Che cosa è il gaslighting, la tecnica di manipolazione che fa dubitare delle proprie certezze
Le frasi tipiche sono "Sei pazza", "Non ti ricordi mai niente", "Non è vero questa cosa non è mai accaduta". Affermazioni che fanno vacillare le certezze di chi se le sente dire che giorno dopo giorno inizia a dubitare di sé stesso, a mettere in discussione ogni cosa, dai semplici fatti di vita quotidiana, alle proprie capacità e competenze. Si tratta del gaslighting, letteralmente vuol dire illuminare a gas, e il termine deriva da un'opera teatrale del 1938 del drammaturgo britannico Hamilton, che si intitolava proprio Gaslight. Più famosa però la sua trasposizione cinematografica del 1944 (in Italia il titolo del film è stato tradotto con Angoscia) dove la protagonista è Ingrid Bergman il cui marito la convince di essere pazza mettendo in atto a sua insaputa dei piccoli cambiamenti a casa (come affievolire le luci delle lampade a gas). Quando Bergman nota queste modifiche gli chiede spiegazioni il marito nega e inizia ad affermare che sia lei a ricordare male o a inventarsi le cose fino a rendere con il passare dei mesi la moglie sempre più confusa e emotivamente instabile. "È una tecnica manipolatoria che mira a ottenere un controllo totale su un'altra persona – ha spiegato a Fanpage.it la psicoterapeuta e sessuologa Maria Claudia Biscione – Chi la attua vuole potere e così inizia a minare le certezze dell'altro, a svuotare i suoi punti di appoggio per farlo traballare emotivamente".
Chi sono le vittime del gaslighter
A subire questo tipo di manipolazione sono quasi sempre persone emotivamente fragili. "Il manipolatore sa scegliere bene chi colpire: di solito a farne le spese sono persone che tendono ad affidarsi, che hanno dei livelli di insicurezza piuttosto alti". Scegliere bene il tipo di vittima è quindi fondamentale. "E teniamo presente che si tratta di una tecnica molto più comune di quello che crediamo. Di fatto chi subisce gaslighting si trova all'interno di una relazione tossica e le caratteristiche sono simili a quelle delle vittime di violenza: scarsa autostima, dipendenza affettiva, tendenza a dare credito alle parole piuttosto che ai comportamenti ".
Le caratteristiche del manipolatore
A mettere in atto questi comportamenti è quasi sempre una personalità narcisista. " Sono persone che hanno bisogno di sentirsi dominanti, di stare su un piedistallo e di essere al centro dell'attenzione. E se il manipolatore non è un narcisista è una persona che ha livelli di manipolazione patologica – spiega Biscione – E usa la manipolazione come una strategia di sopravvivenza, magari da quando è piccolo. Questa tecnica negli anni gli è servita per reagire a qualche comportamento o per relazionarsi con gli altri". Ma per manipolare c'è bisogno di una grande capacità dialettica. "Il gaslighter è una persona di grande intuito e intelligenza: la manipolazione presuppone la capacità di riuscire a leggere le caratteristiche dell'altro. Ha capacità di calcolo, di osservazione e ovviamente di retorica. Sa come e dove condurre l'altra persona, sa parlare in modo da confondere chi ha di fronte". E poi si tratta di persone estremamente amichevoli al di fuori della relazione, come se indossassero una maschera: "All'interno della relazione si comportano in un modo, all'esterno sono piacevoli e con le loro capacità sono in grado di tirare dalla loro parte anche amici e parenti. E quando non ci riescono cominciano a mettere in atto l'isolamento della vittima. Fanno terra bruciata, fanno in modo che il loro partner si allontani dagli affetti, pongono la necessità di stare da soli come una condizione per la relazione".
Il gaslighting e il crollo delle proprie certezze
Con il passare del tempo chi subisce gaslighting non solo comincerà a dubitare delle azioni compiute, dei propri ricordi, ma anche delle proprie competenze, delle proprie capacità. "Avere a che fare con una persona che continuamente dice "Sei pazzo", "Non ti ricordi le cose", che mente in maniera palese, alimenterà le insicurezze su convinzioni e competenze, sugli affetti, e ovviamente sulla memoria. Fino a creare un loop emotivo mentale nella persona che lo subisce". A questo punto quasi sempre la vittima ha due reazioni. "In alcuni casi perde completamente le sue certezze, in altri invece è talmente stanca si sente talmente avvilita dall'impossibilità di far valere le proprie ragioni che accetta, per sfiancamento, di far vincere l'altro. È sfinita". Quindi o si comincia a pensare di aver perso la memoria, di avere dei problemi mentali, e questo comporta quindi l'accrescimento di una convinzione negativa su sé stessi o ci si prosciuga, ci si sente troppo deboli per potersi liberare dalla situazione e si finisce per accettarla. "Il gaslighting è una prevaricazione totale, un annientamento dell'altro. Il manipolatore o la manipolatrice succhiano energia dal partner, fino a mortificarlo a ridurlo a zero".
Come affrontare il gaslighting
Chi subisce gaslighting si trova a tutti gli effetti in una relazione tossica e i segnali sono esattamente gli stessi. "Dalle bugie, che sono un ottimo indizio di una relazione tossica, al negare l'evidenza, passando per la gelosia. Poi ci sono la distorsione della comunicazione, l'andamento oscillatorio della storia, prima ti butto giù, ti insulto, poi ti gratifico, prima ti tratto come un pazzo e poi ti faccio i regali, trovo dei modi per non farti andare via dopo i maltrattamenti. Per arrivare poi all'isolamento". Molti consigliano di cominciare a tenere un diario, di scriversi le cose, per non poter essere contraddetti dal proprio manipolatore, ma serve davvero? "È già tardi. Se arriviamo al punto di dover scrivere o registrare quello che ci succede vuol dire che siamo già in una fase troppo avanzata della relazione tossica, a un livello già totalmente disfunzionale. E non bisogna discutere o far valere le proprie ragioni con chi abbiamo accanto, bisogna solo trovare un modo per uscirne". Se siamo già in uno stato confusionale, se già stiamo sminuendo il nostro valore, se già stiamo vivendo con fatica la relazione dobbiamo chiedere aiuto. "Cominciamo dai nostri amici e parenti, dalle risorse affettive, poi rivolgiamoci a un professionista. Ricordiamoci sempre che provare a convincere un manipolatore che sta sbagliando, che abbiamo ragione noi è inutile, troverà sempre un modo per rigirare la frittata e per umiliarci di nuovo. Quando ci troviamo a un livello così avanzato, quando ci vergogniamo, quando siamo depressi, sottraiamoci al confronto con il nostro manipolatore. Non è vigliaccheria, ma è uno schema protettivo che ci consentirà di vedere cosa sta accadendo dal di fuori, ci consentirà di vedere chiaramente il pericolo e di tirarci fuori da questa dinamica malata".