Tathiana Garbin operata per la seconda volta, azzurre tutte al suo fianco in ospedale: è la squadra
Come aveva svelato domenica sera Jannik Sinner – poco dopo aver riportato la Coppa Davis in Italia a distanza di 47 anni – ieri Tathiana Garbin è stata sottoposta alla seconda operazione, dopo la prima di ottobre, per il tumore che le è stato diagnosticato durante l'ultimo US Open, tra fine agosto e inizio settembre. L'intervento è stato eseguito – hanno confermato a La Nazione fonti vicine alla capitana della nazionale femminile di tennis – nell'ospedale Cisanello a Pisa, lo stesso nosocomio dove era stato eseguito il primo.
Era stata la stessa 46enne veneta a rendere nota l'equipe medica che l'aveva operata – e che anche questa volta si è presa cura di lei – quando lo scorso 12 novembre, appena finita la finale di Billie Jean King Cup persa col Canada, aveva annunciato di essere stata colpita da un tumore molto raro: "Desidero esprimere la mia profonda gratitudine agli straordinari medici dell'Ospedale Cisanello di Pisa, nello specifico il Prof. Di Candio ed il Prof. Morelli che hanno seguito il mio caso, eseguendo con grande maestria l'operazione a cui mi sono dovuta sottoporre. Grazie alla loro competenza e dedizione, ho potuto beneficiare di un rapido recupero che mi ha permesso di partecipare alle Billie Jean King Cup Finals e di guardare con fiducia al futuro".
Il medesimo staff medico d'eccellenza ha eseguito anche la seconda operazione, che era già programmata fin dall'inizio. Nessuna recidiva, dunque, come qualcuno aveva erroneamente diffuso domenica sera dopo le parole di Sinner. "Desidero informarvi che dovrò sottopormi a un secondo intervento, come previsto dal piano di trattamento pianificato dai medici – aveva detto Tathiana – Grazie alla rapida convalescenza che ho sperimentato, sono ottimista riguardo alla mia capacità di tornare in campo. Sono determinata a superare anche questa sfida e a continuare a competere al massimo delle mie capacità. Come ho sempre fatto, continuerò a lavorare duramente per raggiungere i miei obiettivi e spero che la mia storia possa ispirare altri a lottare con altrettanta risolutezza nelle sfide che la vita ci presenta".
La forma di tumore diagnosticata a ‘Tax' Garbin – il diminutivo con cui era chiamata Tathiana quando giocava, è stata numero 22 al mondo – colpisce una persona su un milione: "Si sviluppa dall'appendice, poi nel mio caso si è esteso", aveva spiegato la capitana azzurra.
"Insieme, con la vostra comprensione, il vostro supporto e la vostra positività, so che possiamo superare qualsiasi ostacolo. Grazie a tutti voi per essere al mio fianco in questo percorso", aveva aggiunto la Garbin, sottolineando come da soli si vincono poche partite ed è l'unione dei sentimenti a renderci forti. Questo significa essere una squadra: attingere a qualcosa che è più della somma dei singoli.
Nel buio che rischiava di risucchiarla, Tathiana ha allungato la sua mano alla ricerca di qualcuno che la stringesse forte e ha trovato tante altre mani pronte ad afferrarla e non lasciarla mai sola. Le mani di chi era stato toccato dalle parole commoventi di Sinner: "Qua si parla di vincere la Coppa Davis, si fa la storia e siamo tutti contenti. Ma quello che conta nella vita è tutt'altro – aveva detto il nostro campione – Noi dobbiamo sentirci molto fortunati. Speriamo che questa vittoria le possa dare forza, saremo tutti con lei".
Tra tutte quelle mani tese ce n'erano alcune che la Garbin conosce bene, quelle di Lucia, Elisabetta, Jasmine, Lucrezia e Martina, le sue ragazze. La nostra squadra di Billie Jean King Cup, la sua squadra. Le tenniste azzurre si sono recate tutte all'ospedale di Pisa prima dell'intervento (una delle cinque era presente in videochiamata), postando poi la foto su Instagram: "Forza Tathy… siamo tutti con te!!!".
Bronzetti, Cocciaretto, Paolini, Stefanini, Trevisan hanno risposto alla chiamata, hanno sentito che era il momento di mollare tutto e correre dalla capitana e l'hanno avvolta in una nuvola di affetto. La partita è lunga, l'avversario tosto. Ma Tax non gioca da sola e la squadra è forte, sì che è forte.