Taylor Fritz si schiera contro il coaching: “Sarebbe come se qualcuno servisse al posto tuo”
Taylor Fritz a Torino gioca per la seconda volta e in Italia si è presentato con grandi ambizioni. La semifinale è alla sua portata dopo il successo con Medvedev, ora sulla sua strada però c'è Jannik Sinner, numero 1 ATP e grande favorito per la vittoria alle Finals. Fritz è cresciuto molto nel tempo e ha la certezza di chiudere la stagione tra i primi cinque. Ama il tennis, anche le madre è stata una giocatrice, e non ha peli sulla lingua. Così quando gli è stato chiesto cosa pensasse alla nuova regola, quella del coaching in campo, è stato durissimo.
La nuova regola del coaching non piace a Fritz
Dal 2025 i tennisti potranno ricevere i consigli di propri allenatore, senza problemi, anche durante le partite. I tecnici potranno consigliarli direttamente dagli spalti. L'ITF ha dato il là a questo cambio epocale dal 2025. ATP, WTA e ITF decideranno gradualmente in quali tornei iniziare la sperimentazione in vista poi di quella che diventerà una pratica abituale.
"Una parte fondamentale del gioco è sviluppare strategie da soli"
Pratica che non piace all'americano, che pur ribadendo il sostegno dei coach importanti negli eventi a squadre (Coppa Davis, Laver Cup) ha spiegato perché secondo lui la regola è sbagliata. E ascoltando le sue motivazioni è difficile dargli torto: "Penso che una delle cose che rendono il tennis uno sport unico, un grande sport, è che è tanto mentale quanto fisico. Secondo me una parte importante e fondamentale è riuscire a capire le cose e sviluppare strategie per se stessi, da soli".
Il tennis è uno sport dove si battaglia anche a livello mentale
Insomma, i grandi tennisti fanno uno sforzo mentale oltre che fisico e se vogliono vincere devono farcela da soli e, da Torino, h spiegato la sua argomentazione: "Non voglio che un allenatore possa dire qualcosa a qualcuno. A volte quando non giochi vedi le cose in modo diverso. Penso che l'uno contro uno sia una parte del tennis in cui non solo giochi uno contro l'altro fisicamente, ma hai anche una battaglia mentale. È una parte molto importante del gioco. Penso che non molte persone se ne rendano conto. Essere in grado di elaborare strategie, prendere decisioni, escogitare questo tipo di cose sotto pressione, è importante quanto colpire un servizio o un dritto. Sarebbe pazzesco se qualcuno entrasse in campo per te e servisse, vero? "Perché qualcuno può dirti cosa fare?".