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“De Laurentiis non paga lo stadio”: la Corte dei conti sequestra 5 milioni alla Ssc Napoli

Affitto dell’impianto e pubblicità, i conti non tornano: la magistratura contabile congela depositi bancari alla società di De Laurentiis. L’ipotesi della Corte dei conti è “danno erariale” . L’indiscrezione: presto chiamate a rispondere dei presunti danni anche l’ex amministrazione Iervolino e quella attuale guidata da Luigi De Magistris.
A cura di Vincenzo Iurillo
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Per ora la Procura della Corte dei conti agisce solo contro il Napoli calcio come ‘persona giuridica’. Ed ha bloccato oltre 5 milioni di euro sui conti correnti e depositi bancari dell’Unicredit intestati alla società presieduta da Aurelio De Laurentiis. Non ci sono ancora persone fisiche ‘indagate’. Ma fonti qualificate asseriscono che ci sarà un secondo step. E verranno chiamate a rispondere dei presunti danni erariali anche le amministrazioni Iervolino e De Magistris. Responsabili, secondo le ipotesi dell’accusa, di aver prima stipulato e poi mantenuto una convenzione troppo favorevole al Napoli per la gestione dello Stadio San Paolo, di proprietà del Comune. Una convenzione che si sarebbe tradotta in un danno per le casse pubbliche. Eccolo, il piccante retroscena del sequestro conservativo notificato stamane dalla Guardia di Finanza di Napoli ai danni del Napoli di De Laurentis, effetto di un procedimento contabile curato dal sostituto procuratore della Corte dei conti Marco Catalano, che ha agito sulla base di alcuni esposti di consiglieri comunali di minoranza. Sono ben due le giunte nel mirino della magistratura contabile per i termini della convenzione Napoli-Comune firmata nel 2007. La Corte dei conti avrebbe accertato che il Napoli deve versare al Comune, come prevedono le condizioni per la concessione dello stadio, il 4,5% degli incassi netti delle partite, oltre a 45mila euro annui per la pubblicità, ma emergerebbero irregolarità nella riscossione di questi canoni. E se all’inizio aveva un senso dare una mano a una squadra retrocessa in C/1 causa fallimento che iniziava ad emergere dalla crisi e a macinare una lenta rimonta verso il calcio che conta, con gli anni gli eccellenti risultati in termini sportivi e finanziari del Napoli hanno reso quella convenzione oggetto di polemiche e discussioni anche aspre, tra maggioranza e opposizione e anche all’interno della stessa giunta de Magistris.

Ne sa qualcosa l’ex assessore allo Sport Pina Tommasielli, ‘dimissionata’ perché indagata in un’inchiesta penale che le contesta l’uso di 3 biglietti omaggio del Napoli per familiari e amici e il tentativo di far cancellare qualche multa a un cognato magistrato. La Tommasielli ha più volte denunciato gli atteggiamenti dilatori del Napoli che accumulava debiti nei confronti dell’amministrazione comunale. “Sì, è vero – dice l’ex assessora – avremmo dovuto fare un decreto ingiuntivo contro il Napoli ma abbiamo avuto poco coraggio, ed in giunta ero guardata con fastidio quando ponevo il problema dei debiti della società sportiva. Non ero gradita a De Laurentiis, che ha sempre preferito interloquire direttamente con de Magistris o con il suo capo di gabinetto Attilio Auricchio”. L’inchiesta sulla Tommasielli nacque proprio dall’intercettazione di una telefonata tra Auricchio e il vicesindaco di Napoli Tommaso Sodano (quest’ultimo aveva il telefono sotto controllo per un’altra indagine, che viaggia verso l’archiviazione, sui progetti di Napoli Est) che discutono del Napoli, dell’assessora allo Sport e di alcuni termini della convenzione, tra le quali l’utilizzo dei biglietti concessi all’amministrazione nell’ambito di alcuni progetti per invogliare le scolaresche. In quella conversazione, rivelata in esclusiva su Dagospia e ilfattoquotidiano.it, la Tommasielli viene definita “scassacazzo” e si rimarca “che De Laurentiis non la vuole”. La telefonata in sé non dimostra alcuna pressione di Auricchio e Sodano contro la Tommasielli e non è da mettere in diretta correlazione con il corto circuito politico alla base delle sue dimissioni. Ma chi l’ha ascoltata assicura che è indicativa del clima di isolamento subito dall’esponente politica proveniente da Idv, partito che la ‘scaricò’ senza pietà alle prime avvisaglie delle indagini.

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Vincenzo Iurillo è giornalista professionista dal 2002. Nel 2009 con Bruno De Stefano ha scritto ‘La Casta della Monnezza’ (Newton Compton). Scrive sul Fatto Quotidiano sin dalla nascita della testata fondata da Antonio Padellaro, Peter Gomez e Marco Travaglio. A gennaio una sua incalzante inchiesta in più puntate da Benevento ha provocato le dimissioni del ministro Nunzia De Girolamo.
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