Trungelliti racconta il lato oscuro del tennis: “Hanno interesse ad avere partite combinate”
Più che per i suoi successi, soprattutto nei tornei del circuito minore, Marco Trungelliti ha fatto parlare di sé per la sua coraggiosa denuncia nel 2019. Il tennista argentino, che in carriera si è issato fino alla 112a posizione (oggi è 236), rivelò pubblicamente di aver detto no ad un tentativo di corruzione per truccare un match rompendo così un muro di omertà e connivenza. Proprio quella situazione gli è costata carissima costringendolo a lasciare l'Argentina per spostarsi ad Andorra. Oltre infatti a ricevere uno scarso sostegno da gran parte dei suoi colleghi e connazionali, Trungelliti dovette fare i conti con uno stress eccezionale.
Da allora Marco è tornato solo una volta in patria per trovare la famiglia. Oggi però rieccolo al torneo di Buenos Aires per quella che è stata la chiusura di un cerchio di una carriera ormai entrata nella fase finale. D'altronde il Trungelliti di oggi è molto diverso di quello di allora: ha metabolizzato la delusione di aver trovato terra bruciata intorno.
Non si è mai pentito di quella denuncia di cui nonostante tutte le difficoltà che gli ha creato sull'ambiente di lavoro è più che orgoglioso. A La Nacion il tennista ha raccontato alcuni retroscena ancora più amari: "Non mi sono mai rammaricato, perché l’ho fatto convinto. Inoltre c'era un'ingiustizia e venivano dette cose che non erano proprio vere. Ma non avrei mai pensato che includesse il prezzo che ho pagato. Pensavo che le cose fossero diverse, che il sistema fosse preparato per qualcosa del genere; mi riferisco alle istituzioni, che siano l'Associazione (Argentina de Tenis), la Federazione Internazionale, l'ATP, la TIU. Pensavo fossi consapevole della realtà che il tennis in generale stava affrontando".
Da allora è iniziato un vero e proprio incubo: "È stata dura col passare del tempo e sono iniziate… prepotenze e, tante vocine che non mi piacevano. E lì ho cominciato a realizzare, tra virgolette, il pasticcio in cui mi ero cacciato. È come se avessi iniziato a sperimentare tutto quello che si vedeva nei film: mi riferisco alla paura che provava la mia famiglia, alla stupidità generale che incontriamo… Non c’è un momento della mia vita che ricordo con felicità. Sì, il fatto di aver avuto il coraggio di aprire bocca. Ma internamente è stata dura. Sono entrato in una certa depressione. Facevo fatica ad alzarmi, non avevo voglia di allenarmi, da lì in poi ho iniziato ad avere infortuni, uno dopo l'altro".
Non solo la sua carriera, ma la stessa vita di Trungelliti è stata in pericolo: "Non sono tornato e ho giocato solo in Europa, cosa che non mi garantiva nemmeno la sicurezza assoluta. Ma c'erano posti, anche in Europa, dove non andava; Ha giocato tutto in Spagna e Italia. Sono stato a Banja Luka (Bosnia) solo una volta. Una cosa che mi è successa, legata alla depressione, è che il torneo finiva e volevo tornare al più presto a casa mia, che era l'unico posto dove mi sentivo al sicuro".
Trungelliti che ha ammesso di aver ricevuto sostegno dalla PTPA, ovvero il sindacato con a capo Djokovic, si è espresso in maniera molto forte sul mondo del tennis attuale. A suo dire c'è chi ha interesse ad avere partite combinate: "Il sistema funziona male e ci sono partite che sono combinate e che continueranno ad esserlo finché le cose non cambieranno. Il tennis ha interesse a continuare ad avere partite combinate perché altrimenti il livello Future e molti Challenger (rispettivamente la terza e la seconda categoria professionistica) sarebbero insostenibili; guadagni due e ne spendi tre; matematicamente non funziona. Quindi credo che le organizzazioni si nutrano di quel sistema ed è stato dimostrato da come hanno agito con me. Mi ero stancato di imbattermi in giocatori che mi dicevano: ‘Mi è impossibile denunciare qualsiasi cosa visto tutto quello che hanno fatto con te'.
Entrando nello specifico poi Trungelliti ha spiegato cosa succede nei tornei minori: "Il livello Challenger è leggermente migliorato, ma è ancora lontano, i numeri non lo dicono. Ma i futures sono insostenibili.Viene organizzata almeno una partita al giorno. E non sono all'altezza. Non ne ho le prove, ma se andate per qualche ora ad un torneo Future, avrete tutte le prove visive per rendervene conto. Ti siedi e vedi le persone che scommettono lì, accanto a te. Uno, da giocatore, essendo protagonista del circo, deve pagare tutto: cibo, albergo, trasferimenti. È strano come tutto sia messo insieme".
A proposito delle grandi glorie del tennis, l'argentino non ha potuto fare a meno di notare come due big non si siano mai esposti su questa piaga: "Mi sembra indispensabile. Alla gente può piacere o no, ma Federer e Nadal non hanno mai detto nulla. Che gli piaccia o no, sono complici di quanto sia pessimo il sistema, perché non sono stati in grado di aprire bocca nemmeno una volta e lottare per i diritti dei giocatori. Se mai lo hanno fatto è stato internamente, ma non ha cambiato nulla. Solo quest'anno i premi dei Challenger sono stati leggermente modificati, ma sono comunque imbarazzanti, quando presumibilmente siamo usciti dall'epoca più d'oro della storia del tennis. Non si può essere complici del fatto che nel tennis vivano 80-100 persone. Come giocatori possono essere fantastici, ma come esseri umani che cercano di migliorare il sistema in generale, mi sembrano molto poveri".
In particolare Trungelliti ha spiegato come sia difficile per i tennisti non di primissimo livello sostenersi: "Perché il giocatore che è fuori dal numero 100 non può vivere. Ti ignorano continuamente, come se non esistessi. Quello che mi fa più male, chiaramente, è Federer. Perché con il peso e il carisma che ha, se davvero volesse cambiare le cose, le cambierebbe. Se mi è mai capitato di notare che il mio rivale mi lasciava vincere? Sì, sì, sì, vergognoso. Non puoi sbagliare di quattro metri. Vedi il volto dell'avversario e a lui non sembra importare".
Comunque ancora oggi Trungelliti deve fare i conti con messaggi beceri: "Sì, all'epoca il mio Instagram è stato violato. Ma poi diventa una routine che mi insultino ogni volta che perdo. Va tutto bene finché la minaccia non diventa più grande. Ricevo minacce di morte per me, per la mia famiglia. Non ho mai pensato di suicidarmi, ma ho pensato di allontanarmi da tutto e di non guardare più il tennis".
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