Stato-mafia: per la Procura di Palermo rispettate le prerogative di Napolitano
Sembra che dell'affare delle intercettazioni e dello scontro con la Procura di Palermo il Presidente della Repubblica non voglia parlarne più in pubblico almeno fino a quando non ci sarà la decisone definitiva della Consulta, che però potrebbe richiedere moltissimo tempo. Un periodo che molti temono vada oltre il mandato di Napolitano facendo ricadere sul futuro presidente la diatriba del conflitto di attribuzione sollevato ieri dal Quirinale. Una cosa è certa la parola fine la metterà la Corte Costituzionale visto che la procura siciliana ha ribadito di aver rispettato tutte le norme in materia e di aver preservato le prerogative spettanti al Capo dello Stato.
Diverse vedute su questioni giuridiche – Il procuratore di Palermo, Francesco Messineo ha ribadito in un'intervista che in atto non vi è "nessuno scontro col Colle" visto che da entrambi le parti non si giudica il lavoro svolto durante le indagini sulle trattative stato mafia ma vi è un semplice diverbio sulle interpretazioni del diritto. "Per il mio modo di vedere la cosa, si può avere ragione o meno, ma questo non determina uno scontro" ha sottolineato Messineo ricordando che in discussione non vi è l'inchiesta principale, che può continuare tranquillamente, ma alcuni argomenti giuridici. Nonostante le parole rassicuranti la tensione però rimane palpabile visto che da Palermo dicono di non aver avuto alcuna indicazione che la Presidenza potesse procedere in questo senso, mentre dal Quirinale precisano che è stato chiesto un chiarimento alla Procura che non è arrivato.
Lo scontro sull'utilizzabilità di quelle intercettazioni – Al di là della rilevanza penale, ritenuta nulla da entrambe le parti, lo scontro gira attorno all'utilizzabilità ai fini processuali delle intercettazioni del Quirinale. Per il Procuratore Ingroia infatti "se l'intercettazione non è rilevante per la persona che è sottoposta a immunità e lo è per un indagato qualsiasi, può essere utilizzata", esattamente il contrario di quanto sostengono dal Quirinale. "Non siamo assolutamente d'accordo con il Quirinale sulla utilizzabilità" ha detto Messineo chiarendo però che la magistratura è pronta a eseguire ciò che deciderà la Corte Costituzionale.