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Body shaming e controllo ossessivo del corpo: le conseguenze della discriminazione basata sul peso

Fanpage.it ha chiesto al dott. Leonardo Mendolicchio di spiegare i meccanismi alla base della discriminazione fatta in base al corpo: “Il controllo ossessivo del peso è sostenuto dal bisogno di allinearsi ai canoni presenti nella società. È l’anticamera del disturbo alimentare”.
Intervista a Dott. Leonardo Mendolicchio
Responsabile della U.O. Riabilitazione dei Disturbi Alimentari e della Nutrizione presso Auxologico Piancavallo e del centro ambulatoriale di Piancavallo
A cura di Giusy Dente
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L'espressione "body shaming" indica l'atto di offendere qualcuno per il suo aspetto fisico. Può essere una caratteristica, un cosiddetto difetto (la cellulite per esempio), una particolarità o semplicemente un elemento della propria immagine: dal colore della pelle al peso, dal naso alla pancia tutto può essere chiamato in causa. L'obiettivo è ferire. Soffermandosi sul corpo si sa di andare a colpo sicuro: è un'arma potente, capace come nessun'altra di fare del male. Quando si fa body shaming lo scopo è chiaro: far provare vergogna per il proprio aspetto, generare senso di colpa per ciò che si è, distruggendo ogni forma di autostima. Che si tratti di una frecciatina, di un commento (magari postato sui social), di una domanda: l'impatto è sempre doloroso per chi lo subisce. È a tutti gli effetti una forma di violenza che sfrutta l'insicurezza. I social, che hanno eletto l'immagine a valore supremo, hanno accentuato la pericolosità del body shaming: si è molto di più schiavi del confronto, si è continuamente esposti allo sfoggio di una perfezione che appare reale, ma che è fittizia e il più delle volte irraggiungibile. Tra l'altro proprio sui social è ancora più facile veicolare il body shaming, perché si è protetti dall'anonimato, non si ha l'altro di fronte, si tiene a distanza la sua sofferenza e ci si sente più autorizzati e più legittimati a comportarsi con leggerezza. Fanpage.it ha chiesto a Leonardo Mendolicchio, psichiatra e psicoanalista, responsabile della U.O Riabilitazione dei Disturbi Alimentari e della Nutrizione presso Auxologico Piancavallo, di spiegare cosa si cela dietro questi meccanismi.

Cause e conseguenze del body shaming

Il corpo è a tal punto centrale, nelle nostre vita, da essere il primo a diventare oggetto di giudizio, un giudizio pesante, che può sfociare in vere e proprie offese, da cui riprendersi non è sempre facile. La causa sta proprio nella rilevanza che l'immagine ha nelle nostre vite. Come ha spiegato l'esperto: "Il corpo viene utilizzato per ferire le persone, perché il corpo è la base su cui poggia l'immagine. L'immagine è una delle caratteristiche che noi poniamo all'esterno. L'immagine ha a che fare con la nostra identità e l'identità potrebbe anche non essere piacevole per chi la osserva. L'effetto di ritorno rispetto a questa non condivisione della propria identità è qualcosa di di traumatico, di difficile da accettare da parte di chi subisce tutto questo, in particolar modo oggi che c'è un'enfasi particolare sull'identità che si fonda sull'immagine. Questi meccanismi sono molto, molto presenti".

Come effetto, si ottengono conseguenze gravi, che minano alla base l'autostima e il benessere della persona: "Le discriminazioni basate sul peso e sul corpo determinano emarginazione, depressione, scoramento, ma soprattutto e qui tiro in ballo la psicoanalisi, rompono quell'importante alleanza che ci dovrebbe essere tra il soggetto e l'altro. Le persone dovrebbero in qualche modo sempre preservare lo spirito di convivialità, di coesistenza e di legame sociale che spesso invece, a causa di queste discriminazioni, si rompe e si sfalda".

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Cosa hanno scatenato i social

I social hanno cambiato la percezione che si ha di sé e della propria immagine: si è schiavi del confronto, si paragona se stessi agli altri uscendone il più delle volte sconfitti, perché gli standard sono elevatissimi. Non c'è posto per l'imperfezione, non c'è spazio per ciò che non è aderente a certi ideali di perfezione, eletti a unici possibili per essere accettati, per essere amati, per essere parte della comunità. Sui social l'immagine è tutto, come ha sottolineato lo psichiatra: "I social sono un importantissimo nuovo strumento di comunicazione, ma per come sono strutturati fondano il loro meccanismo comunicativo prevalentemente sull'immagine. Questo un po' matcha con la società che fa collassare l'identità sull'immagine, per cui c'è una coerenza che potrebbe diventare pericolosa, elevando tantissimo i livelli di ansia e di frustrazione dei ragazzi che scommettono totalmente sulla loro immagine, sull'effetto che questa immagine ha rispetto al loro senso di completezza sociale".

Anche la società reale, non solo quella virtuali, è diventata molto improntata all'immagine: "È una società che ha come strumento di relazione sociale il giudizio, la performatività. Tutto quello che esula dai canoni che invece vengono considerati come performativi e corretti rischiano di diventare stigmatizzati, esecrabili. E questo, in qualche modo, tocca anche il tema del grasso". Ecco perché spesso si parla di società grassofobica. Ma il sovrappeso è solo uno dei tanti aspetti, è solo una delle variabili. La verità è che quando ci si scaglia contro i corpi altrui, ogni motivo può diventare un appiglio utile: troppo grasso, troppo magro, poco abbronzato, troppo formoso, con poco seno. Insomma, sempre troppo o troppo poco, ma mai abbastanza. Ecco perché si cade nel vortice dei disturbi alimentari. Non per tutti è facile ribellarsi agli standard: aderirvi, diventa lo scopo della propria vita, una missione, l'unico modo per misurare il proprio valore. Come ha concluso il dottor Mendolicchio: "Il controllo ossessivo del peso e del corpo è sostenuto da questo bisogno di allinearsi ai canoni presenti nella società. Appellarsi a questa capacità di controllo può diventare una malattia ed è l'anticamera del disturbo alimentare".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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