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Come gestire l’ipocondria, l’esperto: “Chi ne soffre non inventa, merita attenzione e aiuto”

“La loro sofferenza, la loro paura, le loro percezioni sono autentiche: è l’interpretazione che è eccessiva. Sminuirli li fa sentire sbagliati e in colpa. Google è il migliore amico di questi pazienti, ma il peggiore dei medici”: lo psichiatra Francesco Cuniberti ha spiegato a Fanpage.it come gestire l’ipocondria.
Intervista a Dott. Francesco Cuniberti
Psichiatra presso Humanitas Pio X
A cura di Giusy Dente
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Dal battito del cuore accelerato a una piccola ferita, anche un sintomo lieve o un leggero malessere possono diventare problemi insormontabili per un ipocondriaco. Il paziente in questione di solito non riesce a dare una giusta interpretazione ai segnali che manda il corpo, tende a ingigantirli, non riesce a placare la propria preoccupazione neppure dinanzi alle rassicurazioni mediche. È una distorsione che genera disagio, può arrivare a compromettere la qualità della vita. Il fatto che lo stato di salute non sia realmente grave come l'ipocondriaco pensa, fa sì che la sua condizione venga spesso sminuita o derisa. Invece servono ascolto a attenzione, come ha spiegato a Fanpage.it lo psichiatra Francesco Cuniberti.

Che cos'è l'ipocondria: due tipi di diagnosi

Benché il termine ipocondria sia di uso comune, non è propriamente corretto come ha spiegato l'esperto. "È stato superato negli anni soprattutto nelle definizioni specifiche, poiché il termine è associato a forte stigma. L’ipocondriaco è quella persona che non ha nulla e, per la considerazione generale, si inventa sintomi e patologie. Ma il paziente che soffre di queste condizioni, soffre veramente. E sta molto male, merita tutta l’attenzione e l'aiuto possibili" ha spiegato il dottor Cuniberti. Infatti ha aggiunto: "Il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5), pubblicato dall’American Psychiatric Association, non include più l'ipocondria come diagnosi. Alle persone precedentemente diagnosticate con ipocondria può essere diagnosticato: disturbi da sintomi somatici oppure disturbo da ansia di malattia".

Il primo caso (disturbo da sintomi somatici) presenta sintomi somatici di vario tipo, spesso multipli e che possono cambiare nel tempo. All'intensificarsi della sintomatologia cresce anche la sofferenza del paziente che manifesta una costante ansia per la propria salute, pensieri sproporzionati circa la gravità dei propri sintomi. La sofferenza è autentica: si va dai sintomi gastrointestinali a quelli muscolari fino a quelli depressivi. Sono persone che tendono a fare un elevato numero di accertamenti medici e la scarsa risposta alle terapie è bilanciata da un'alta sensibilità̀ agli effetti collaterali delle stesse. Questi pazienti hanno paura di ammalarsi, temono che qualsiasi attività possa essere nociva, non prendono sul serio le rassicurazioni dei medici. Ecco perché tendono a evitare attività pericolose (anche il solo esercizio fisico), chiedono spesso aiuto al medico, controllano spesso le condizioni del corpo.

Nel secondo caso (disturbo d'ansia di malattia) il soggetto non avverte sintomi, difatti più che da questi la preoccupazione arriva da ciò che essi rappresentano. A differenza dei primi pazienti, può anche evitare i controlli medici e gli esami, per paura di trovare conferma ai propri timori. L'alternativa è anche in questo caso effettuare controlli molto frequenti. Queste persone esagerano i sintomi e la loro gravità, avvertono crescente preoccupazione anche solo sentendo parlare di malattie o leggendo notizie inerenti la salute, sono ossessionate da alcune funzioni come la pressione e la frequenza cardiaca. A volte sono a tal punto convinti di essere affetti da una grave patologia, da manifestare un vero e proprio delirio (disturbo delirante somatico).

Sintetizzando, lo psichiatra ha chiarito: "Il disturbo d’ansia da malattia è una condizione in cui una persona è preoccupata di avere una malattia o di contrarre una malattia. A differenza del disturbo da sintomi somatici, una persona con disturbo d’ansia da malattia di solito non avverte sintomi fisici".

I sintomi vanno ricercati su diversi fronti secondo l'esperto: "I ricercatori ritengono che ci siano molti fattori biologici, ambientali e psicologici che possono contribuire allo sviluppo di queste condizioni. Si è visto associazione con abusi fisici e sessuali nell'infanzia, minaccia di una malattia grave che si rivela non grave, grave malattia infantile o un genitore affetto da un'importante patologia, utilizzo eccessivo di Internet per motivi di salute".

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Come gestire l'ipocondria

In entrambi i casi, si mette in atto la stessa modalità per superare la paura: "Caratteristica di questi pazienti è un’attenta indagine per trovare rassicurazioni, certezze che possano confermare il rischio di avere la malattia temuta, per esempio con ricerche su libri, forum, articoli di giornale. Dottor Google è il migliore amico di questi pazienti, ma il peggiore dei medici e operatori sanitari". I medici possono a loro volta fare molto: "Fondamentale è non assecondarli completamente, ma nemmeno non sminuirli; non considerarli dei conta balle, delle persone che ne hanno sempre una. La loro sofferenza, la loro paura, le loro percezioni corporee sono autentiche: è l’interpretazione di questi che è eccessiva e terrorizzante. Sminuirli o non considerarli non fa che farli sentire sbagliati e in colpa".

A proposito del trattamento, invece: "La cura fondamentale è la psicoterapia, soprattutto cognitivo comportamentale: è un tipo di psicoterapia che aiuta le persone a imparare come cambiare i loro modelli di pensiero o comportamento al fine di cambiare il modo in cui si sentono. Si può arrivare a terapia farmacologia quando l’ansia è talmente invalidante da causare sofferenza e compromissione eccessiva".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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