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Che cos’è l’ansia? Da segnale di pericolo a espressione di un dolore più profondo, le parole dell’esperta

Da cosa nasce l’ansia e perché la proviamo? A partire dal personaggio del cartone Inside Out approfondiamo questa emozione con la psicoterapeuta Zamperlin.
Intervista a Dott.ssa Sara Zamperlin
Psicologa e psicoterapeuta
A cura di Francesca Parlato
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È diventato un intercalare. "Ho l'ansia", "Soffro di ansia", "Mi viene l'ansia". Alzi la mano chi non ha usato quest'espressione almeno una volta nella vita, anche a sproposito. Tanto che il significato ne esce quasi svuotato perché se tutto è ansia niente è ansia. Persino in un cartone animato (destinato forse più a un pubblico adulto che alla solita fascia Disney – Pixar) come Inside Out 2 tra le tante emozioni che si affollano nella mente della protagonista Riley Andersen a un certo punto fa il suo ingresso con due belle valigie piene (segno che è destinata a rimanere) Ansia. Occhi sbarrati, capelli come se avesse messo le dita nella corrente, l'aspetto del personaggio rende perfettamente l'idea delle caratteristiche di questa emozione. "L’ansia fa parte delle emozioni che vengono definite secondarie, che – a differenza delle emozioni primarie (che sono per esempio quelle che abbiamo visto nel primo capitolo di Inside Out come Gioia, Rabbia, Tristezza o Paura), che sono innate e universali – sono influenzate anche dalle esperienze e dal contesto culturale in cui la persona vive" spiega a Fanpage.it la psicologa e psicoterapeuta Sara Zamperlin.

A cosa serve l'ansia?

Anche un'emozione che apparentemente è fonte soltanto di disagio, ha però una sua utilità. "L’ansia ha una sua funzione, che è spiegata benissimo in Inside Out 2, dove il personaggio spiega proprio che il suo lavoro è proteggere dalle insidie che non si vedono. – continua Zamperlin – Il problema è che, proprio perché non si vedono, possono essere potenzialmente infinite…". È un segnale d'allarme, una sirena che si attiva quando cogliamo dei segnali di pericolo. "Già Freud parlava dell’ansia come di un segnale, ma, al di là delle teorizzazioni freudiane, anche oggi possiamo considerare l’ansia come un segnale di allarme rispetto a qualcosa che viene vissuto (soggettivamente) come pericoloso. Un esempio (che vale solo come esempio e non vuol dire che sia così in tutti casi): l’ansia relativa al guidare la macchina potrebbe essere legata a una sensazione di pericolo che la persona avverte nel mettersi alla guida non solo come situazione concreta, ma perché potrebbe richiamare angosce legate all’autonomia, al prendere decisioni, al “guidare” in senso più ampio la propria vita". Per questo, sia per l'ansia che per altri tipi di emozioni, dovremmo abituarci a non distinguere più tra positive e negative. "Anche se talvolta, per semplificare, può essere “comodo” dividerle in questo modo, in realtà questo tipo di linguaggio potrebbe finire per cristallizzare una visione per cui c’è qualcosa di quello che proviamo che è buono e qualcosa che non lo è. In realtà, invece, tutto ciò che che proviamo ha una sua funzione e comprendere quale, anche nel caso dell’ansia, può essere di grande aiuto. È chiaro che provare ansia è soggettivamente spiacevole, non ho mai incontrato nessuno che ne fosse contento, ma comprendere perché è in ansia può essere occasione di crescita ed evoluzione e, magari, occasione per affrontare temi importanti per la propria vita, migliorandola. Se torniamo all’esempio dell’ansia per la guida, per la persona che ne soffre, comprendere che l’autonomia è magari vissuta come un pericolo può essere occasione per lavorare su quel tema e non solo occuparsi del problema che era evidente (es. non guidava), ma anche di un tema più ampio per la propria vita".

Quando l'ansa diventa patologica e come affrontarla

In certi casi però dire "Ho l'ansia" non è soltanto un intercalare. E può diventare una zavorra nell'affrontare le giornate. "L’ansia diventa un problema quando diventa troppa e interferisce con la qualità di vita della persona. Per esempio, un pochino di ansia può anche essere il motore che ci spinge a prepararci al meglio per un esame, mentre una quota eccessiva di ansia potrebbe spingerci a rimandarlo anche se preparati". Per utilizzare l’ansia come un alleato e non esserne travolti, è importante comprendere che cosa ci sta segnalando. "Se lo comprendiamo e ce ne occupiamo, la sua funzione non sarà più necessaria, o lo sarà in misura minore. Se ci rendiamo conto che viviamo stati di ansia frequenti e invalidanti, la psicoterapia è un ottimo strumento per affrontarla. Inoltre è importante anche sapere che anche i farmaci possono essere dei validi alleati per affrontare l’ansia, ma è importante evitare il fai da te e rivolgersi sempre a medici specialisti".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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