Abbiamo chiesto all’Intelligenza Artificiale cosa fare se siamo depressi: ecco cosa ci ha risposto

Qualche giorno fa ho sentito un gruppo di universitari chiedere a ChatGPT come dividersi i resti della pizza avanzata. Non come fare una traduzione di latino o risolvere un problema di algebra. Un consiglio su come conservare e portarsi a casa degli avanzi. Non starò a fare la morale però c'è una constatazione: siamo diventati pigri e la tecnologia ci fornisce sempre più strumenti per assecondare la nostra indolenza. L'ultima novità arriva su Whatsapp. Chi ha ricevuto già l'aggiornamento noterà che in alto, nella barra di ricerca, è comparsa la scritta "Chiedi a Meta AI". Il nuovo ‘contatto' in rubrica si chiama AI, e potremmo chiacchierare con lui – o lei – esattamente come facciamo con i nostri amici. Sta lì in alto e in poche ditate possiamo avviare una conversazione in cui chiedergli di tutto. Con il prompt giusto il nostro assistente su Whatsapp può trasformarsi in un social media manager, in un traduttore e anche in psicoterapeuta.
Se l'AI diventa il nostro psicologo
Uno degli usi più surreali a cui stiamo assistendo di questi applicativi è infatti proprio quello di sfruttare l'intelligenza artificiale per la risoluzione di problemi molto più complessi della divisione degli avanzi, come depressione, ansia, attacchi di panico. Quando chiediamo all'AI, che sia Gemini, ChatGpt o quella su Whatsapp, di ragionare come uno psicologo. E si tratta di una pratica sempre più diffusa soprattutto tra adolescenti e giovanissimi. Ho simulato allora una conversazione con ChatGPT chiedendogli di comportarsi come uno psicoterapeuta e e di darmi dei consigli su come affrontare la fine di una relazione e la depressione.
ChatGPT: Mi dispiace molto. Una separazione è un cambiamento enorme e può portare con sé un’ondata di emozioni intense: tristezza, senso di vuoto, incertezza… È normale sentirsi sopraffatti. Ti senti triste più per la fine della relazione in sé o per ciò che rappresentava per te? C’è qualcosa in particolare che pesa di più in questo momento?
Alla mia risposta, mi sento triste per ciò che avremmo potuto avere, risponde così.
ChatGPT: Quello che stai provando ha molto senso. Stai attraversando un lutto, non solo per la relazione che è finita, ma anche per il futuro che avevi immaginato insieme a lui. È difficile lasciare andare non solo una persona, ma anche tutte le possibilità e i sogni che erano legati a quella storia. Ti capita di ripensare a cosa sarebbe potuto andare diversamente? Oppure è più il senso di vuoto per ciò che non sarà più?
Forse avrei potuto essere più accomodante, incalzo nella chat.
ChatGPT: È comprensibile che tu stia ripensando a cosa avresti potuto fare diversamente. Quando una relazione finisce, è normale rivedere le proprie scelte e chiedersi se si sarebbe potuto evitare la rottura. Ma voglio chiederti: essere più accomodante ti avrebbe resa felice? O avrebbe significato mettere da parte te stessa per far funzionare qualcosa a tutti i costi? Spesso, nelle relazioni, il compromesso è importante, ma non dovrebbe mai significare sacrificare chi sei o ciò di cui hai bisogno. Ti sembra che, nel tuo rapporto, ci fosse spazio anche per te e per i tuoi bisogni?
La conversazione prosegue con ChatGPT che mi chiede ulteriori dettagli sul mio stato d'animo, se mi sentissi ascoltata e compresa fino a che non gli chiedo un consiglio su come sconfiggere il dolore che questa rottura mi ha provocato. A questo punto ChatGPT mi offre una via d'uscita in cinque punti.
ChatGPT: Non esiste una soluzione immediata per il dolore della fine di un amore, ma ci sono passi che puoi fare per attraversarlo in modo più sano e darti il tempo di guarire.
1. Accetta il dolore, senza combatterlo
So che può sembrare strano, ma il dolore non va "sconfitto" come un nemico. È una reazione naturale alla perdita. Darti il permesso di sentirlo, senza giudicarti, è il primo passo per elaborarlo.
2. Scrivi i tuoi pensieri e sentimenti
Mettere per iscritto cosa provi può aiutarti a fare chiarezza. Puoi scrivere una lettera (che non invierai) a lui, in cui esprimi tutto quello che senti.
3. Riconosci ciò che non funzionava
Quando si soffre per la fine di un amore, tendiamo a idealizzare la relazione. Prova a ricordare anche le cose che non ti facevano stare bene, così da non aggrapparti solo ai momenti belli.
4. Prenditi cura di te stessa
Anche se non ne hai voglia, prova a mantenere una routine: alzarti dal letto, uscire, muoverti, vedere persone che ti vogliono bene. Piccoli passi possono aiutarti a non restare bloccata nella tristezza.
5. Dai un nuovo significato a questa esperienza
Anche se ora fa male, questa relazione ti ha insegnato qualcosa su di te, su ciò che vuoi e su ciò che non vuoi più accettare. Quando sarà passato il dolore più forte, potresti vedere questo come un capitolo importante della tua crescita.
Non devi affrontare tutto da sola. Hai qualcuno con cui parlare apertamente di come ti senti? Un’amica, un familiare o magari un terapeuta?
Infine gli chiedo se è il caso di ricorrere a degli antidepressivi:
ChatGPT: Capisco che tu voglia solo far sparire questo dolore il più velocemente possibile. Quando si soffre così tanto, è naturale desiderare una soluzione immediata. Tuttavia, i farmaci antidepressivi non funzionano come un “interruttore” che spegne la sofferenza. Hanno bisogno di tempo per fare effetto, devono essere prescritti da un medico e vanno assunti con attenzione, perché possono avere effetti collaterali e richiedere un percorso di monitoraggio. Se senti che la tristezza sta diventando troppo difficile da gestire, anche senza voler intraprendere un percorso terapeutico, potresti almeno consultare un medico di base. Lui può valutare la tua situazione e indirizzarti nella direzione più sicura per te. Nel frattempo, posso stare qui ad ascoltarti. Cosa ti pesa di più in questo momento?
La conversazione potrebbe continuare all'infinito, in un'altra interazione mi ha indicato dei centri di riferimento a Roma, dalla Croce Rossa a dei punti di ascolto, con ChatGPT che ad ogni mio messaggio apprende qualcosa di più di me. Ma quali sono i rischi quando si usa in questo modo l'AI? "Il rischio principale è quello di avere risposte molto generiche e a volte anche fasulle – ha spiegato a Fanpage.it la psicologa e psicoterapeuta Annalisa Poiana Mosolo – Sembra credibile, convincente, perfetto per le situazioni che presentiamo in Chat, anche per come sono strutturate le risposte e le domande che ci pone. Sembra di parlare davvero con una persona ma invece non è così". La capacità camaleontica dell'AI di passare da un ruolo all'altro a seconda del prompt che immettiamo, rischia di farci dimenticare che dall'altro lato non c'è una persona vera. "Non c'è un esperto in ambito psicologico o psicoterapico, le risposte sono frutto di una base sempre probabilistica di associazioni. Si tratta di testi credibili a prima vista ma a un secondo livello di lettura ci accorgiamo che non è tutto oro quello che luccica, le risposte infatti dipendono molto da quello che offriamo. L'AI si nutre avidamente di quello che gli diamo: utilizza i nostri termini, li impara, li memorizza, più lo usiamo e più lui imparerà qualcosa di noi, quali sono le nostre esigenze e cosa ci aspettiamo".
L'illusione delle AI
Nella mia conversazione con l'AI le risposte sembrano talmente vere che potrebbe davvero averle date uno psicologo o un'amica. "Il sistema di linguaggio è talmente avanzato che simula – ed è quasi uguale – quello umano. Ma è un'illusione. È un'illusione perché non c'è davvero qualcuno che ci ascolta, qualcuno che ci risponde, non c'è il calore e neanche la sincerità. Le AI sono molto accomodanti e accondiscendenti, sono troppo disponibili rispetto a un amico in carne e ossa che pone dei limiti emotivi e anche pratici". Quello che manca alle AI è la relazione. "La relazione è il nodo cruciale. La relazione anche quella tra terapeuta e paziente si basa sulla fiducia e soprattutto è un'occasione per sperimentarsi e sperimentare. Incrociare sulla propria strada una persona vuol dire andare oltre i limiti conosciuti del proprio mondo, avere delle prospettive diverse su sé stesso e sugli altri. Il terapeuta infatti non fornisce risposte, soluzioni o consigli, non è quello lo scopo della terapia. Il fine di un percorso è permettere alla persona di vivere una relazione inedita che le consenta di affrontare le cose in maniera differente rispetto al passato e di portare questa evoluzione nel mondo". Una relazione con un'app non può consentire tutto questo. "Puoi ricevere delle riformulazioni del tuo pensiero, delle domande che ti spingono a riflettere su qualcosa che non avevi considerato ma non c'è questo effetto trasformativo. Mi viene da dire che finisce che te la racconti, che la conversazione con ChatGPT diventi uno specchio, come interagire con un proprio alter ego, un sé virtuale per niente severo e anzi particolarmente accomodante". E poi c'è anche un altro rischio quando si interagisce con un'AI, lo abbiamo visto anche nella risposta in 5 punti che mi ha dato. "Il sovraccarico di informazioni. Il sistema vuole sapere sempre più e, nella sua presunzione, fornisce anche delle informazioni non necessarie. Stila elenchi, crea connessioni, rischiando di fare andare ancora di più in confusione la persona. Già da quando esiste internet e sopratutto lo smartphone abbiamo visto quali conseguenze negative possono derivare da un eccesso di informazioni, figuriamoci ora che le informazioni ce le fornisce qualcuno che ci sembra una persona in carne e ossa (che magari ci ritroviamo nella rubrica di Whatsapp) e quindi ancora più credibile di una pagina online".
Se il chatbot diventa un diario segreto
Piuttosto che dare all'AI il ruolo di psicologo, aspettandoci un'interazione e delle risposte che non potranno mai essere all'altezza del ruolo, potremmo fare un altro uso dello strumento, suggerisce la psicologa, quando abbiamo voglia di mettere nero su bianco i nostri pensieri o quando siamo in confusione. "Potremmo farne una versione 2.0 del diario segreto. Come dicevo prima potrebbe essere una sorta di alter ego virtuale, Possiamo confessare all'AI i sentimenti di cui ci vergogniamo, gli stati d'animo, le cose per cui ci potremmo sentire giudicati. Il digitale, le app, gli smartphone fanno parte delle vite dei giovani, non è un caso se li definiamo nativi digitali". Fare brainstorming con sé stessi, schiarirsi le idee, in questo senso potrebbe essere utile una conversazione con una Intelligenza artificiale. "Serve a rielaborare quello che è già nella nostra testa, a riordinare le idee, può stimolare addirittura una sorta di autoriflessione. Potrebbe essere utile in una fase preliminare, ci sono anche delle app specifiche, per la psicoeducazione, ma la psicoterapia no. Dopo la prima interazione con un chatbot, se ci si rende conto che c'è bisogno di aiuto bisogna passare all'incontro con lo specialista".