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Come raccontare la guerra ai bambini: niente bugie, sì a fiabe e rassicurazioni

“I bambini percepiscono quello che provano i genitori” il professor Mencacci spiega come affrontare l’argomento guerra con i bambini e perché è importante trasmettere prima di tutto serenità.
Intervista a Prof. Claudio Mencacci
Psichiatra e co-presidente della Società italiana di Neuropsicofarmacologia (Sinpf)
A cura di Francesca Parlato
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Le immagini di quello che sta accadendo in Ucraina hanno invaso la tv, i giornali, internet. Ovunque si legge e si sente la parola guerra. E anche i bambini hanno capito che sta succedendo qualcosa da qualche parte nel mondo non troppo lontana da casa. Così cominciano a fare e a farsi domande, le fanno a scuola agli insegnanti ma anche in casa, ai genitori, che non sempre sanno come comportarsi. Raccontare la verità nuda e cruda? Evitare le loro domande? Quale è la strategia giusta? "Prima di tutto, l'importante è non lasciarli mai soli davanti la tv – ha spiegato a Fanpage.it il professor Claudio Mencacci, psichiatra – Bisogna essere vigili ed evitare che incappino in un telegiornale, in un programma di news mentre sono soli a guardare i cartoni. I bambini sono estremamente sensibili alle immagini". Ma oltre a fare attenzione e ad evitare che possano capitare su programmi non adatti alla loro età è necessario imparare ad ascoltare le loro domande. "I genitori possono guardare un telegiornale o un approfondimento insieme ai loro figli ma devono assicurarsi che i bambini abbiano compreso quello che hanno visto. Lasciamogli il tempo per fare delle domande e dedichiamo del tempo a rispondere". A volte ci sono dei termini complicati, i fatti sono complessi e possono non essere chiari o di immediata comprensione per un bambino. "Possiamo analizzare insieme le notizie, aiutarli a trasformarle magari in un disegno oppure provare a dare una dimensione più alla loro portata alla guerra. Ad esempio ragionare su un fatto come "Se due persone litigano, non vanno d'accordo, cosa si potrebbe fare?". Si tratta praticamente di un gioco ma è utile per chiarire quello che sta succedendo e per renderlo più comprensibile". 

Essere rassicuranti con i bambini

Ci sono alcuni bambini che fanno domande, curiosi, che non hanno timore di chiedere ai genitori. Altri invece più timidi, meno aperti, ma questo non vuol dire che abbiano meno bisogno di sapere. "In questo caso possiamo chiedergli se c'è qualcosa che li ha colpiti, che li ha agitati. Chiarire i dubbi anche quando non riescono a esprimerli". E poi è fondamentale trasmettere sicurezza. "È necessario che gli adulti tranquillizzino  i bambini. Che spieghino loro che si trovano in un ambiente stabile, che la situazione è seria, che sta succedendo qualcosa ma non c'è un immediato pericolo". La paura è contagiosa, i bambini come spugne assorbono quello che succede intorno. "Ricordiamoci che i bambini vanno protetti sempre, hanno una pelle meno spessa di quella degli adulti. E sono in grado di capire perfettamente lo stato d'animo di chi gli sta vicino, lo capiscono dagli occhi, a seconda dell'atteggiamento, dello sguardo del genitore capiscono quanta paura devono avere". 

Le fiabe di Rodari per spiegare la guerra

Un altro modo per spiegare ai bambini quello che sta accadendo è attraverso l'utilizzo di alcuni libri. "Pensiamo alle fiabe di Gianni Rodari, possono tornare utili per spiegare situazioni complesse che non sempre un genitore sa semplificare". E attraverso storie e fiabe e la narrazione di un evento negativo c'è la possibilità di trasmettere anche dei valori e dei principi fondamentali. "Approfittiamo di questo momento per spiegare che la pace è un principio da perseguire, non dimentichiamoci che è in questa fase che si formano le generazioni, che si può lavorare sull'abbattimento dei luoghi comuni, dei pregiudizi e delle negatività. È in questo momento che possiamo seminare". Anche la condivisione di storie personali può essere utile per far sentire i bambini più vicini a noi. "Si può raccontare loro come si sono affrontate delle vicende personali simili, condividere delle informazioni, delle immagini. In questo modo daremo loro una traiettoria, gli faremo vedere il cammino che è stato fatto". E ai bambini più sensibili, quelli più empatici possiamo insegnare il valore della solidarietà. "La sola immedesimazione, il bambino più sensibile che si commuove al pensiero di altri bambini che soffrono, non è una soluzione. Spieghiamogli che è possibile fare qualcosa, e che è nel fare che si trova il modo di andare oltre: possiamo fare delle donazioni insieme, portare degli abiti o dei beni di prima necessità a qualche associazione, partecipare alle manifestazioni, coinvolgiamoli in questo tipo di attività". Dopo la pandemia ora i bambini si trovano a fare i conti con un altro evento eccezionale. "Le conseguenze le conosceremo soltanto nel lungo periodo, ma in questo caso i bambini non devono subire limitazioni alla loro libertà. Si trovano soltanto a respirare un clima di preoccupazioni e tensioni, per questo ora sta tutto in mano alla famiglie. Sono le madri e i padri ad avere il compito di tranquillizzarli e di dare loro i pesi che sono in grado di sostenere. Non temiamo di raccontargli quello che sta succedendo, troviamo solo la chiave giusta per affrontare la realtà".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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