Morning shed, perché andare a dormire con più strati di prodotti sul viso fa male alla pelle
La skincare può diventare un momento di grande relax: è una coccola verso se stessi, un vero e proprio momento di cura, in cui ci si stacca dai problemi, dalle varie incombenze, dallo stress che si accumula durante la giornata. Insomma, è un vero e proprio rituale, composto da passaggi ben precisi da eseguire uno dopo l'altro. In Oriente ci tengono a tal punto, da aver strutturato la loro skincare addirittura in 10 passaggi: è la famosa skincare coreana, diventata popolarissima anche in Occidente, tra i beauty addicted. Molto di più di un trend passeggero, ma una proceduta consolidata ormai popolarissima. A proposito di trend: molti di questi ormai nascono, si sviluppano e diventano virali su TikTok, piattaforma dove moltissimi contenuti sono dedicati al mondo del make-up, della cura di pelle e capelli. E non tutti sono necessariamente positivi. È il caso del morning shed, una tendenza che però secondo la dermatologa Ines Mordente presenta diverse criticità.
Che cos'è il morning shed
Il morning shed è il nuovo trend virale su TikTok. Si tratta di una skincare routine portata agli eccessi, dove ogni passaggio non viene svolto in modo sequenziale, prendendo il giusto tempo tra uno step e l'altro. C'è un'esasperazione del concetto di "stratificazione", dunque i prodotti si applicano uno sull'altro tutti insieme e si lasciano in posa tutta la notte. Poi, al mattino, si "smonta" tutto. I video con questo hashtag mostrano proprio il momento in cui si tolgono le maschere viso, i patch occhi, i cerotti per i punti neri, i sieri per ciglia e sopracciglia, l'eventuale mouth taping e così via. I più radicali, aggiungono agli step viso anche quelli capelli dunque vanno a togliere la cuffia, i bigodini eccetera.
La critica al morning shed
In questa estremizzazione, si perde il concetto di cura legato alla skincare. Anche la dott.ssa Ines Mordente, intervistata da Fanpage.it, ha chiarito che ci sono degli elementi da non sottovalutare. "Si pongono problemi di tre ordini principali – ha chiarito l'esperta – C'è l'occlusione generata dall’utilizzo di troppi prodotti. C'è la scelta di prodotti non adeguati e quindi assorbimento maggiore generato dall’occlusione di più prodotti applicati in multistrato su tutto il viso, con rischio di irritazioni o allergie a contatto. Terzo, il rischio del comportamento compulsivo da utilizzo di layering riduce la naturale traspirazione cutanea, la rigenerazione e l'idratazione notturna".
La notte è un momento delicato per la pelle, che attraversa quattro fasi importanti. "Dalle 21.00 alle 23.00 circa si incrementa l'attività di scambio cellulare necessario per nutrire l'epidermide e per eliminare le tossine – ha ricordato l'esperta – Nella fase 2, dalle 23 in poi circa, c'è l'aumento della circolazione e dunque una maggiore ossigenazione dei tessuti. Segue la fase 3, dalle 23 alle 4.00 circa, con rinnovamento cutaneo che permette la rigenerazione vera e propria della pelle, quella per cui le cellule morte vengono sostituite da quelle nuove. L'ultima fase, dalle 4 circa in poi, vede l'autoriparazione del film idrolipidico, ossia la barriera protettiva della pelle. Sulla pelle agiscono ormoni della mattina che tendono a fare aumentare la quota di acqua intercellulare e danno naturalmente apparentemente e transitoriamente l'aspetto anche del viso più gonfio (come il cortisolo appunto)".
In queste quattro fasi si verifica la perdita di acqua transepidermica (abbreviata in TEWL): il fenomeno consiste nella continua e impercettibile evaporazione di acqua attraverso gli strati più esterni dell'epidermide. Una pratica come il morning shed può avere ripercussioni negative: "Con la pelle occlusa da strati su strati di prodotti si rischia di ottenere l’effetto opposto di occlusione“trattenendo l’evaporazione naturale e favorendo un erroneo assorbimento eccessivo dei prodotti posti sul viso che potrebbero essere irritanti e se non scelti bene addirittura pericolosi".
L'occlusione è quindi il rischio maggiore generato dal seguire una pratica che non poggia su alcuna base, che non ha chiamato in causa nessun esperto. "Meglio evitare le sperimentazioni – è la raccomandazione della dottoressa Ines Mordente – e affidarsi a soluzioni di skincare ad hoc consigliate dal dermatologo, puntando anche a un sonno ristoratore, che resta sempre la migliore medicina insieme alle scelte giuste e non esasperate di skincare".