Cibofobia: cosa fare quando il momento dei pasti (soprattutto per i bambini) diventa un incubo
A tutti noi sarà capitato di avere qualche piccola fissazione col cibo. C'è chi controlla la data di scadenza, chi stracuoce gli alimenti per paura di mangiarli crudi, chi sminuzza il prosciutto per paura di strozzarsi. Si tratta di scrupoli assolutamente comprensibili e tutto sommato accettabili finché non interferiscono con la nostra vita di tutti i giorni, con la nostra socialità e soprattutto con la nostra salute. In alcuni casi questi piccoli scrupoli per il cibo si possono trasformare in vere e proprie manie, dando luogo a quella che scientificamente si definisce Cibofobia o sitofobia. "Si tratta di una paura irrazionale verso qualche aspetto dell'alimentazione – spiega a Fanpage.it il professor Gianluca Castelnuovo, ordinario di psicologia clinica e presso l'Università Cattolica di Milano – C'è chi ha paura di mangiare perché teme di vomitare, chi ha paura della deglutizione (l'anginofobia), chi ha paura di alcuni cibi perché li ritiene contaminati o velenosi".
Quando la paura per il cibo interferisce con la vita
Una fissazione per il cibo può essere temporanea, legata a un momento particolarmente stressante della propria vita, e può scomparire esattamente come era iniziata, senza creare troppi danni. In altri casi invece, può diventare patologica. "Si definisce così quando interferisce con la vita normale, quando la persona vive delle limitazioni sociali. Evita di pranzare o cenare fuori casa ad esempio. O quando più in generale l'alimentazione diventa un problema". Consideriamo che con i pasti ci dobbiamo confrontare almeno tre volte al giorno e temere o in alcuni casi evitare il momento del pranzo o della cena, può diventare problematico sia a livello psicologico che a livello fisico. "Il rifiuto del cibo è pericoloso per la salute. Oltre a modificare lo stile di vita può avere ripercussioni sul nostro organismo: rischiamo l'impoverimento o addirittura la denutrizione". Molti scambiano questo tipo di fobia con l'anoressia o altri disturbi del comportamento alimentare. "In realtà non hanno niente a che vedere. L'anoressia è un disturbo che ha altre origini, ha a che fare con l'immagine corporea, con il controllo, con un atteggiamento ossessivo che riguarda tanti aspetti della propria vita. La cibofobia invece è tutta rivolta sul cibo, sulla paura che determinati alimenti ci provocano".
Le cause della paura del cibo
Molto spesso dietro la cibofobia si nasconde un'esperienza negativa. "A volte è semplice individuare il momento esatto in cui si è scatenata la fobia. Dopo aver mangiato un cibo avariato, dopo aver avuto una reazione allergica – spiega Castelnuovo – Di solito ha origine dopo aver provato un disagio molto forte a causa del cibo". Ma se è normale evitare un determinato alimento perché sappiamo che ci provoca disagi, diverso, e indicatore di cibofobia, è il caso in cui si la paura si allarga indiscriminatamente a tutti gli alimenti. "Razionalmente non abbiamo motivo di pensare che tutti i cibi solidi possano rappresentare un problema, eppure chi soffre di cibofobia avverte questo tipo di paura". La cibofobia è molto comune tra i più piccoli, i bambini spesso temono l'incontro con nuovi cibi oppure hanno più difficoltà degli adulti a metabolizzare un evento negativo. "Mi è capitato di avere in cura un piccolo paziente che dopo aver rischiato di strozzarsi con un boccone di prosciutto tagliato male, ha iniziato ad aver paura di tutti gli alimenti solidi. È tornato agli omogeneizzati, non riusciva più a mangiare. Nei bambini questo problema è più diffuso perché subire un trauma del genere proprio quando si stanno allargando gli orizzonti di conoscenza può essere più difficile da superare".
Come superare la cibofobia
La conseguenza più grande della cibofobia è l'evitamento. A differenza di altre fobie che possono avere meno conseguenze sulla nostra vita, quella del cibo può provocare carenze nutritive, deperimento, problemi di salute, e per questo va affrontata con il sostegno di un esperto. "Esistono dei protocolli di intervento molto efficaci che lavorano proprio sulla desensibilizzazione. Ovvero piano piano, un passo alla volta insegnano a dominare questa paura che arriva quando abbiamo del cibo davanti. Il corpo impara a non attivarsi così tanto davanti al cibo affrontando dei piccoli rischi. Al paziente verrano proposti diversi alimenti in una scala di pericolosità, e si partirà da quelli più sicuri fino ad arrivare a quelli che generano più preoccupazioni. Accompagnati ovviamente da un terapeuta il pericolo viene affrontato e si riesce a superare l'evitamento".