Come reagire al ghosting, l’esperta: “Chi sparisce lo fa sempre, non è nostra la colpa”
Sparizioni, fughe, messaggi visualizzati a cui non riceveremo mai risposta: il ghosting è la via più gettonata per mettere fine alle frequentazioni o anche a storie di lunga data. Ed è un fenomeno ancora da studiare, in una società in cui siamo sempre iperconnessi e ipercomunicativi, collegati da centinaia di chat. Il termine, coniato in un articolo del New York Times nel 2015, sta per compiere i suoi primi dieci anni. Tuttavia, non siamo ancora riusciti a comprendere come mai ci faccia così male e quale possa essere il modo più semplice e indolore per accettare di essere "ghostati". Per provare a fare chiarezza abbiamo intervistato la dottoressa Chiara Simonelli, psicologa, sessuologa e psicoterapeuta e professoressa associata all'Università La Sapienza di Roma, dove insegna Clinica dello Sviluppo Sessuale.
In un'era in cui comunicare è l'attività principale della nostra vita, nel momento della rottura o dell'interruzione di un rapporto preferiamo il silenzio. Come mai?
"Il ghosting c'è sempre stato, anche prima dei tempi delle app. Lo sparire è un modo di evitare di dare spiegazioni, spesso anche un po' ovvie. Si vede una grande lamentela verso chi sparisce, accompagnata dalla retorica del ‘sono tutti narcisi, tutti che fanno ghosting'. Ma la realtà è che è sempre più difficile trovare una persona con cui stabilire una sintonia: nel caso in cui questa sia davvero scarsa o divergono le aspettative, non tutti sono così audaci da dare spiegazioni al partner".
Ci sono dei tratti comuni in coloro che fanno ghosting, come il narcisismo o l'egoismo?
"Alcune caratteristiche comuni ci sono, ma nei grandi numeri c'è anche una prevalenza a razionalizzare o colpevolizzarsi per il ghosting subito, atteggiamenti che seguono la frustrazione iniziale di quello che è comunque un rifiuto. Soprattutto il ghosting avviene in rapporti che sono ancora all'inizio, non collaudati, che, per chi fa ghosting, non sono meritevoli di spiegazioni nel momento in cui si decide di porvi fine. Spesso, dunque, il ghosting può avere anche delle modalità violente, che feriscono. Diversi studiosi poi ci hanno visto dei tratti d'immaturità, di sadismo e anche una smania di potere, visto che sono loro che scelgono di smettere di rispondere senza dare spiegazioni".
È vero che chi sparisce senza più messaggi o altre comunicazioni lo fa dopo un periodo di lovebombing, ossia un bombardamento di attenzioni e di gesti d'amore talvolta eccessivi e soffocanti?
Spesso accade, sì. La tendenza a lasciarsi travolgere dal "bombardamento d'amore", soprattutto dopo precedenti relazioni che sono state deludenti, è normale e può essere anche gratificante: dunque le "difese" si abbassano e la persona non pensa minimamente che possa subire ghosting.
Dopo una fase iniziale di lovebombing, dopo essere poi sparito, il partner che ha subito tutti questi atteggiamenti si abbatte, lasciandosi andare a pensieri autocommiseranti e pieni di sensi di colpa.
È proprio questo quello che non deve accadere poi, è la colpevolizzazione per non aver colto eventuali ipotetici segnali che avrebbero potuto farci pensare al ghosting: capisco che è un pensiero che può venire in mente, ma è un pensiero che lascerai andare. Anche perché è anche un po' egocentrico, perché chi fa ghosting tende a farlo sempre, a prescindere da te. È meglio cercare di capirsi, prova a capire in che fase della vita sei.
Quali consigli darebbe a coloro che si abbattono davanti al ghosting?
Il ghosting colpisce l'autostima, magari solleticata dalla gratificazione dovuta alla fase iniziale della frequentazione. Quindi una persona si sente fregata, delusa. Per reagire è importante sia lavorare sull'ironia, soprattutto sull'autoironia, sia cercare di non prenderla troppo sul serio: alla fine ci consola davvero etichettare l'altro come narcisista o codardo?