
Se pensiamo a un corpo in salute pensiamo a un corpo magro, tonico, snello, senza cellulite, senza buccia d'arancia. Senza imperfezioni, insomma. Questa parola ci terrorizza e ancora di più non vogliamo accettare quanto l'imperfezione faccia parte della normalità. Vivendo una vita virtuale, dove l'imperfezione si può cancellare a colpi di filtri ed editing, non la tolleriamo più. Abbiamo sviluppato un'ossessione per certi standard, a cui aderire per sentirsi giusti, accettati: ne siamo schiavi e ci spaventa confrontarci col prossimo, proprio per paura di vederci inadeguati, di sentirci non abbastanza. Ma come si può competere con qualcosa che non esiste?
Proprio per questo, per portare maggiore realtà anche sui social, i filtri di bellezza sono stati vietati ai minori su TikTok: un modo per tutelare la loro salute mentale, non farli cadere in depressione, non alimentare le loro insicurezze e accentuare le frustrazioni in merito al proprio aspetto. Loro sono quelli più sensibili, più a rischio. Secondo uno studio del progetto SatisFACE dell'Università Vita-Salute San Raffaele e del Cussb (Centro Universitario di Statistica per le Scienze Biomediche), il 49,2% dei giovani modifica le foto prima di pubblicarle: temono il giudizio altrui, avvertono una forte pressione dovuta a un concetto di bellezza imposta a cui sentono di dover necessariamente aderire per essere accettati socialmente. I filtri di bellezza sono spariti anche da Instagram: via i trucchetti ingrandire le labbra, levigare la pelle del viso, allungare le ciglia.

Ma il problema è molto più radicato di così e certe ossessioni le abbiamo completamente interiorizzate. Lo dimostra il chubby filter. Il termine significa "paffuto" ed è stato creato con l'aiuto dell'intelligenza artificiale. I contenuti proposti seguono lo stesso schema: una foto attuale della persona poi quella alterata dal filtro, con in sottofondo la canzone Anxiety di Doechii. L'alterazione fa in modo che il soggetto risulti visibilmente ingrassato. La CNN ha contattato TikTok per un commento. L'azienda ha detto di aver rimosso il filtro dalla sua app e ha annunciato di voler procedere a eliminare tutti i contenuti a tema, bloccandoli soprattutto agli adolescenti. Ma il problema resta.
Resta questa ossessione per il peso e per il cibo che non ha mai niente a che vedere con la salute. Nessuno parla mai di corpi in salute, ma solo di corpi magri. Il messaggio è implicitamente denigratorio, incentiva il body shaming e l'equazione: magrezza=bellezza. Immaginate la reazione di chi assomiglia al corpo del "dopo", che si è sentito tirato in causa come qualcosa di disgustoso. Nessuno ha utilizzato il filtro come "motivazione" per andare in palestra o per proporre uno stile di vita sano: tutti lo hanno declinato per dire sui social, a potenziali milioni di persone, che ci sono corpi sbagliati.

Filtri come questi, dietro l'apparente finalità scherzosa, possono diventare dannosi, proprio perché contribuiscono ad alimentare il meccanismo tossico del confronto. Nessuno, nel vedere il "dopo" si è fatto una risata, semplicemente giocando sul concetto di stravolgimento dell'immagine. Tutti hanno in qualche modo specificato che quel "dopo" era negativo. E non per questione di salute, per per una questione puramente estetica. La paura di aumentare di peso contribuisce al circolo vizioso della perenne insoddisfazione corporea che a sua volta può sfociare in disturbi alimentari seri: è una vera e propria cultura tossica della dieta in cui l'alimentazione e lo sport perdono la loro connotazione gioiosa e salutare, ma diventano ossessioni malsane, per aderire ai canoni ritenuti giusti. Nessuno merita di vedere il proprio corpo ridicolizzato.
