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Stamina, Aifa: “Sentenze senza logica, Parlamento intervenga”

Per il direttore generale dell’Agenzia del farmaco, Luca Pani, il caso mediatico relativo al metodo Stamina “è creato ad hoc per coprire e camuffare una serie impressionante di gravissime violazioni delle norme nazionali ed europee”.
A cura di Susanna Picone
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L’ultimo a parlare del caso Stamina di Davide Vannoni è stato il direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) Luca Pani. Nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul caso promossa dalla commissione Sanità del Senato, Pani ha spiegato di non riuscire a capire con quale logica le sentenze che autorizzano il metodo Stamina vengano emesse dalla magistratura. Secondo l’Aifa il Parlamento dovrebbe prendere le distanze da quelle che vengono definite delle “pseudo terapie”, dovrebbe farlo “non solo mettendo la parola fine al caso Stamina, ma evitando altri scenari simili che non sono degni del Paese che vogliamo consegnare ai nostri figli e ai loro nipoti per i prossimi cento anni”. Parlando del metodo di Vannoni, il direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco ha fatto riferimento a specifici interessi personali, commerciali, pseudo scientifici: “Il caso Stamina – così davanti ai senatori – è la porzione italiana di una battaglia globale che origina oltre Oceano e persegue, in modo organizzato, l'obiettivo di modificare o cancellare regole che tutelano tutti i malati per sostituirle con specifici interessi personali, commerciali, pseudo scientifici o di squallida visibilità di pochi”. Pani ha parlato anche di un caso mediatico “creato ad hoc per coprire e camuffare una serie impressionante di gravissime violazioni delle norme nazionali ed europee”.

Si fa marketing per coprire violazioni – Secondo il direttore Aifa, infatti, quando ci si trova in situazioni del genere, “gli esperti in comunicazione suggeriscono di utilizzare il cosiddetto marketing diretto, che impiega i media classici come tv e carta stampata, il web e i social network per paragonare opinionisti tuttologi, trasmissioni di intrattenimento, twitter o facebook al parere di medici veri e scienziati non millantatori che scrivono sulle più prestigiose riviste del mondo e che hanno curato migliaia di malati”. Per Pani il marketing diretto “manda avanti pazienti e la loro sofferenza, li mette in piazza e in piazza li lascia sino a quando su quella disperazione non si possono ottenere dei risultati che applicando le regole di tutela e di sicurezza, sviluppate in oltre 150 anni, non si otterrebbero mai”. Per fare questo – ha proseguito ancora – “è però necessario truccare i dati, copiare i protocolli, mortificare la scienza e la clinica e gli uomini e le donne che la rappresentano in un cinismo da imprenditori della pseudo medicina che confonde ad arte la compassione con le cure compassionevoli”.

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