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Volandri vede il tennis sempre più come il calcio: “Avessimo perso la Davis sarei stato un cog*ione”

Filippo Volandri è intervenuto nella trasmissione Che tempo che fa ai microfoni di Fabio Fazio per parlare dell’impresa dell’Italia in Coppa Davis.
A cura di Marco Beltrami
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Filippo Volandri, capitano dell'Italia trionfatrice in Coppa Davis è intervenuto nella trasmissione TV "Che tempo che Fa". Ospite di Fabio Fazio sul canale Nove, l'ex tennista è tornato sull'exploit azzurro di poche settimane fa, parlando anche delle difficoltà delle sue scelte che spesso gli hanno attirato anche delle critiche. Proprio per questo a suo dire, il tennis si sta avvicinando sempre più al calcio.

Non può che ripensare oggi con il sorriso Volandri i giorni intensi delle Finals di Coppa Davis di Malaga, definiti "tostissimi". Sono state tante le difficoltà che il team Italia ha dovuto superare, anche perché il capitano ha dovuto fare a meno dei suoi migliori giocatori Sinner e Berrettini durante il percorso: "Quando ho accettato questo incarico ho detto che lo avrei voluto per almeno 5 anni per costruire un gruppo che poi potesse diventare una squadra. In quel momento Sinner stava crescendo, Berrettini era protagonista e Musetti aveva 19 anni. Siamo arrivati tre volte alla fase finale e non ho mai avuto né Jannik né Matteo insieme, ma i giovani come Musetti e Arnaldi sono cresciuti in maniera velocissima".

Volandri dunque ha dovuto fare scelte molto difficili, come impone il suo ruolo. Fortunatamente ha trovato nel suo gruppo una disponibilità totale, per una situazione che ha fatto dimenticare anche le critiche esterne, spesso feroci, in stile calcistico. Una situazione di cui aveva già parlato alla vigilia della fase finale di Davis ai nostri microfoni: "Il mio ruolo è complicato perché devo fare scelte grazie a Dio (a conferma del valore della rosa a disposizione, ndr) difficili – spiega Volandri a Che tempo che fa – Sono stati tutti sempre disponibili perché il lavoro è stato fatto anche su questo: ho chiesto disponibilità a ognuno di loro, a prescindere dal ruolo. Penso che ci stiamo avvicinando un po' al calcio: se metti uno e vinci hai ragione, se metti un altro e perdi sei un co….ne".

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Alla fine dunque il risultato finale, ottenuto anche attraversando momenti difficili tra polemiche e risultati deludenti (il flop con il Canada), ha messo tutti definitivamente d'accordo.Volandri che ha voluto sottolineare anche i valori umani del gruppo: "Il bello di avere questi ragazzi con la loro disponibilità e che tu passi attraverso un miliardo di difficoltà che ti compattano. A Bologna siamo arrivati tra polemiche e momenti difficili, ma poi siamo passati da un gruppo a una squadra e a una famiglia, e alla fine questi sono i risultati".

Solo al rientro in Italia, travolti dall'entusiasmo della gente, Volandri e i suoi ragazzi hanno realizzato l'impresa messa a segno: "Ci siamo resi conto di quello che abbiamo fatto quando siamo rientrati in Italia. Lì per lì tu lavori, hai un obiettivo e raggiungi un traguardo straordinario, dopo 47 anni. Poi però entri nei treni, sugli aerei e ti accorgi che tutti bene o male l'hanno vista: sui cellulari, sui tablet…"

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