Squinzi: “Meglio un posto di lavoro in più che qualche euro in più in busta paga”
Qualche ora fa Matteo Renzi era stato piuttosto chiaro sulla questione: niente derby fra Irap e Irpef, niente contrapposizione fra lavoratori e imprese. Lo stesso Angelino Alfano aveva spiegato che l'intento del Governo è solo quello di ottenere un impatto maggiore, considerate le risorse a disposizione. In realtà però la battaglia sul cuneo fiscale è più aspra e tesa che mai. Se nella giornata di ieri il fuoco di sbarramento era partito dai sindacati (peraltro in agitazione in vista della presentazione del Jobs Act), oggi sul tema interviene il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, con una lettera indirizzata al Corriere della Sera.
Il senso del messaggio di Squinzi è chiaro: meglio che le risorse a disposizione siano destinate alle imprese, in modo da poter creare occupazione con un processo virtuoso che favorisca l'uscita dalla crisi, piuttosto che all'aumento di poche decine di euro al mese nella busta paga dei lavoratori. "I numeri sembrano migliori di qualche trimestre fa, ma di crescita vera e propria non possiamo ancora parlare", argomenta Squinzi, che spiega come "da tempo diciamo che occorre intervenire in maniera seria sul cuneo fiscale, perché quello è il fattore che più ci penalizza rispetto alle economie avanzate". La scelta però deve essere netta: "Siamo da tempo convinti che la questione chiave è la riduzione del cuneo pagato dalle aziende. Ridurlo vorrebbe dire venire incontro a chi produce e genera valore in Italia, allo sforzo di chi crede nel nostro Paese. La riduzione del costo del lavoro agirebbe in favore degli occupati e di chi un lavoro purtroppo oggi non ce l’ha, ma lo avrebbe se il suo costo gravasse meno sul bilancio delle imprese".
"Sarebbe interessante chiedere agli italiani se vogliono un lavoro o qualche decina di euro in più in tasca", propone il numero uno di Mapei, prima di chiedere interventi strutturali anche nello snellimento della burocrazia e nella semplificazione normativa. Infine un appello: "La parola d’ordine è ridare competitività al Paese e alle sue imprese. Mille cose si possono fare e tante sono le ricette proposte. Tutte hanno una loro legittimità. Ma, mi spiace dirlo, non è tempo per perdersi in esperimenti. Sono lussi che non ci possiamo permettere".