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Swiatek si sente diversa da Sinner sul caso doping: “Ho già pagato e non sono più la numero uno al mondo”

La tennista polacca è tornata a parlare dopo la sospensione di un mese per la positività alla trimetazidina, non crede che la WADA possa fare ricorso sulla sua vicenda. Ma tra il suo caso e quello del numero uno al mondo ci sono differenza sostanziali.
A cura di Maurizio De Santis
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Iga Swiatek è convinta di avere già pagato per il caso doping e adesso non crede che la WADA possa fare ricorso dopo il mese di sospensione patteggiato con l'ITIA per una "lieve" colpa/negligenza mostrata nell'assunzione di un regolare farmaco da banco, che si può acquistare in Polonia anche senza prescrizione medica per superare i disturbi legati al jet-lag. Trovata positiva alla trimetazidina, il 4 dicembre scorso è scaduto il periodo di "limbo" nel quale era stata confinata e durante il quale ha saltato alcuni tornei (Seul, Pechino e Wuhan) e perso lo status di numero uno al mondo nel ranking WTA a tutto beneficio di Aryna Sabalenka.

In occasione della United Cup in Australia, la tennista è tornata a parlare e, pur senza mai nominare Jannik Sinner, ha spiegato perché si ritiene in una situazione diversa rispetto al leader della classifica maschile (vicenda Clostebol). "Non ho disputato tre tornei – ha ammesso in conferenza stampa – perché ufficialmente sospesa e per questo non sono più la numero uno. Quindi, non credo che l'Agenzia internazionale antidoping possa presentare appello. Conosco la procedura e ho fornito tutte le prove possibili. Non penso ci sia molto altro da dire o da fare".

Le differenze tra Swiatek e Sinner nel caso doping

Tra il suo caso e quello dell'alto-atesino ci sono differenze sostanziali, a cominciare dal fatto che la polacca è stata giudicata dall'ITIA colpevole (sia pure in maniera molto marginale) mentre Sinner no, è stato assolto del tutto. E questo spiega perché in calce al comunicato dell'International Tennis Integrity Agency si usa l'espressione "nessuna colpa o negligenza significativa" relativamente alla polacca, mentre nel caso di Sinner aveva parlato di "nessuna colpa o negligenza". Cosa vuol dire? L'azzurro non ha alcuna responsabilità nel suo caso di contaminazione (ha assunto involontariamente il Clostebol durante una seduta di massaggi perché l'ex fisioterapista Naldi, per curare una ferita sul suo dito, aveva usato una crema che lo conteneva). quanto alla tennista dell'Est Europa una colpa c'è anche se leggera ("non significativa").

Altro punto che marca una distanza tra Swiatek e Sinner: la prima ha assunto direttamente il farmaco integratore ‘contaminato', sottovalutando la lista di quelli considerati dall'Agenzia internazionale rischiosi perché tra i vari principi attivi, anche se in quantità molto modeste e quasi impercettibili, potrebbero figurare sostanze proibite; il secondo la contaminazione l'ha subita a causa dell'operato del suo ex massaggiatore, che aveva medicato ferite alle mani utilizzando il "trofodermin". In sintesi, Sinner era completamente all'oscuro dell'utilizzo di quel farmaco da parte del membro dello staff.

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Altra discrepanza tra i due casi che hanno coinvolto in questi mesi le massime espressioni del tennis mondiale: perché Swiatek è stata sospesa e Sinner no? In realtà non è così perché l'alto-atesino venne sospeso provvisoriamente (il 4-5 aprile e il 17-20 scorsi) ma impugnò quei provvedimenti presentando appello d'urgenza e offrendo una spiegazione accurata della contaminazione che gli era stata contestata. E quelle eccezioni furono ritenute sufficienti a sua totale discolpa. Ecco perché fu subito riabilitato e poté partecipare ai tornei di Miami, Monte Carlo, Roland Garros, Wimbledon e infine Cincinnati. Swiatek, invece, no: le occorsero una decina di giorni per mettere assieme il documento difensivo mentre i trofei asiatici erano in corso e ai quali non partecipò perché la squalifica provvisoria era in atto. Quanto a Sinner, adesso dovrà convincere anche la Wada della sua piena innocenza.

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