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Zverev sta vivendo un incubo: “Girare negli spogliatoi non è una bella sensazione”

Alexander Zverev sta pagando a caro prezzo il raptus di follia nel torneo di Acapulco. Oltre multe e squalifica, il tennista tedesco sta cercando di metabolizzare la pessima figura.
A cura di Marco Beltrami
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Alexander Zverev sta vivendo un incubo. Il campione olimpico e numero 3 del tennis mondiale paga a caro prezzo quanto accaduto in occasione del torneo Acapulco. Il raptus di follia, con insulti e racchettate al seggiolino dell'arbitro italiano Alessandro Germani gli sono costati la squalifica dal torneo di singolo e una multa complessiva di 71mila dollari (65mila euro). Nel caso in cui poi il giocatore dovesse rendersi protagonista di nuove intemperanze, ecco un'ulteriore ammenda di 25mila dollari con squalifica di 8 settimane. Una spada di Damocle che pende sulla sua testa.

C'è però qualcosa che fa più male di provvedimenti disciplinari e sanzioni. Si tratta della consapevolezza di aver commesso un grave errore, costatogli una pessima figura a livello internazionale. Tantissime le critiche ricevute da Zverev, nel mirino di addetti ai lavori, colleghi come Serena Williams e tifosi. Una situazione che fa male, visto che anche durante la Coppa Davis in Brasile, il giocatore è stato bersagliato di cori e fischi dai tifosi di casa che hanno fatto riferimento anche agli eventi di Acapulco per destabilizzarlo.

E alla vigilia del Masters di Indian Wells, il terzo giocatore ATP, ha raccontato il suo stato d'animo, senza nascondere l'imbarazzo per quanto accaduto. D'altronde qualcosa è cambiato anche nel circuito: "È stato il peggior momento della mia carriera. Sono ancora imbarazzato. Girare per lo spogliatoio ora non è una bella sensazione. Tutti commettiamo errori, e spero che le persone possano perdonarmi. Sono un essere umano e posso garantirvi che non agirò più in questo modo in vita mia. Bisogna capire che sul campo accadono cose che la gente non vede".

Per questo Zverev sta lavorando sodo. L'imperativo è saper reggere meglio la pressione e la tensione, nel prosieguo della sua carriera. Il tedesco ha fatto ricorso anche alla meditazione: "Non è facile ma me lo merito. Ho lavorato dal punto di vista della meditazione. Non sono il primo e non sarò l'ultimo che fa qualcosa di brutto in campo. Se dovessi rifarlo, farebbero bene a bannarmi. Significherebbe che non ho imparato". 

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