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Tennista squalificata fa tremare l’ATP: “Mi dissero se avessi colpito un maschio niente squalifica”

Miyu Kato la tennista squalificata al Roland Garros per aver colpito una raccattapalle ha rivelato un curioso retroscena che mette in imbarazzo l’ATP.
A cura di Marco Beltrami
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Miyu Kato è diventata molto popolare nelle ultime settimane a causa della squalifica incassata al Roland Garros. La tennista giapponese e la sua compagna di doppio sono state estromesse dalla partita e dal torneo, dopo che la prima ha involontariamente colpito con la pallina una raccattapalle. Una vicenda controversa che si arricchisce ora di un nuovo retroscena, svelato proprio da Kato.

Quest'ultima ha vissuto giorni difficili in cui la sua tenuta mentale è stata messa a serio rischio. Nonostante tutto dopo l'incidente che l'è costato l'eliminazione forzata e la rinuncia a tutti i premi conquistati, Miyu Kato si è tolta la soddisfazione di vincere il torneo di doppio misto lasciando poi la Francia salutando la ragazza che aveva spaventato alla quale ha fatto anche un regalo.

In un'intervista a Clay, Miyu Kato è tornato su quell'episodio direttamente dalla Germania dove ha giocato il suo ultimo torneo: "La mia mente era molto cattiva. Dopo la squalifica ho pensato seriamente di tornare a casa in Giappone. Cosa è successo? Ho solo passato la palla ai raccattapalle per farla servire alle mie avversarie".

La pallina però ha colpito l'addetta ai lavori che si è lasciata andare alle lacrime, e le avversarie non hanno perso tempo per evidenziare l'accaduto al giudice di sedia. Kato ha rivelato un retroscena molto particolare su quanto comunicatole dalle autorità presenti in campo: "L'arbitro e il supervisore mi hanno parlato dopo e mi hanno detto: ‘Se la raccattapalle fosse stata un ragazzo, sarebbe andato tutto bene'. Mi hanno anche spiegato che siccome la ragazza ha pianto per più di 15 minuti dovevano prendere una decisione, perché se avesse smesso dopo cinque minuti sarebbe andato tutto bene; o se la palla le avesse colpito le gambe o le braccia, sarebbe andato tutto bene. Ma no, perché era nel collo era diverso".

Quello che è successo ha lasciato il segno per Kato che fortunatamente con la vittoria del torneo si è buttata tutto alle spalle: "Ho passato diverse ore negli spogliatoi, non volevo controllare i social, non volevo parlare con nessuno. Dovevo andare al controllo antidoping, quindi ho aspettato lì da sola. Niente è stato divertente fino al giorno delle finali. Per fortuna ho ricevuto molti messaggi incoraggianti, messaggi positivi. I giocatori, gli allenatori, tutti sono stati di grande supporto".

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