensazioni corporee esperite durante l’ADP), esposizione in vivo alle situazioni agorafobiche o anche solo immaginandole. Poi successivamente se non sufficiente può essere utile anche una terapia farmacologica".