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Standard & Poor’s boccia il Jobs Act: “Non creerà occupazione sul breve termine”

Secondo l’agenzia di rating “le misure previste non creeranno occupazione nel breve termine. Come conseguenza il già elevato tasso di disoccupazione potrebbe peggiorare fino a che non arriverà una sostenibile ripresa economica”.
A cura di Davide Falcioni
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Ancora una bocciatura per l'Italia: questa volta arriva da Standard & Poor's, che abbassa nuovamente il rating sul nostro paese portandoloda BBB a BBB-, con outlook stabile. Secondo l'agenzia il governo guidato da Matteo Renzi "ha fatto alcuni progressi con il suo Jobs Act", tuttavia "non crediamo che le misure previste creeranno occupazione nel breve termine. Come conseguenza il già elevato tasso di disoccupazione, potrebbe peggiorare fino a che non arriverà una sostenibile ripresa economica". Per Standard & Poor's le riforme attuate dall'esecutivo innescheranno una crescita del'occupazione solo dopo l'attuazione dei decreti attuativi. "In conclusione – prosegue la nota – gli elementi positivi o neutri che abbiamo descritto sono controbilanciati dalla ricorrente debolezza che vediamo nel Pil reale e nominale italiano e nella sua compromessa competitività". A rischio la sostenibiltà delle finanze pubbliche.

Con il commento dell'agenzia di rating S&P si chiude una giornata nera per l'economia italiana, bocciata stamattina anche da un dossier del Censis, secondo cui tra le famiglie italiane prevale ormai l'incertezza: “Dopo la paura della crisi- spiega il dossier ‘La società italiana al 2014’-, è un approccio attendista alla vita che si va imponendo tra gli italiani. Si fa strada la convinzione che il picco negativo della crisi sia alle spalle: lo pensa il 47% degli italiani, il 12% in più rispetto all’anno scorso. Ma ora è l’incertezza a prevalere. Di conseguenza, la gestione dei soldi da parte delle famiglie è fatta di breve e brevissimo periodo. Tra il 2007 e il 2013 tutte le voci delle attività finanziarie delle famiglie sono diminuite, tranne i contanti e i depositi bancari, aumentati in termini reali del 4,9%, arrivando a costituire il 30,9% del totale (erano il 27,3% nel 2007). A giugno 2014 questa massa finanziaria liquida è cresciuta ancora, fino a 1.219 miliardi di euro”.

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