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Stangata sulle sigarette elettroniche: arriva tassa da 5 euro e addio alle vendite online

Nel giro di poche ore arrivano due cattive notizie per i consumatori di sigarette elettroniche: il Senato approva una misura che prevede lo stop alle vendite online e il passaggio ai monopoli; la Corte Costituzionale dichiara legittima l’applicazione di una tassa di 5 euro sui liquidi destinati alle e-cig.
A cura di Stefano Rizzuti
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L’approvazione del decreto fiscale al Senato porta con sé una stretta sulle sigarette elettroniche e le conseguenti proteste di consumatori e associazioni di categoria che sono andati all’attacco di Simona Vicari, esponente di Ap che ha presentato l’emendamento con il quale si prevede un passaggio ai monopoli in tema di e-cig. Con questa nuova norma la vendita delle sigarette elettroniche sarà consentita solamente nelle tabaccherie e nelle rivendite autorizzate e non più anche online. Lo scopo – secondo Vicari – è quello di combattere un mercato ritenuto “illegale per il 50%”, tentando inoltre di garantire un maggior “controllo sul fronte sanitario dei liquidi venduti”. Secondo le previsioni inserite nel testo, questo provvedimento dovrebbe portare a 9,5 milioni di euro di maggiori entrate per lo Stato.

L’approvazione dell’emendamento ha scatenato le proteste, gli insulti e le minacce nei confronti di Simona Vicari sul suo profilo Facebook. La stessa senatrice ha comunicato che i suoi siti “sono stati hackerati” e ha condannato le “gravi minacce ricevute sui social”. Vicari ha inoltre spiegato, con un post su Facebook, le motivazioni dell’emendamento: “Ho voluto non solo porre fine a un autentico traffico illegale di nicotina, ma soprattutto permettere che ogni singolo prodotto messo in vendita sia preceduto da un controllo che ne permetta la tracciabilità senza dimenticare l’aspetto sanitario e il recupero di un gettito di circa 10 milioni di euro, ad oggi non versato a danno delle tasche di tutti gli italiani”. E attacca: “Tutti noi paghiamo le tasse; si adegui anche chi fino ad oggi ha guadagnato su un commercio illecito a scapito della salute di tutti”.

Le proteste da parte delle associazioni di categoria sono veementi: Sigmagazine, periodico specializzato sul tema, parla di un “urlo di dolore” e di un giro d’affari “oggi stimato in 300 milioni” a rischio. “Siamo un presidio di legalità e correttezza nel settore del fumo elettronico e – anche alla luce della recente sentenza della Corte Costituzionale in materia fiscale – siamo pronti a confrontarci con le istituzioni per trovare un necessario punto d’equilibrio capace di garantire gettito all’erario e la tutela di un settore che è fonte di sviluppo economico e garanzia occupazionale”, dichiara invece Massimiliano Mancini, presidente di Anafe, l’associazione nazionale produttori fumo elettronico che aderisce a Confindustria.

Mancini introduce nel dibattito un altro elemento, ovvero la sentenza della Corte Costituzionale che dichiara legittima l’applicazione di una tassa di 5 euro su tutti i liquidi destinati alle sigarette elettroniche, sia che contengano sia che non contengano nicotina. “È fuorviante e scorretto – argomenta ancora Mancini – considerare il mercato delle sigarette elettroniche un settore ai confini dell’illegalità. Rappresentiamo lavoratori onesti e aziende sane”.

A protestare anche l’intergruppo parlamentare per le e-cig, rappresentato da Ignazio Abrignani (Sc): "Per quanto riguarda l’emendamento c’è da capire i suoi reali effetti su una filiera che è legale, paga le tasse e dà occupazione. Di fatto riporta il vaping sotto i monopoli mentre uno dei motivi di diffusione di questa forma di fumo è la disponibilità di negozi che non fossero tabaccherie con licenza. Da questo punto di vista frena lo sviluppo del settore, teoricamente salva l’esistente, ma bisogna capire come si muoveranno i monopoli. Spero che le modifiche siano possibili, che il testo non arrivi blindato”.

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